Pubblicato il 14/10/2017, 12:14 | Scritto da La Redazione

Diritti tv serie A, si cambia. Le piccole squadre avranno più soldi

Risorse per 1,2 miliardi: effetto Robin Hood

 

Rassegna Stampa: QN, pagina 4, di Federico D’Ascoli

 

 

Diritti tv della serie A: c’è la riforma

Più soldi alle piccole, meno alle big

Risorse per 1,2 miliardi: effetto Robin Hood

Ecco la nuova norma

Inter e Milan Ecco i tagli

La Juventus perderebbe circa 14 milioni, Milan e Inter dieci. L’Atalanta guadagnerebbe 6 milioni

Missione equilibrio Ora c’è la legge Melandri: il rapporto tra prima e ultima in classifica è di 4,7 a 1. La riforma dovrebbe portare il differenziale del rapporto a 3 a 1

 

ROBIN HOOD, non a caso, era inglese. Il leggendario ladro gentiluomo che colpiva i ricchi per donare ai poveri ha ispirato anche la Premier League, l’Eldorado a cui tutto il calcio mondiale guarda con ammirazione e rispetto. Si, perché quel campionato multimilionario, popolato da campioni pagati quanto un atollo caraibico, è anche un paradigma di equità economica applicato al pallone. Un esempio a cui anche la serie A si ispirerà presto. La questione è quella, delicatissima, dei diritti televisivi: una torta che da noi vale poco meno di 1,2 miliardi di euro e che da sola rappresenta il 58% del fatturato dei club. Finora la spartizione delle risorse ha seguito i principi della legge Melandri: una parte fissa e una serie di percentuali legate a varie caratteristiche dei club, dai meriti sportivi al bacino d’utenza. Una legge che dalla settimana prossima sarà modificata con la riforma voluta dal ministro per lo Sport Lotti e che sarà inserita nel Def, il Documento di economia e finanza del governo. L’OBIETTIVO è ridimensionare nettamente la sproporzione tra chi punta allo scudetto e chi, più modestamente, sogna la salvezza. Il differenziale tra la prima e l’ultima in classifica in Italia oggi è di 4,7 a 1. In pratica chi vince il tricolore dai diritti tv incassa quasi cinque volte più di quello che tocca a chi lascia la serie A con la maglia nera. Oltre Manica, invece, tra i campioni del Chelsea e i retrocessi del Sunderland il rapporto, nella scorsa stagione, è stato appena di 1,6 a 1. La riforma Lotti dovrebbe uniformare la parte fissa a quella dei campionati top portando il differenziale vicino al rapporto 3 a 1. Il totale diviso tra le venti squadre non sarà più il 40% ma il 50%, restano invariati i meriti sportivi che valgono il 30% ma dando meno peso alla storia e ai titoli dei club e più ai risultati nell’ultimo campionato. Completamente rivoluzionato il concetto di bacino di utenza, che oltre ad avere un’incidenza minore, il 20%, sarà legato a criteri oggettivi come gli ascolti televisivi e le presenze allo stadio. GLI EFFETTI? Difficili da prevedere, visto che la riforma deve essere ancora presentata ufficialmente, ma è chiaro che smussare l’incidenza dell’albo d’oro non sarà una buona notizia per la Juventus e le due milanesi che si sono cuciti sul petto il 60% degli scudetti. Alla stessa maniera considerare il bacino d’utenza con l’audience e gli incassi allo stadio non aiuterà le squadre espressioni di metropoli. Il tutto a vantaggio di chi non ha una bacheca piena di trofei ma indovina la grande stagione. Togliere ai ricchi per dare ai poveri, dicevamo. Volendo quantificare, in base agli ultimi bilanci disponibili, la Juventus (che quest’anno percepirà 107 milioni) potrebbe rinunciare a una cifra vicina ai 14 milioni, quasi 10 invece quelli «tagliati» a Inter e Milan (che oscillano intorno agli 80 milioni). A guadagnarci tutte le piccole, naturalmente, a partire dall’Atalanta che grazie alla qualificazione in Europa League si sarebbe trovata oltre 6 milioni in più sul conto corrente se la riforma fosse già in vigore. Segno più anche per squadre come il Sassuolo (Cenerentola della serie A a quota 25 milioni) e la Fiorentina che grazie a risultati e spettatori allo stadio riscuoterebbero oltre 3 milioni in più. PIÙ IN GENERALE una distribuzione più omogenea delle risorse televisive potrebbe mettere in condizione le squadre meno titolate di giocarsela con i giganti del calcio globalizzato. Un campionato con più equilibrio, più incertezza che punta anche a solleticare l’interesse del mercato estero: di recente i diritti sono stati ceduti per 370 milioni a stagione, quasi il doppio dell’accordo precedente. Ma Premier e Liga spagnola, tanto per fare due esempi, ricevono 1,3 miliardi e 680 milioni. La strada del calcio italiano è ancora lunga ma almeno Robin Hood sarebbe orgoglioso di noi.

 

(Nella foto, un’immagine di archivio)