Pubblicato il 28/06/2017, 11:34 | Scritto da La Redazione
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Mediaset: c’è la possibilità di un buy-back delle azioni

Mediaset: c’è la possibilità di un buy-back delle azioni
Si arricchisce di un nuovo capitolo la vicenda che vede coinvolte l'azienda Fininvest da una parte e i francesi di Vivendi dall'altra, dopo la sentenza dell'AgCom. Così Antonella Olivieri su "Il Sole 24 Ore".

Mediaset, c’è il quorum per il buy-back “blindato”

Rassegna stampa: Il Sole 24 Ore, di Antonella Olivieri.

Vivendi non ha depositato le azioni per partecipare all’assemblea Mediaset. In teoria potrebbe ancora farlo questa mattina prima delle 10, quando si riuniscono i soci, ma in pratica è probabile che non si presenti proprio, in modo da non scoprire le carte. Il gruppo presieduto da Vincent Bolloré ha presentato il 19 giugno in Agcom il piano per ottemperare alla delibera dell’Authority che impone di fatto di scegliere se restare sopra il 10% in Telecom o in Mediaset.

Il piano che prevede la sterilizzazione dei diritti di voto nel gruppo televisivo per la quota eccedente il 10%, e cioè dal 10% al 29,9% del capitale votante che è stato rastrellato a dicembre, è ancora la vaglio dell’Agcom che finora non ha dato il nullaosta, ma nel contempo Vivendi si è anche appellata dal Tar del Lazio contro la delibera, con l’obiettivo di ottenere una sentenza nel merito prima che scada l’anno (a metà di aprile del 2018) concesso dall’Authority delle comunicazioni per rimettersi in regola con le regole del Tusmar che, nell’interpretazione data, non consente di sommare le partecipazioni tlc-media con due gruppi del calibro di Telecom e Mediaset.

Per la Consob Vivendi, in questo contesto, non ha un obbligo di comunicazione ex-ante, ma solo ex-post. Nel caso si presentasse in assemblea e votasse, presumibilmente per non oltre il 10%, dovrebbe cioè spiegare i motivi per cui ha partecipato in quel modo. Se non si presenta, non dovrà invece spiegare alcunchè, nè l’assenza costituirà un precedente.

Del resto i francesi in questa assemblea potrebbero fare solo da spettatori. Oltre al bilancio e al rinnovo del collegio sindacale (per il quale Vivendi non ha presentato candidature), di “straordinario” c’è il rinnovo della delega al consiglio di amministrazione per il buy-back fino al 10% del capitale.

Su quest’ultimo punto quel che conta sarà il comportamento delle minoranze di mercato. A ieri sera, da parte di fondi e retail, era stato depositato circa il 12% del capitale. È stata cioè superata la soglia del 10% che consente di misurare ufficialmente il gradimento del mercato alla proposta della società di riacquistare azioni proprie, con una diversa applicazione della disciplina Opa. Infatti, non contando Fininvest (che ha il 39,53% del capitale e, considerate le azioni proprie già nel portafoglio di Mediaset, il 41,08% dei diritti di voto a oggi) e non contando Vivendi (che ha il 28,8% del capitale e il 29,9% dei diritti di voto, ma che, appunto, dovrebbe disertare l’assemblea), se la maggioranza del capitale presente in mano a fondi (pare fino all’8% del capitale) e investitori individuali (il resto ad arrivare al 12%) voterà a favore del buy-back, allora il riacquisto di azioni proprie non farà scattare le soglie d’Opa a carico del primo socio, che non ha ancora raggiunto il controllo di diritto col 50% più un’azione.

Le previsioni sono per un voto favorevole da parte delle minoranze, anche perchè il buy-back aiuterebbe a sostenere il titolo nel caso in cui Vivendi decidesse (o fosse costretta, se non vincesse il ricorso al Tar) di rivendere almeno i due terzi delle azioni rastrellate a dicembre.

Mediaset ha già il 3,795% del proprio capitale in portafoglio e potrebbe quindi acquistarne sul mercato un altro 6,473% per raggiungere il 10%. In questo caso, poichè le azioni proprie sono prive dei diritti di voto, Fininvest salirebbe al 43,92% del capitale votante, ma – volendo -potrebbe ancora incrementare la partecipazione nel limite del 5% annuo, superando il 49% nel maggio del prossimo anno. Ma potrebbe anche non esserci bisogno di blindare la società, se si arriverà a siglare la pace con Vivendi o se comunque Vivendi venderà la partecipazione in eccesso al 10% (il termine ultimo fissato dall’Agcom per uniformarsi alla legge italiana scade il 18 aprile dell’anno prossimo.

Intanto è da registrare la disponibilità di Telecom a discutere della condivisione dei diritti del calcio. Nessuna preclusione, «ma deve esserci una convenienza reciproca, che fino a oggi non c’è stata. Purtroppo, dico io, perchè fa sempre bene trovare un accordo», ha sottolineato l’ad Flavio Cattaneo a margine dell’Italian ceo conference di Mediobanca. Il manager ha aggiunto che ci sono comunque «buoni rapporti» con Mediaset e che si tratta di «un’azienda non solo rispettabile, ma anche con un buon posizionamento di mercato». Telecom ha appena concluso un accordo con Discovery per i diritti delle Olimpiadi (costo: 3 milioni all’anno), ma per la serie A bisognerà aspettare fine anno, quando sarà rifatta l’asta, dopo il flop della prima gara.

 

(Nella foto le sedi Mediaset e Vivendi)