Pubblicato il 18/06/2017, 12:03 | Scritto da La Redazione

Andrea Montanari: ecco l’ascesa di Mister Tg1

Da quando è stato nominato la domanda l’hanno fatta in tanti, in quota di chi è?

 

Rassegna Stampa: Il Fatto Quotidiano, pagina 9, di Stefano Feltri

 

 

LA NOMINA

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Da quando è stato nominato direttore del Tg1, la domanda l’hanno fatta in tanti: ma Andrea Montanari in quota di chi è? Di Ravenna, 59 anni, c’è chi gli attribuisce una lontana matrice dalemiana, ma forse soltanto perché è arrivato al Tg1 come redattore nel 1997, poco prima che Massimo D’Alema togliesse Palazzo Chigi a Romano Prodi. Ma anche perché con la classe dirigente dalemiana – anche quella che poi ha rinnegato l’origine – Montanari condivide una certa prontezza alla battuta e l’unica bussola professionale: la politica. In vent’anni la geografia dei partiti è stata stravolta e intanto Montanari scala posizioni dentro al Tg1 finché non diventa quirinalista nel 2009, una posizione che in quella stagione aveva un peso, perché il Quirinale da raccontare era quello dell’attivissimo Giorgio Napolitano. Nel 2009 Mario Orfeo è direttore del Tg2, quando sulla rete ammiraglia il suo omologo Augusto Minzolini improvvisa editoriali per spiegare perché abbia deciso di oscurare le notizie che riguardano il suo mandante, Silvio Berlusconi. Napolitano viola il tacito protocollo che prevede il Tg1 come strumento di comunicazione del Quirinale e al contestato Minzolini preferisce Mario Orfeo, all’epoca direttore del Tg2. DOPO LA CADUTA di Berlusconi – e dunque di Minzolini – Orfeo trasloca al Tg1 alla fine del 2012. In quella fase la fisarmonica dei poteri del Quirinale si espande al massimo, con Napolitano garante del governo dei tecnici di Mario Monti e poi di Enrico Letta. E Orfeo, in sintonia con lo spirito dei tempi, si sceglie come vice proprio il quirinalista del Tg1, Montanari a cui affida la cura dell’edizione più importante del tg, quella delle 20. Ad agosto 2016 Montanari torna là dove aveva cominciato, in radio, ma questa volta come direttore della testata unica Giornale Radio, da cui dipendono i contenuti di Gr1, Gr2, Gr3, Gr Parlamento, oltre che direttore di Radio1. Prende il posto di Flavio Mucciante, considerato in quota centrista. Stipendio annuo per il 2017: 206.931 euro. “Passa di qua nell’attesa di tornare al Tg1”, dicono subito in radio. Chi ha lavorato con lui spiega che dei giornali radio gli interessava quasi soltanto la politica, in una logica di attenzione assoluta a non scontentare nessuno, “ha riportato un bilancino politico che non si vedeva da tempo”. Qualcuno aveva visto nell’arrivo di Montanari una prova di forza di Renzi. E invece la forza era quella di Mario Orfeo, che trasformava un vicedirettore in un direttore, rendendo così più plausibile il suo approdo finale al vertice del Tg1. Perché la targa politica di Montanari recita “Mario Orfeo”. Eppure la sua nomina non era scontata: fino all’ultimo c’è stato un candidato coperto, che riusciva a evitare di farsi bruciare dai retroscena dei giornali: un altro ex del Tg1, Fabrizio Ferragni, oggi responsabile delle relazioni istituzionali. Ma alla fine Montanari, cioè Mario Orfeo. Che potrebbe non essere affatto un direttore generale di transizione per la tv pubblica, anche se in quella veste si è insediato, con un solo anno davanti prima della scadenza del cda. Orfeo si è lasciato in buoni rapporti con tutti i suoi precedenti datori di lavoro, gente spigolosa del genere di Franco Caltagirone e Carlo De Benedetti. Sa come non scontentare nessuno. C’è già chi scommette che, qualunque sarà l’equilibrio del prossimo Parlamento, Mario Orfeo sarà il perfetto uomo di compromesso per i partiti in Rai, e Montanari con lui. A meno che non vincano i Cinque Stelle, ovviamente, che hanno sempre considerato il Tg1 di Orfeo molto ostile.

 

(Nella foto, Andrea Montanari)