Pubblicato il 01/11/2017, 17:01 | Scritto da La Redazione
Argomenti: , ,

Tv: entro il 2020 dovremo cambiare televisori

Tv: entro il 2020 dovremo cambiare televisori
La manovra finanziaria ha previsto lo stanziamento di 100 milioni per le famiglie per l’acquisto di nuovi apparecchi, in attesa dell’arrivo delle frequenze per il 5G. Così Annichiarico e Fotina su “Il Sole 24 Ore”.

La manovra apre la grande corsa ai nuovi tv: 100 milioni per le famiglie

Rassegna stampa: Il Sole 24 Ore, di A. Annicchiarico e C. Fotina.

Causa trasloco frequenze per il 5G.

La rivoluzione dei televisori è già iniziata. Se pensavate che il vostro megaschermo, comprato magari solo un paio di anni fa, potesse offrire la garanzia di un ottimo servizio per qualche tempo ancora, ecco che le decisioni in ambito europeo per l’assegnazione delle frequenze 5G, nuovo standard per la telefonia mobile che dovrebbe partire entro il 2020, spingono verso un ritorno in massa dei consumatori su un mercato che negli ultimi tempi si era rassegnato alla stagnazione.

In verità la decisione dell’Unione europea per l’assegnazione delle frequenze al 5G è di aprile. Adesso la legge di Bilancio, in discussione al Senato, la recepisce mettendo sul piatto 100 milioni di euro entro il 2022, in quattro tranche, come contributo alle famiglie per l’adeguamento delle tv in vista dello switch-off del digitale terrestre attualmente in uso. Detto facile, se non avete un apparecchio di ultimissima generazione molto probabilmente vi toccherà cambiare il televisore di qui a quattro anni. I tedeschi, per dire, lo dovranno fare con un certo anticipo, visto che la Germania ha fissato il termine al 2019.

La norma in legge di Bilancio (all’articolo 89) prevede un contributo ai costi a carico degli utenti finali per l’acquisto di apparecchiature di ricezione televisiva (tv o decoder) per il passaggio al nuovo standard dal primo luglio 2022. Sono quindi «assegnati 25 milioni di euro per ciascuno degli esercizi finanziari 2019-2022». Spetterà all’Agcom (Autorità garante per le Comunicazioni), entro il 31 maggio 2018, l’adozione del piano nazionale di assegnazione delle frequenze da destinare al servizio televisivo digitale terrestre, denominato PNAF 2018.

Tecnicamente le cose stanno così. Oggi funzionano indifferentemente i televisori in standard Dvb T1 e quelli in Dvb T2. Ma quando le emittenti televisive traslocheranno dalla banda dei 700 megahertz sulle frequenze 470-694 Mhz bisognerà necessariamente dotarsi o di apparecchi in Dvb T2 o di un decoder, oggetto che avevamo forse pensato di poter lasciare definitivamente in soffitta.

Le risorse per il contributo alle famiglie saranno recuperate dagli introiti previsti per l’asta: 1,25 miliardi lordi nel 2018, che lo Stato incasserà all’aggiudicazione, e 2 miliardi nel 2022, da incassare alla disponibilità per i nuovi operatori, prevista a partire dal 1° luglio 2022. Il contributo per lo switch-off dovrà essere erogato in conformità alla normativa Ue sugli aiuti di Stato e sarà un incentivo ai costi a carico degli utenti finali per l’acquisto di «apparecchiature di ricezione televisiva» come previsto dal decreto legge numero 16 del 2012.

Questo decreto, per la cronaca, prevede comunque che a partire dal 1° luglio 2016 tutti i televisori venduti dai produttori ai negozianti debbano avere un sintonizzatore per ricevere programmi in tecnologia Dvb-T2 con tutte le relative codifiche approvate dall’Unione internazionale delle telecomunicazioni. È scattato invece il 1° gennaio 2017 l’obbligo a valle, cioè per i negozianti, di vendere ai consumatori televisori già Dvb T2 o quantomeno abbinati a un decoder compatibile. Insomma, il passaggio ai nuovi televisori è già pienamente in corso.

Ma perché tutta la platea dei consumatori si adegui in tempo per la prossima scadenza le norme già in vigore potrebbero non bastare. Di qui l’intenzione del governo di spingere il ricambio.