Pubblicato il 25/10/2017, 17:30 | Scritto da Tiziana Leone

La lezione degli Hornby, capaci di volare anche con la sclerosi multipla

La lezione degli Hornby, capaci di volare anche con la sclerosi multipla
Non è un documentario su come sia possibile sopravvivere su una sedia a rotelle nell'Italia delle barriere architettoniche, ma il racconto di una madre con un figlio affetto da una sclerosi multipla incurabile.

Stasera su Laeffe Nessuno può volare, il film di Simonetta Agnello Hornby e il figlio George, per raccontare l’Italia della disabilità

È la solitudine dei numeri primi. Guardi Nessuno può volare, il film con Simonetta Angello Hornby e suo figlio George, affetto da sclerosi multipla e la sensazione che ti fanno vivere i due protagonisti è proprio quella. La solitudine di quei numeri primi, costretti a rimanere seduti su una sedia ad aspettare che qualcuno gli infili un calzino o gli porti il caffè a letto. «Perché da solo non posso farlo e questo ha anche i suoi lati positivi».

Perché per quanta ironia e leggerezza siano in grado di tirare fuori madre e figlio, da anni impegnati a raccontare la vita da disabili a un mondo che non è abituato a sentirsela raccontare, guardando questo film, in onda questa sera alle 21.10 su Laeffe, realizzato da Pesci Combattenti e diretto da Riccardo Mastropietro, la sensazione che ti assale alla fine è un gran senso di vuoto. Quel nulla in cui le persone come George e Filippo, programmatore non vedente, e Manuela, in sedia a rotella dopo un incidente, e Simona, affetta da sclerosi, vivono quotidianamente, sospesi tra l’essere disabili e il sentirsi abili, ma trattati come cristalli che rischiano di rompersi dal perbenismo comune. In un viaggio attraverso l’Italia che parte da Roma, gli Hornby incontrano persone che hanno messo la propria disabilità al loro servizio, in un percorso che non ha nulla del documentario, ma ha tanto del racconto.

Quello che sa fare egregiamente Simonetta, diventata scrittrice proprio per sfuggire alla realtà «quella che mi diceva che avevo un figlio malato di una sclerosi multipla per la quale non esisteva rimedio». Nel lungo racconto c’è spazio per ricordi divertenti. «Avevo un padre con una gamba di legno e i bambini a tavola si divertivano a dargli i calci per capire quale fosse quella di legno – ricorda la scrittrice – Noi li sgridavamo perché a tavola non si danno i calci e non per il fatto che prendessero a calci la gamba di legno. Per noi la disabilità semplicemente non c’era».

Ma nelle immagini scorre anche quella realtà fatta di gambe tirate su con le braccia e poggiate sulla sedia a rotelle, perché quelle gambe da sole non vengono su. C’è chi tutto questo lo vede come disabilità. E chi come l’abilità di saperlo fare con il sorriso. Se fossero tutti come gli Hornby la televisione rifiuterebbe le D’Urso e i Grandi Fratelli. Ma purtroppo non siamo tutti come gli Hornby.

 

Tiziana Leone

 

(Nella foto Simonetta Angello Hornby e il figlio George)