Pubblicato il 23/07/2017, 13:04 | Scritto da Carlo G. Lanzi

Il Trono di Spade conquista anche l’Iran, nonostante la censura

Il Trono di Spade conquista anche l’Iran, nonostante la censura
L’ampia diffusione sui social testimonia la popolarità raggiunta dalla serie con dvd e streaming pirata, con doppiaggi e sottotitoli casalinghi. Anche la colonna sonora usata come suoneria sui cellulari di Teheran. Così su La Repubblica.

Il Trono di Spade, un successo in Iran malgrado la censura

Rassegna stampa: La Repubblica.

L’ampia diffusione sui social testimonia la popolarità raggiunta dalla serie con dvd e streaming pirata, con doppiaggi e sottotitoli casalinghi. Anche la colonna sonora usata come suoneria sui cellulari di Teheran.

Game of Thrones è troppo ricca di violenza, di sesso e di fantastico per passare la censura dell’Irib-Islamic Republic of Iran Broadcasting, la tv di Stato iraniana. Ma anche senza una messa in onda ufficiale, rivela la nota diplomatica di James Hansen, la serie ha raggiunto lo stesso una strepitosa popolarità passando invece attraverso una distribuzione “informale” e clandestina su dvd, chiavette usb e streaming pirata, il tutto corredato da doppiaggi e sottotitoli casalinghi e da decine di siti dove i fan litigano su chi è lo spadaccino più bravo di Westeros.

Malgrado gli ostacoli da superare per seguire la serie, TechRasa, una società di new media iraniana, calcola che il 3,8 per cento del pubblico mondiale del Trono di Spade risieda nel Paese, mentre la popolazione dell’Iran è solo l’un percento di quella terrestre. La stima si basa sull’analisi del relativo traffico sui social network.

Il successo sproporzionato di Bazi Taj va Takht – letteralmente “Gioco di corone e troni” – in un Paese islamico sciita non è facilmente spiegabile e non sembra comunque essersi verificato in altri mercati dalle stesse caratteristiche. A questo si aggiunge il fatto che la colonna sonora – molto presente come suoneria sui cellulari di Teheran – è di un compositore di origine iraniana, Ramin Djawadi. Altri fanno notare come la storia “dell’ultimo eroe”, Azor Ahai, che movimenta la serie, parrebbe dovere molto alla tradizione dello Zoroastrismo, l’antica religione persiana che prevede la reincarnazione dopo la morte in occasione della definitiva battaglia tra bene e male.

È anche vero che re, duellanti e vendette dinastiche sono il pane della tradizione letteraria persiana. L’epica nazionale – lo Shah-Nameh, il “Libro dei Re”, del poeta persiano Ferdowsi (935-1025) – dedica sessantamila coppie di versi in rima al racconto delle conquiste eroiche, ai grandi guerrieri, alle gloriose battaglie e alle bestie mitologiche delle origini persiane, cosi codificando la lingua e le forme letterarie.

Secondo il quotidiano Al Monitor, che ha analizzato il fenomeno, il Trono di Spade propone un tipo di narrazione che si allinea alla perfezione con quella già familiare agli iraniani. Il giornale cita un fan che spiega: «Il fatto che una parte s’ispiri alla storia vera la rende ancora più coinvolgente».

 

(Nella foto il cast de Il Trono di Spade)