Pubblicato il 16/07/2017, 12:01 | Scritto da La Redazione
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Mika: «Racconterei Beirut in un film, Sanremo? Solo nel mio stile»

«Nel mio prossimo show televisivo anche una minifiction»

 

Rassegna Stampa: Corriere della Sera, pagina 51, di Laura Martellini

 

«Racconterei Beirut in un film, Sanremo? Solo nel mio stile»

Mika: nel mio prossimo show televisivo anche una minifiction

La popstar a Giffoni Nuovo album «Sto scrivendo un nuovo disco superpop dal sound pieno di follia e fantasia»

 

Mika come uno di loro: come uno delle centinaia di ragazzini che popolano il Giffoni Festival, i ferretti ai denti e le mani alzate per interrogare l’idolo pop. La testa piena di idee e di progetti. Proprio come uno di loro. Anticipa prima del bagno di folla: «Mi piace contaminare, provocare storie e cambiare le regole del gioco. Il prossimo autunno tornerò in tv con Stasera casa Mika. La domanda che mi sono posto è come mescolare fiction e varietà. Grazie a una folta squadra di autori stiamo riuscendo ad alternare l’improvvisazione in studio con una minifiction scritta da Ivan Cotroneo. Aggiungi la presenza di ospiti pronti a raccontarsi, ed ecco un laboratorio in quattro puntate di cui poco m’importa quali ascolti otterrà. Mi sento libero di osare». Mika pure al festival di Sanremo? I social lo fanno già salire sul palco. Lui però chiarisce: «Per me sarebbe un vero onore, ma condurre non è il mio mestiere. C’è chi lo sa fare molto meglio di me. Potrei provarci solo nel mio stile, ma i tempi si dilaterebbero in una maniera che non posso permettermi, tanto ho da fare». «Sto scrivendo un nuovo album con una persona di cui non rivelo per ora il nome — spiega l’anglo-libanese —. Sarà un disco superpop, dal sound pieno di follia e fantasia. I talent? Li vivo ormai da spettatore. Mi sono serviti a rimuovere certe mie paranoie rispetto alla tv. Ho partecipato ai migliori su piazza, dal punto di vista estetico. Ora passo ad altro. Voglio provare la paura, perché è la paura a dirti quando stai tentando qualcosa di veramente nuovo». Il Peter Pan giramondo si dice ossessionato dalle contaminazioni: «Qui il cinema incontra la gioventù. Mi hanno persino proposto di girare un film, un lavoro superserio. Troppo serio», sorride. Il cinema che ama è quello del «realismo magico di Tim Burton. Da ragazzino quando andavo a vedere i suoi film immaginavo di precipitare in quel mondo meraviglioso. I Goonies di Donner: semplicemente fantastici. Avrei voluto essere Natalie Portman in Leon. Harry Potter no. La magia fine a se stessa non mi interessa». Le città che ama e che lo ispirano di più? Napoli e Beirut: «In entrambe ci sono individui che rovinano la vita delle persone, ed è l’aspetto più facile da presentare. Come all’estero, di Beirut molti hanno ancora solo l’immagine degli Hezbollah, così è più facile vendere la versione Gomorra di Napoli, che comunque è una serie fatta benissimo, non ne ho persa una puntata». E a proposito del Paese in cui è nato, Mika ha un sogno: «Mi piacerebbe fare una serie o un film che raccontasse il Libano da una prospettiva diversa, come ha fatto Nadine Labaki con Caramel. L’idea mi è venuta un anno e mezzo fa. Lo vediamo anche in Siria, la guerra ha cancellato almeno tre generazioni. Io racconterei le storie di persone che hanno vissuto il Libano dopo quella lunga guerra». Così parla Mika ai ragazzi di Giffoni: «Sono cresciuto in una famiglia super severa, dove però non è mai mancato l’amore, che è alla base di tutto. Senza non esiste creatività. Fate tesoro della famiglia, della lettura». Prosegue: «Da ragazzino ero tondo e basso, poi d’improvviso, a 14 anni, mi sono ritrovato alto e magro: scioccante. Tutti in cortile giocavano a calcio. Io schivando le pallonate mi rintanavo nelle stanzette dei pianoforti. La musica mi ha salvato e aiutato a costruire un’identità».

 

(Nella foto, Mika)