Pubblicato il 28/08/2017, 13:32 | Scritto da La Redazione

Vivendi: tempi duri sul fronte Telecom Italia

Vivendi stretta nella morsa tra la golden power del Governo e la Consob

Rassegna stampa: Huffington Post Italia.

Al 42 di avenue de Friedland, sede parigina di Vivendi, è stato un agosto di lavoro, tutto dedicato al fronte caldo italiano. E le prossime settimane, con ogni probabilità, non saranno da meno. Il gruppo francese che fa capo al finanziere bretone Vincent Bollorè ed è guidato da Arnaud De Puyfontaine, ha infatti la necessità di uscire da una morsa che rischia di stritolare la sua ‘campagna d’Italià: quella che stanno stringendo da un lato il comitato golden power di palazzo Chigi e, dall’altro, la Consob.

Depositate in settimana le proprie posizione sul nodo del controllo, Tim e Vivendì attendono ora il ‘responso’ dell’istruttoria avviata dal comitato presieduto da Luigi Fiorentino, al quale partecipano rappresentanti dei ministeri di Esteri, Interni e Difesa. La posizione delle due società non dovrebbe essere cambiata e sono stati ancora una volta gli avvocati Sabino Cassese e Andrea Zoppini (che già il 7 agosto avevano firmato una memoria “pro veritate”) ad assistere Tim, mentre per i francesi hanno lavorato Piergaetano e Carlo Marchetti, Giulio Napolitano e Marco Maugeri (dello Studio Chiomenti).

La posizione di Vivendi (direzione e coordinamento ma non controllo di Tim) per gli avvocati non provoca “alcun pregiudizio per gli interessi pubblici relativi alla sicurezza e al funzionamento delle reti e degli impianti e della continuità degli approvvigionamenti”. Il focus infatti, che in un primo momento sembrava essere sulla rete di Tim, si sarebbe spostato su Sparkle, l’asset che rientra tra quelli considerati strategici, in quanto opera nel settore della Difesa. Un elemento che i francesi, mettendo mano alla governance e attribuendo ad interim la funzione di a.d. a De Puyfontaine hanno cercato di sminare facendo attenzione a togliergli le deleghe operative su Sparkle, affidandole al vicepresidente (italiano) Giuseppe Recchi.

Ma, in attesa di una presa di posizione ufficiale (che non dovrebbe tardare), l’orientamento del comitato tecnico appare quello di considerare proprio la direzione ed il coordinamento un controllo. Di qui la mancata comunicazione da parte francese, con possibilità di imporre una sanzione milionaria. E quella di pretendere ulteriori chiarimenti rispetto al piano industriale.

Se così fosse, se cioè i tecnici del governo italiano stabilissero che esiste il controllo di Tim da parte di Vivendi, si potrebbe mettere in moto l’altra ‘ganascia’ della morsa: la richiesta da parte di Consob, alla Amf francese (la Consob d’Oltralpe), di obbligare il gruppo a consolidare, per la propria quota, i debiti della controllata italiana. I francesi possiedono il 23,9% di Tim, che ha un debito netto di 25 miliardi. Su questo fronte, dunque, la palla passerebbe all’autorità francese, dalla quale il gruppo che fa capo a Bollorè spera non vengano diktat.

 

(Nella foto Arnauld De Puyfontaine)