Pubblicato il 15/08/2017, 13:31 | Scritto da La Redazione

Aldo Grasso: I doc di Rai 3 raccontano un’Italia neorealista

Aldo Grasso: I doc di Rai 3 raccontano un’Italia neorealista
In pieno agosto il canale sperimenta con giudizio: un racconto corale attraverso le opere di giovani autori emergenti al via con “La gente resta” di Maria Tilli. Così sul “Corriere della sera”.

I documentari di Rai 3 mostrano un’Italia (ancora) neorealista

Rassegna stampa: Corriere della sera, di Aldo Grasso.

In pieno agosto il canale sperimenta con giudizio: un racconto corale attraverso le opere di giovani autori emergenti al via con «La gente resta» di Maria Tilli.

Sperimentare, ma con giudizio. Cercare nuove strade, ma con prudenza. In pieno agosto, quando il pubblico televisivo ha altro cui pensare, Rai 3 propone alcuni documentari sulla realtà italiana coprodotti da Rai Cinema. Rai 3, si legge in una nota, «con Il Paese è reale desidera quindi valorizzare la vasta e preziosa produzione italiana di documentari e vuole dare vita a un racconto corale fatto attraverso le opere di giovani autori emergenti e documentaristi affermati». Per la cronaca, il racconto corale è iniziato domenica alle 23.20.

È iniziato con La gente resta di Maria Tilli, un documentario del 2015 che racconta la vita dei fratelli Resta, Antonio, Giuseppe e Cosimo, divisi tra pesca e turni in fabbrica, delle loro famiglie, della loro città. Che è Taranto, la città dell’Ilva (la società siderurgica italiana fondata nel 1905 e il cui nome evoca quello latino dell’isola d’Elba, per il riferimento alle miniere di ferro). Il grande stabilimento ha dato molto lavoro alla città, ma ha creato anche parecchi disagi per quel che riguarda l’impatto ambientale. Com’è noto, le emissioni sono state oggetto di diversi processi penali per inquinamento e si sono spesso conclusi anche con condanne.

La gente resta racconta appunto la vita quotidiana del quartiere Tamburi, il più inquinato d’Italia, degli abitanti che non si sono trasferiti altrove e cercano una vita normale in mezzo alle difficoltà e anche ai malesseri creati dalle ciminiere che si ergono sullo sfondo come campanili dell’industrializzazione. Il Paese è reale e più ancora, dopo la visione di La gente resta, il Paese è (rimasto) neorealistico, c’è bisogno ancora dei sottotitoli per capire il dialetto dei protagonisti. Come se il mondo esterno fosse ancora più forte della scrittura.

 

(Nell’immagine la locandina de de La gente resta)