Pubblicato il 04/10/2017, 19:34 | Scritto da Tiziana Leone
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Suburra: presentazione in grande stile tra cuscini e confessionali

Suburra: presentazione in grande stile tra cuscini e confessionali
Presentata all'Hotel Exedra a Roma, la serie di Netflix con Alessandro Borghi, tra il rigore della tv on streaming e la semplicità dei suoi protagonisti.

Suburra verrà distribuito da Netflix il 6 ottobre

Nelle stanze al secondo piano dell’hotel in centro a Roma, Netflix ha allestito un vero e proprio set per accogliere la stampa. Gli attori raccontano la loro Suburra, ma c’è una sola domanda a cui tutti fanno una certa fatica a rispondere.

C’è il confessionale in rigoroso legno scuro, dove si può entrare tranquillamente, tanto dentro non c’è nessun prete ad aspettare i peccati, ma solo una macchina fotografica pronta a stamparti il tuo personale selfie con una serie di frasi a scelta, tra cui «non avrei altro streaming al di fuori di Netflix» o «prometti di non spoilerare». Sui tavoli c’è Suburropoli, moderno Monopoli, dove le vie del gioco non sono Parco della Vittoria o Vicolo Corto, ma Castelfusano e Prenestina e al posto delle probabilità e imprevisti contempla le occasioni e le seccature.

Ci sono cuscini neri con la scritta rossa Netfllix a cascata su ogni divanetto. Il cartellone di Suburra è in ogni stanza. Le foto dei protagonisti sono piazzate su ogni comodino, tavolo, comò dell’Hotel Boscolo Exedra a Roma, quartier generale che la tv on streaming ha scelto per presentare alla stampa la sua prima serie made in Italy.

Il rigore con cui la macchina da guerra di Netflix si muove nella promozione si confronta con la semplicità dei protagonisti di queste dieci puntate, volti senza pietà sullo schermo, ma di profonda umanità nella realtà. Difficile scindere le due parti. Difficile tenere distinti gli attori e le loro indiscutibili capacità dagli uomini che sorridono, sospirano e tacciono quando alla fine chiedi: «Ma chi è qui il buono?». «Il padre di Lele, il poliziotto», sorride Samurai-Acquaroli.

«Forse Lele, perché è il contesto a renderlo cattivi», sorride Cinaglia-Nigro. «Non so se è più cattivo uno che esce a fa a cazzotti per strada o uno che seduto in Parlamento leva la pensione a mio padre a 64 anni», ammette Aureliano-Borghi. «Il politico interpretato da Nigro, ti fa capire che tutto si può corrompere», aggiunge Spadino-Ferrara. «Sarà il pubblico a scegliere», conclude Livia-Chichiarelli.

Sarà in effetti il pubblico a decidere per chi tifare, come ha già fatto per gli altri cattivissimi di Romanzo Criminale o Gomorra. Il lancio su Netflix di Suburra, on line da venerdì 6 ottobre, ha la stessa grandiosità che avevano le due serie, entrambe prodotte da Cattleya, fatta di ospiti, premiere, radio, tv, media, vertici seduti in prima fila ad applaudire gli interpreti. «Ma io lascio che siano i giovani a godersi questa serata – sorride Michele Placido, regista delle prime due puntate –. Io me ne vado a dormire che a un certo punto so’ stanco».

E quando gli chiediamo se sia peggiore la Roma di Romanzo criminale, il film che lui ha diretto, o questa serie resta interdetto: «Bella domanda. Non saprei. Però in Romanzo Criminale c’era una sorta di guerra civile, ancora c’erano il fascismo e il comunismo, poi con la pacificazione di Berlusconi è venuta fuori una politica ancora più di corruzione. Senza dare la colpa a lui, ma è subentrata una classe che mira al potere e che della politica non gliene fotte un cazzo». La Roma di oggi è degna figlia della Roma di allora. Con il Cupolone sempre a spiare tutti dall’alto.

 

Tiziana Leone

 

(Nella foto una scena di Suburra)