Pubblicato il 18/10/2017, 13:31 | Scritto da La Redazione

Fazio, Marcorè e Zoro via da Rai 3 fanno flop

Fazio, Marcorè e Zoro via da Rai 3 fanno flop
Mettere esponenti dell'intellighenzia (di sinistra) alla guida degli show non è sinonimo di successo. Così Laura Rio su "Il Giornale".

Fabio Fazio, Neri Marcorè e Zoro: i figli di Rai 3 fanno flop

Rassegna stampa: Il Giornale, di Laura Rio.

Se c’è una lezione che si può ricavare dagli ultimi programmi flop di Rai 1 è che l’Italia non è Rai 3. O non è tutta Raitre. Che il pubblico televisivo sfugge al tentativo dell’intellighenzia di sinistra che governa l’élite culturale del nostro Paese di «educare», «indirizzare» il «popolino» verso i valori belli, intelligenti e politicamente corretti. È un dato di fatto: una larga fetta della popolazione adora gustarsi i quiz, le soap, le derive trash del Grande Fratello o le baruffe assurde dei salotti della d’Urso.

Che sia giusto o meno, questa è la realtà. Nulla contro Rai 3, ci mancherebbe: la vecchia TeleKabul di Guglielmi e Curzi ha sfornato ottimi conduttori, giornalisti e programmi. Molti dei quali se ne sono andati lasciando il terzo canale praticamente vuoto. E che cosa ha prodotto la loro diaspora? Ricapitoliamo: Fabio Fazio, colonna della terza rete, ha trasportato Che tempo che fa sul primo canale, operazione che avrebbe dovuto essere l’asse portante della rivoluzione volta a creare una Rai più elegante, raffinata e meno populista. Progetto di matrice renziana condotto prima dal dg Campo dall’Orto e poi da Mario Orfeo, noti esponenti dell’intellighenzia di cui sopra. Risultato? Una débâcle che ha portato lo show dal 21 per cento di share della prima puntata al 15 di domenica scorsa in prime time e al 9 di lunedì in seconda serata (21 punti percentuali in meno rispetto al Grande Fratello). Come ha riassunto brillantemente Giovanni Minoli: «Caviale e champagne sia a pranzo sia a cena fanno venire il mal di fegato». Insomma, è molto difficile trattenere il pubblico facendo sempre le stesse interviste.

Veniamo al risultato più grave di Rai 1: Celebration, il nuovo show del sabato sera. Dopo un mese e mezzo di vuoto (tranne lo spettacolo con la Mannoia), il primo canale si è presentato con un programma rabberciato, molto simile a Tale e quale, che ha fatto scappare il pubblico: solo l’11,6 per cento di share, più che doppiato dallo show di De Filippi e Scotti su Canale 5. A condurre Celebration sono stati chiamati Serena Rossi e Neri Marcorè (pure lui uomo di Raitre, conduttore per anni di Per un pugno di libri, ma anche di tanti altri programmi, fiction e film): una situazione, come era chiaro fin sulla carta, non adatta a due attori come loro.

E passiamo a La7, dove il neo direttore Andrea Salerno, con una lunga militanza a Raitre, si è portato via pezzi del terzo canale. Forse Urbano Cairo pensava che si sarebbe trovato in perfetta sintonia con la sua rete composta da molti ex figli di TeleKabul (come Floris). Risultato? Propaganda Live, la copia di Gazebo trasportata da Diego Bianchi su La7, non raggiunge nemmeno il 3 per cento di share. Meno di quanto faceva sulla stessa rete quel «populista» di Paragone (il cui programma La Gabbia è stato chiuso), che infatti è sbottato su Facebook: «Per Salerno e la sua banda è arrivato il tempo degli ascolti». Aggiungendo ironico in riferimento a Skroll, altra creatura di Salerno e degli autori di Zoro, molto sofisticata e subito tolta dal preserale per mancanza di ascolti: «Che stupidi questi spettatori che non capiscono…». Resta la questione: il pubblico semplice e meno acculturato va educato come vorrebbe certa dirigenza televisiva pubblica e privata o assecondato come fa quella di Mediaset? E, dunque, meglio smettere di tener conto degli ascolti come vorrebbe Fazio in nome di un «obiettivo superiore»? La risposta non sta certo dalle parti di Celebration o della nuova Domenica In… Show pensati e realizzati male. Magari, per riuscire a coniugare qualità e ascolti, bisogna bussare dalle parti del Commissario Montalbano, di Ballando con le stelle (nella versione vecchia), dei Migliori anni.

 

 

(Nella foto un momento di Che Tempo che Fa)