Pubblicato il 21/06/2017, 14:32 | Scritto da La Redazione

Vivendi-AgCom è guerra totale: Trattati così perché Francesi

Vivendi al Tar: “La delibera del Garante italiano ci discrimina perché francesi”

Rassegna stampa: La Repubblica, di Aldo Fontanarosa.

Sbagliata sul piano formale e sul piano giuridico. Lesiva dei diritti della difesa. Discriminatoria nei confronti di un’azienda solo perché ha passaporto francese. Vivendi contesta l’intero impianto della delibera del Garante italiano (l’AgCom) che il 18 aprile le ha intimato di ridurre la sua partecipazione in Telecom Italia oppure, in alternativa, dentro Mediaset. Questi errori e queste discriminazioni dovrebbero spingere il Tar del Lazio – spera ora Vivendi – ad annullare il provvedimento del Garante.

Il 18 aprile, il nostro Garante ha osservato che Vivendi ha in mano il 23,94 per cento di Telecom Italia. Dunque Vivendi – che è ormai una “società collegata” a Telecom Italia ai sensi dell’articolo 2359 del Codice Civile – può esercitare “un’infuenza notevole” sul colosso delle tlc. Nello stesso tempo, Vivendi ha anche il 28,8 per cento del capitale (e il 29,9 per cento dei diritti di voto) di Mediaset, sui cui pure esercita una influenza notevole.
Questa forza di Vivendi dentro Telecom e dentro Mediaset crea, intanto, un problema sul fronte degli utili. Telecom ha raggiunto il 55,9 per cento dei ricavi del settore delle comunicazioni elettroniche. Il dato si riferisce al 2015, anno che il Garante prende come riferimento. Mediaset è a quota 13,3 per cento del Sic. È la torta dei ricavi di tipo più editoriale. Ora, nessuna società può avere in mano sia Telecom Italia sia Mediaset – come fa Vivendi – perché i ricavi di queste due aziende sono troppo grandi.

Con queste argomentazioni, il Garante contesta a Vivendi la violazione delle norme italiane che vietano di avere un piede nelle tlc (con Telecom) e nelle televisioni (con Mediaset) quando questa condizione comporta un cumolo di ricavi e risorse economiche così forte. Nello stesso tempo il Garante nota che Mediaset – sotto la regìa di Vivendi – può avere accesso all’enorme bacino di clienti di Telecom, cui potrebbe vendere contenuti tv a pagamento rafforzandosi molto.

A sua volta il cliente Telecom sarebbe indotto a restare cliente di questa società se l’abbonamento al telefono fisso, al cellulare, a Internet viene associato alla visione del calcio di Mediaset (leggi Serie A e Champions League). Infine Telecom e Mediaset insieme cumulano 10 reti nazionali di ripetitori televisivi. Davvero troppi, obietta il Garante nella delibera del 18 aprile (ma Vivendi si è già impegnata di fronte alla Commissione Ue a cedere le cinque reti in capo a Telecom).

Nel suo ricorso al Tar – di cui circolava copia ieri in Parlamento – Vivendi respinge tutte queste contestazioni puntando l’indice contro i vizi formali e sostenziali della delibera del Garante.
Vivendi critica il Garante perché:
1) prende come riferimento i ricavi di Telecom e Mediaset del 2015. Dati che sono vecchi, non aggiornati;
2) prende come riferimento i ricavi di Mediaset, che a guardar bene non è presente nella torta del Sic. Nel Sic c’è Fininvest (non Mediaset);
3) presuppone che Vivendi – solo perché collegata a Telecom e Mediaset – si impossesserà dei loro ricavi mentre il travaso non è provato;
4) esclude dal Sic settori rilevanti come quello della telefonia mobile. Un Sic più piccolo di quanto dovrebbe essere rende più facile contestare a Vivendi il superamento dei tetti consentiti.
Vivendi censura anche alcuni vizi formali della procedura del Garante:
– che non avrebbe svolto una consultazione pubblica sulla questione, prima di decidere;
– che non ha trasmesso alle aziende coinvolte una serie di informazioni chiave del procedimento;
– che dunque ha violato i diritti dei francesi a una piena difesa.
Infine Vivendi accusa il Garante di nazionalismo, anti-europeismo e parzialità perché:
a) protegge gli azionisti di controllo di Mediaset (Berlusconi) in quanto italiani;
b) imbriglia l’azione di un’azienda francese (Vivendi) proprio perché francese, malgrado la sua quota in Mediaset sia solo minoritaria;
c) viola alcune libertà chiave del diritto europeo, ad esempio sulla circolazione dei capitali e la prestazione dei servizi.

 

(Nella foto Arnaud de Puyfontaine)