Pubblicato il 31/08/2017, 13:31 | Scritto da La Redazione
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Mario Orfeo: Rai, si cambia, con un occhio ai conti

Orfeo: “Così cambierà la Rai, nuovi canali e meno testate, ma serve certezza sulle risorse”

Rassegna stampa: Repubblica, di Aldo Fontanarosa.

A meno di tre mesi dal suo insediamento il direttore generale della Rai, Mario Orfeo, traccia con Repubblica un primo bilancio e affronta alla vigilia della ripresa i temi più attuali in agenda: l’informazione, il piano news, il Contratto di Servizio, le risorse finanziarie, il percorso verso la media company, il rinnovo di Vespa, il web e la Gabanelli, il ritorno di Benigni.

Orfeo, partiamo dall’informazione e da come la Rai ha affrontato le emergenze dell’estate: l’attentato a Barcellona e il terremoto a Ischia.
«L’informazione del servizio pubblico non è andata in vacanza per un solo istante. La copertura di tg e radio di questi terribili eventi è stata eccellente grazie a edizioni straordinarie e approfondimenti di rete che si sono aggiunti al flusso continuo di Rai-News24. Abbiamo anche dedicato giornate intere di programmazione a ricorrenze e anniversari come l’assassinio di Paolo Borsellino, il rapimento di padre Paolo Dall’Oglio e il sisma nel Centro- Italia».

Eppure da gennaio 2017, con le dimissioni di Carlo Verdelli, l’azienda manca di un direttore editoriale che tiri le fila dei notiziari.
«Ma la Rai ha una presidente, Monica Maggioni, e adesso anche un direttore generale che sono giornalisti e che hanno guidato più testate del servizio pubblico».

Proprio il curriculum suo e della Maggioni alimentano grandi attese sul piano di riforma dell’informazione.
“Il principale obiettivo della mia direzione è siglare un nuovo patto di fiducia con i telespettatori, che passi soprattutto attraverso un moderno modo di informare in coerenza con il servizio pubblico. E per tutta l’estate abbiamo lavorato al nuovo Contratto di Servizio che manca ormai da ben cinque anni”.

Che cosa c’entra con le news?
«Il Contratto, che puntiamo a consegnare tra fine settembre e inizio ottobre, è la piattaforma indispensabile per predisporre successivamente il piano dell’informazione. Piano che nascerà dal confronto con tutte le componenti aziendali, dal consiglio d’amministrazione alle rappresentanze di giornalisti. Stiamo anche individuando personalità indipendenti e di riconosciuta competenza che contribuiranno al nostro progetto nella cornice di media company».

Può essere più preciso: in che modo il Contratto indicherà alla Rai una rotta di marcia sulle news?
«Già la nuova Concessione decennale, rinnovata a maggio dal governo, chiede all’azienda di ridefinire il perimetro della propria offerta con la razionalizzazione delle direzioni di testata. Con il Contratto di Servizio faremo un altro passo in avanti verso un nuovo assetto della tv pubblica, con un numero diverso di canali e un’identità più marcata per ciascuno di essi, in una logica di peculiarità e differenziazione più simile alle altre grandi tv pubbliche europee».

In concreto, ci saranno più o meno canali? Spariranno le reti minori?
«Sicuramente cambieranno in una logica di efficientamento. Ma ne avremo anche di nuovi. Ad esempio uno in lingua inglese che parlerà dell’Italia al mondo».

Un’operazione come questa, però, può costare molto.
«Sicuramente servono risorse che però mai come in questo caso rappresentano un investimento non solo per la Rai ma per l’intero sistema Paese. Se riusciremo a far conoscere meglio all’estero le nostre eccellenze nei diversi settori avremo centrato un obiettivo fondamentale e finora sempre mancato».

A proposito di risorse lei ha lanciato un allarme sui conti del 2018 nel corso della recente audizione in commissione di Vigilanza.
«Rispetto e comprendo la decisione del governo di ridurre il canone per i cittadini da 100 a 90 euro. Ma questa misura va ora associata a una programmazione strategica finanziaria che dia a viale Mazzini delle certezze. Il quadro delle nostre risorse dovrà essere assicurato su base pluriennale. Anche perché gli anni, per la Rai, non sono tutti uguali…».

In che senso?
«Il 2018 è un anno pari e noi sopporteremo esborsi rilevanti per i diritti delle Olimpiadi invernali di febbraio e dei Mondiali di calcio di giugno».

Ma la politica, si sa, guarda al 2018 non per i grandi eventi sportivi ma per le elezioni. Avremo una Rai partigiana, renziana?
«Il nostro compito non è essere partigiani per nessuno ma inclusivi con tutti. Questo è l’obiettivo che intendiamo perseguire e che, sono sicuro, raggiungeremo».

A proposito di politica, oggi a mezzanotte scade il contratto di Bruno Vespa. Lo rinnoverete?
«Vespa ha esordito in Rai nel novembre del 1968 e vogliamo festeggiare insieme i suoi 50 anni di carriera in azienda. La nostra intenzione, dunque, è quella di rinnovare il suo contratto per Porta a Porta tenendo doverosamente in conto tutto quello che è successo in materia di compensi. Bruno sa perfettamente che sono cambiati i tempi e che ognuno di noi ha fatto delle rinunce».

Sarà un contratto giornalistico o considerate Vespa, come lui chiede, un artista?
«Porta a Porta non è un programma di sola informazione. Ma come stabilito da una sentenza del 2011 appartiene al genere di programmi di intrattenimento e approfondimento culturale e politico, realizzato come un vero e proprio talk show. E il contratto quindi sarà, come in passato, in linea con la tipologia del programma».

Resta aperta la questione Milena Gabanelli, che l’ex dg Campo dall’Orto ha assunto come vice direttrice per il rilancio dell’offerta informativa sul digitale. Che progetti ha per le news sul web dopo che il cda non ha approvato il piano del suo predecessore?
«In questo ambito siamo in ritardo, è obbligatorio portare la Rai laddove merita come contatti e utenti unici».

Ma in attesa del nuovo piano non è un delitto tenere la Gabanelli in panchina?
«Nessuna panchina, Milena è in campo e sta lavorando. Le ho proposto di sviluppare e rilanciare subito il portale web dove ora è collocato, ovvero su Rai-News.it, potenziato da nuove risorse e dalla struttura dedicata al data journalism che lei stessa ha costruito e che ha già prodotto alcune inchieste di pregio. Questo polo vuole avere anche l’obiettivo di contrastare il virus delle fake news».

Vedremo di nuovo Roberto Benigni in Rai?
«RaiUno è la casa di Roberto. Noi abbiamo una data a sua disposizione, a dicembre. Spero che il premio Oscar venga a trovarci proprio per quella data».

È partito il Festival di Venezia, con che cosa si presenta la Rai?
«La nostra partecipazione sarà la più ricca nella storia del servizio pubblico per quantità e qualità. Siamo presenti con ben 26 titoli, tra coproduzione e distribuzione, 6 nel concorso principale, di cui quattro italiani e due internazionali a firma di registi come George Clooney e Ai Weiwei».

 

(Nella foto Mario Orfeo)

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