Pubblicato il 16/10/2017, 19:30 | Scritto da Gabriele Gambini

Sebastian Sartorelli, un Michelangelo alla corte di Chopped Italia

Sebastian Sartorelli: “Ho inventato la pittura alimentare partendo da un gioco a tavola con amici, ho partecipato a Chopped Italia per mettermi alla prova”

Un po’ come facevano i pittori rinascimentali quando dipingevano per i committenti. Solo che, in questo caso, nella tavolozza dei colori, ci sono il rosso-pomodoro, il verde-pesto, il nero-seppia, fino al giallo-zafferano. E, al posto dei pennelli, coltelli e forchette. Ma i committenti non sono i mecenati delle corti papaline: sono i clienti che vogliono regalarsi una cena speciale con uno chef a domicilio, al prezzo variabile dai 30 euro ai 50 euro a persona. Il ventisettene Sebastian Sartorelli, trentino doc, lunga militanza nelle batterie di cucine stellate, ha inventato la pittura alimentare e l’ha inserita come ciliegina sulla torta del suo progetto La cucina di Seba. Visita a domicilio clienti desiderosi di concedersi una serata gastronomica di alto livello, su richiesta realizza assieme a loro un quadro-ricordo utilizzando ingredienti naturali che non si deteriorano, su una tela bianca a forma di piatto. Partecipa al talent show per chef professionisti Chopped Italia (condotto da Gianmarco Tognazzi, lunedì in prima serata su Food Network, canale 33 del DTT) per giocarsi le sue carte col pubblico televisivo, espandendo la sua formula culinaria in un mondo di maniaci gastronomici. A dimostrazione di come la cucina in tv possa ancora aggiungere nuovi pungoli, nuovi generi, nuove tassonomie a un linguaggio sovraesposto, ma tutt’altro che esausto.
Un giovane chef con ambizioni espansionistiche catapultato nella cucina di Chopped.

La pressione era a mille, non potete capire quanto sia difficile assemblare i piatti in una corsa contro il tempo, trovandosi di fronte ingredienti sconosciuti, in apparenza poco amalgamabili tra loro. Mi ha salvato la gavetta con cui mi sono formato.

Philippe Leveillé, Misha Sukyas, Rosanna Marziale. Tre chef stellati nella giuria del programma e la necessità di compiacerli.

Il riscontro da parte della giuria sui miei piatti è stato molto buono, sono soddisfatto. Ho legato con Leveillé, gli sono piaciute le mie idee, si è complimentato per le spiegazioni che fornivo mentre descrivevo il percorso realizzativo delle ricette. Dietro a ogni impiattamento, ho cercato di raccontare un approccio, un metodo, frutto di una visione personale della cucina.

Qual è la sua visione personale della cucina?

Per me cucinare significa conoscenza, trasformazione, capacità di cogliere l’essenza di un piatto senza alterare le caratteristiche degli ingredienti. E tanto divertimento. Se non mi divertissi, non farei il cuoco.

Si sarà divertito molto, quando ha inventato la sua pittura alimentare.

La pittura alimentare è nata per gioco. Ero a una cena tra amici, nella stanza c’era una tela bianca che utilizzavo in passato per dipingere. Abbiamo provato a lanciare schizzi di colore sul quadro utilizzando salse e cibo a disposizione sulla tavola. Ne è nato un disegno con una sua coerenza, bello da vedere. Mi si è accesa la lampadina. Ho pensato di offrire ai clienti del mio servizio a domicilio quest’opportunità creativa.

Il suo servizio a domicilio è una formula precisa: si chiama La cucina di Seba.

I miei clienti sono famiglie che vogliono gustarsi un buon pranzo alla domenica, aziende desiderose di personalizzare un evento, fidanzati in cerca di una sorpresa per la compagna. Mi contattano e, assieme, si decide come procedere.

Come si organizza una serata?

Si comincia con una verifica delle intolleranze alimentari dei clienti. Poi si personalizza il menù, sulla base di proposte vicendevoli. Menù base di due portate, o menù complessi con cinque, sei, sette portate. Gli ingredienti li procura il cliente, o li porto io. A mio carico ci sono anche pentole e utensili. Il prezzo medio varia dai 35 ai 50 euro a persona.

E, a fine cena, si crea il quadro su tela.

Per chi sceglie un menù con almeno tre portate, è compreso nel prezzo. Sulla base delle richieste, personalizzo la gamma di colori. Poi lascio ai commensali l’opportunità di disegnare un soggetto con gli ingredienti a disposizione: fornisco loro gli strumenti e li aiuto a sfogare la loro creatività.

L’idea incontra il gusto del pubblico?

In Trentino, la mia formula sta crescendo, ma i numeri non sono ancora quelli di altre realtà del mondo, come le città americane, dove gli chef a domicilio sono una realtà diffusa. Sogno di espandere il mio brand in tutta Italia. Nel frattempo, La cucina di Seba collabora anche con aperitivi a tema per locali e ristoranti. Durante un evento, offro le mie prestazioni di cuoco valorizzando il racconto dei prodotti del territorio. In questo modo, allestisco dei cooking show che diventano un’occasione didattica disimpegnata.

Ma lei, alla cucina per mestiere, come è approdato?

Cucinando per le mie due sorelle, negate ai fornelli. Facevo il barman per mantenermi, da lì mi ha solleticato l’idea di iscrivermi a una scuola alberghiera. Devo molto al mio mentore, lo chef stellato Alfredo Chiocchetti dello Scrigno del Duomo di Trento. Mi ha insegnato valori non scontati come l’umiltà, la dedizione. Oltre alle tecniche.

Perché ha partecipato a Chopped Italia?

Per farmi conoscere. Per mettermi alla prova con altri cuochi. Una sfida personale. Partecipare ad altri talent non mi dispiacerebbe.

Nei talent show emerge la componente di rivalità che, tra voi cuochi, esiste spesso sottotraccia.

Le rivalità esistono, sarebbe ipocrita negarlo. Ma non devono pregiudicare lo scopo finale del mestiere di chef: mettere a proprio agio i commensali e garantire loro qualità e divertimento. Per questo ho personalizzato la mia formula, per non dare adito a contrasti nelle batterie di cucina e per ritagliarmi uno spazio nel mondo della gastronomia.

Gabriele Gambini
(nella foto, Sebastian Sartorelli)