Pubblicato il 13/11/2017, 10:45 | Scritto da La Redazione

Serie Tv: è la stagione dei legal drama sentimentali

Serie Tv: è la stagione dei legal drama sentimentali
Da The good fight a Trial & error, la ripresa di un genere che sembrava essere un po’ decaduto. Così Adriana Marmiroli su "La Stampa".

La nuova stagione di legal drama in arrivo, e finalmente gli avvocati hanno un cuore

Rassegna stampa: La Stampa, di Adriana Marmiroli.

Anche gli avvocati hanno un cuore. Così si potrebbe riassumere la nuova stagione di legal drama in arrivo in tv. Dopo anni in cui le serie raccontavano bande di squali pronti a tutto pur di vincere (e guadagnare sontuose parcelle), ora il vento gira in un’altra direzione.

Va ancora in onda Suits, compendio esaustivo di tutte le bassezze dei grandi studi legali americani. Ne Le regole del delitto perfetto spesso i crimini il team di giovanissimi guidato da Annalise Keating li commette in proprio. E anche in The Good Wife, la brava moglie Alicia, professionalmente parlando era una simpatica iena.

Il cambio di passo a partire proprio dallo spin off di questa serie, The Good Fight, in onda su Timvision, da domani 14 novembre. Anche qui una serie che prende le mosse dall’elezione di Trump: la super democratica Diana Lockhart, ex capa e socia di Alicia, basita da tanto presidente, decide di mollare tutto e andare a godersi la pensione in Provenza. I suoi piani però saltano: un amico ed emulo delle truffe finanziarie alla Bernie Madoff la lascia sul lastrico insieme a centinaia di persone ed enti, molti introdotti all’avventuroso raider proprio da lei. Bandita dai circoli bene e al verde, Lockhart trova solidarietà e lavoro solo presso uno studio legale di afroamericani specializzato in casi sindacali, contro le angherie della polizia e in genere indifesa di sfruttati e gente di colore. Tra tanti neri, porta con sé due giovanissime: la neolaureata in giurisprudenza e reietta figlia del finanziere truffaldino e la sveglia discendente di Eli Gold, degna erede di tanto padre.

Composto da 10 episodi e promosso alla seconda stagione, tra gli interpreti The Good Fight, a fianco della protagonista Christine Baranski, la rossa Rose Leslie («Il trono di spade»), Sarah Steele (Marissa Gold) e l’afro Cush Jumbo (Lucca Quinn già in The Good Wife come molti altri che ritornano seppure in ruoli secondari: ed è rassicurante ritrovarli). Negli Usa The Good Fight (traducibile come la buona causa?) è apparso ancora più politicamente schierato (esilarante quando nello studio all-black si cerca qualcuno che abbia votato Trump per convincere un cliente destrorso), con casi molto pratici, meno incentrato sulle baruffe tra avvocati, e per questo preferibile persino all’originale.

È una brava persona, persino ingenua, l’avvocato protagonista di Trial & Error, in onda su Premium Joi da oggi 13 novembre: alle prime armi in un grande studio newyorchese, Josh viene mandato in una cittadina del Sud per difendere dall’accusa di avere ucciso la moglie un eccentrico professore e poeta: il colpevole perfetto. Contro ogni deontologia professionale si affeziona al cliente e tenta – seppure molto confusamente – di dimostrane l’innocenza. Stralunata come i suoi protagonisti – tra tutti John Litghow nei panni del sospetto omicida – la serie è tra le pochissime comedy mai realizzate a tema processual-legale: la struttura è quella di un finto documentario, con una telecamera che segue da presso ogni fase del procedimento e i personaggi che le si rivolgono.

Tradizionale pezzo forte della serialità televisiva fin da i tempi in cui li chiamavamo telefilm, i legal drama hanno fatto la storia della tv, dal mitico infallibile Perry Mason al suo epigono Matlock, dall’infinita saga dei vari Law & Order agli imbattibili di Boston Legal, la svagata Ally McBeal e la rapace Damages, gli scombinati Better Call Saul e Goliath (con il bellissimo The Night of tra i pochi programmati dalle reti a pagamento: il legal è genere da rete generalista), fino agli acclamati Suits e The Good Wife. Erano però un po’ decaduti, tant’è che sui grandi network non abbonda(va)no più come in passato.

Le prossime serie

Il cambio di rotta e di intenti a partire dal 2018. Shonda Rhimes detta la linea e affianca a Le regole For The People, ultimo titolo realizzato per Abc prima di passare a Netflix: giovanissimi che si fanno le ossa presso il Tribunale federale di New York, come quasi sempre nelle serie della Rhimes molto impegnati – immaginiamo – in complesse giravolte sentimentali. Mentre in The Underlings giovani avvocati che lavorano per uno studio di pescecani si coalizzano per raddrizzare i torti commessi dai propri capi. Giovanissimi neolaureati o quasi anche in una serie che verrà prodotta dalla protagonista di Ugly Betty America Ferrera: in un’America sempre più polarizzata ed estrema, aprono uno studio per dare voce a chi non ne ha. La stessa cosa la fa in «Local Counsel» un’avvocatessa newyorchese di grido che, perso tutto – fidanzato, soldi, lavoro e prestigio –, si reinventa una carriera a favore degli ultimi in quel di New Orleans. Scritto dall’ex avvocato Bill Chais, già autore di Private Practice, Chicago Justice e Shark. E nella difesa di messicani, latinos e casi umani generatisi sul confine tra California e Messico si specializza anche la coppia legale protagonista di Rosarito Beach, serie prodotta da Jennifer Lopez. E su uno studio legale specializzato su casi di innocenti ingiustamente condannati tratta anche Infamy.

Visti i tempi va invece un po’ controcorrente la serie di cui sarà protagonista Morena Baccarin: difende poliziotti nei guai con la giustizia. A seconda dei punti di vista, una causa pur sempre lodevole. Persino «24» nella prossima stagione si reinventa e assume una piega legal: 24 sono ora le ore che ha una procuratrice per impedire l’esecuzione di un uomo da lei stessa condannato ma forse innocente e incastrato. In questa caccia all’avvocato migliore, ne arrivano anche dall’estero: verranno adattate le serie turca Eternal/Olene Kadar e l’islandese Infamous/Réttur. Insomma, solo l’imbarazzo della scelta.

 

 

(Nella foto Viola Davis)