Pubblicato il 27/09/2017, 11:32 | Scritto da Francesco Sarchi

Gentiloni: su Vivendi-Telecom non decidiamo io e Macron

Gentiloni: “Telecom-Vivendi è a un esame tecnico”. Nuovo rinvio del comitato golden power

Rassegna Stampa: La Repubblica.

La partita Italia-Francia sulla possibile acquisizioni dei cantieri di Saint-Nazaire da parte di Fincantieri e sulla presenza di Vivendi in Telecom arriva alle battute decisive. E il premier Paolo Gentiloni interviene direttamente in Francia, sul quotidiano Le Figaro, spiegando la posizione italiana alla vigilia del vertice intergovernativo di Lione.

Sul primo punto, la questione Fincantieri-Stx, secondo il presidente del Consiglio «ci sono le premesse per approdare a un accordo che tenga conto dei nostri interessi legittimi e allo stesso tempo di quelli della Francia». E’ stata questa la sua risposta quando gli è stato chiesto se l’Italia insista per ottenere il 51% del gruppo che controlla i cantieri navali di Saint-Nazaire. La società francese (prima di proprietà coreana) era infatti finita all’asta e Fincantieri se ne era aggiudicati i due terzi. L’elezione di Macron, però, aveva cambiato le carte in tavola e l’Eliseo ha esercitato il diritto di prelazione per non consegnare la maggioranza assoluta dei cantieri al gruppo partecipato dallo Stato italiano. Da lì si è aperta una partita diplomatica, con i vari esponenti italiani (Padoan e Calenda su tutti) a tracciare il limite invalicabile di avere una maggioranza assoluta azionaria per chiudere ogni accordo.

«Da un punto di vista strategico abbiamo l’ambizione di costruire un grande ‘player’ globale nel settore navale. L’accordo sui cantieri è una prospettiva a breve termine. Costruire un grande polo civile e militare non si fa in un giorno», ha spiegato oggi Gentiloni riferendosi alla possibilità avanzata da Parigi di estendere l’intesa al settore delle navi da guerra. Gli hanno fatto eco i due ministri finanziari, Le Maire per la Francia e Padoan per l’Italia, che hanno entrambi espresso “fiducia” in un’intesa.

Questa partita s’intreccia con un secondo asse di scontro tra le due sponde delle Alpi: la presenza francese (tramite la Vivendi del finanziere Vincent Bolloré) in Telecom Italia, dove è socio di maggioranza con quasi il 24%. La stessa Vivendi, per altro, aveva dato vita a un braccio di ferro su Mediaset con la famiglia Berlusconi, ma l’Agcom ha imposto a Bolloré di scegliere tra un pacchetto azionario e l’altro e i francesi hanno optato per congelare la loro posizione nelle televisioni.

Nuovo rinvio del comitato golden power. Quanto alla salita in Tim, dove Vivendi ha nominato Arnaud De Puyfontaine alla guida, il governo italiano sta valutando se i francesi abbiano mancato di rispettare l’obbligo di notifica del controllo di fatto della società, ritenuta strategica per l’Italia. Una connotazione che permetterebbe all’esecutivo di far scattare i poteri speciali su di essa, limitando la libertà di azione degli altri soci. Quella tra Vivendi e Tim è «una partita tra gruppi privati. Ogni Paese ha le sue leggi e i gruppi privati devono rispettarle. Non si è ben compreso che non siamo né io né Macron a decidere sulle televisioni o sulle reti di comunicazioni private nell’altro Paese», ha precisato sul punto Gentiloni a Le Figaro.

«Un comitato tecnico», ha dettagliato, sta verificando «se Vivendi avrebbe dovuto informare preventivamente il governo italiano che stava prendendo il controllo di Tim e se questa operazione fosse conforme alla legge italiana sui ‘Golden Powers’». La risposta è attesa ad ore: «Fornirà le sue conclusioni presto». A metà giornata arriva però un nuvo stop: il comitato si riunirà il 28 settembre, il giorno dopo l’incontro tra Italia e Francia.

Intanto sempre sul fronte Tim scendono in campo quattro ex manager dell’azienda per chiedere che lo Stato torni nel capitale della società. La missiva è firmata da Francesco Chirichigno (a.d dal 1994 al 1997), Vito Gamberale (a.d di Sip, d.g di Telecom e a.d di Tim tra il 1991 e il 1998), Umberto de Julio (a.d e d.g di Tim nel 1998), Girolamo Di Genova (32 anni nel gruppo fino al 1998 come Vice d.g). «L’ingresso della CDP – scrivono – sarebbe il miglior suggello al recupero di un ruolo e di una attiva collaborazione per accelerare lo sviluppo della Società in coerenza con la politica industriale del Paese».

 

(Nella foto Paolo Gentiloni)