Pubblicato il 14/06/2017, 19:35 | Scritto da Gabriele Gambini

Valeria Graci: Quelle brave ragazze è fresco e leggero, non vuole inventare nulla

Valeria Graci: “In estate lavorerò a una nuova parodia: si tratta di un volto femminile molto noto, lo riconoscerete subito”

«La diretta quotidiana è qualcosa di inedito per me, una sfida stimolante che mette addosso un po’ di pressione», confida Valeria Graci mentre si destreggia nel traffico di Roma. Destinazione Saxa Rubra. «Rispetto a Mediaset, in Rai sono un volto nuovo. Sia per il pubblico, sia per gli addetti ai lavori. Sono appena arrivata, mi trovo bene, ci metto tanto di mio, sia nella scelta di trucco e abiti, sia nella gestione delle battute». Nel team di Quelle brave ragazze, da lunedì a venerdì su Rai1 dalle 10 alle 11, Valeria scatena il pungolo comico, la sdrammatizzazione anti-retorica di un contenitore che ha nel pop e nella leggerezza argomentativa, veicolata attraverso la chiacchiera in rosa, le sue prerogative. Al suo fianco, Veronica Maya, Arianna Ciampoli, La Mario, le due inviate Angelica Massera e Giulia Nannini, e l’unico volto maschile, Savino Zaba. «Siamo ben connotate per identità e caratteristiche, tra noi c’è armonia, benché la fase attuale sia ancora quella di rodaggio».

Il famigerato “bello” della diretta sta nella sua non totale controllabilità.

Abbiamo un canovaccio autorale su cui orientarci, il resto è affidato a sensazioni e concatenazioni nate spontaneamente. Non c’è un vero e proprio copione con battute scritte, molto dipende dalle risposte degli ospiti che intervistiamo in studio, dalla nostra capacità di intercettare il momento giusto in cui inserirci. Da tante piccole variabili che stiamo imparando a gestire col team di redazione. Il segreto sta nel non pensare: quando si parte, si stacca la mente e ci si concentra sul fluire della messa in onda.

Qualcosa di diverso rispetto all’indossare la maschera comica di Barbara D’Urso o di Laura Pausini, o al registrare un programma.

Quando interpreto un personaggio a Striscia la Notizia o a Colorado, per citare esempi recenti, so dove andare a parare, qui invece c’è un approccio gestionale che include anche l’improvvisazione. Una bella opportunità, uno spazio tutto mio in cui non ho la protezione di una maschera o l’incasellamento in un personaggio specifico.

La partenza del programma è stata salutata dai social in modo controverso. Non sono mancate le critiche o gli accostamenti al recente The Real di TV8.

Ho letto tutto e ho risposto a tutti, anche ai detrattori, che sul web sanno essere molto cattivi, perché i social sono lo sfogatoio di tensioni sopite . Ci tengo a sottolineare un aspetto del programma: in molti hanno fatto l’accostamento con The Real, a sua volta debitore di altri contenitori, a loro volta debitori di altri programmi ancora. Nessuno ha ricordato che il format, per approccio e contenuti, ricorda Protagoniste, che avevo condotto su Sky 8 anni fa. E che, a sua volta, era la rielaborazione italiana dell’americano The View, con Whoopi Goldberg. Parliamoci chiaro: nessuno di noi aveva la pretesa di inventare nulla.

Qual è dunque lo scopo che si propone Quelle brave ragazze?

Portare leggerezza in una fascia oraria tradizionalmente presidiata da scelte di palinsesto diverse. Imbastire un contenitore inedito per la rete in quel momento della giornata, trattando argomenti distensivi con punti di vista multiformi e un fil rouge al femminile. Non scordando, ove possibile, piccoli approfondimenti: oggi abbiamo parlato della bizzarra moda di confezionare abiti di lusso per i propri animali domestici e, oltre allo scherzare sulla tematica, l’abbiamo approfondita col contributo di un sociologo. Cerchiamo di fornire spunti disimpegnati, senza inventare da zero alcunché. Se ci riusciamo, ben venga.

Dove pensa dobbiate ancora lavorare, nella fase iniziale?

La coesione tra noi conduttrici è eccellente. Non capita spesso, soprattutto quando si è in un team al femminile, e non è retorico sottolinearlo. Poi ci sono piccoli accorgimenti da affinare. Per esempio, dobbiamo imparare a non parlarci sopra, a non accavallare le voci. In una diretta può capitare. A poco a poco snelliremo la tensione legata all’avere solo un canovaccio su cui orientarci. Vogliamo mostrare quella rilassatezza complice che si respira quando siamo nel backstage.

Ci riuscirete?

La squadra di autori sta facendo un gran lavoro. Credo che giorno dopo giorno affineremo argomenti e capacità di sviscerarli al meglio. Al termine delle 60 puntate si farà un bilancio e valuteremo la bontà dell’esperienza.

Chiacchiere di attualità e costume gestite da volti femminili ben connotati per originalità. Qualcosa di simile, benché sotto forma di recitazione, l’aveva fatta anche con Italia 1, ai tempi della sketch comedy What women want.

What women want era una sketch comedy pura, con alla base il solo fluire di battute concatenate. L’elemento comico era dominante, mancava quello del talk. Un raffronto non è pensabile, benché stia prendendo piede il trend televisivo di fornire punti di vista al femminile in format inediti, e trovo siano tutti progetti interessanti.

Leggerezza e disimpegno a parte, ci sono aspetti delle donne che la tv italiana non ha ancora svelato appieno?

Sul piano soprattutto della fiction, forse manca un po’ di quel cinismo graffiante alla Sex and the city. Ma molto dipende dalla fascia oraria in cui un programma va in onda. Ci sono argomenti che svelerebbero tanti aspetti femminili, non per forza consolatori o leggeri. Ma potrebbero essere trattati solo in seconda serata.

Per esempio?

Le dinamiche uomo-donna, i punti di vista delle mamme e quelli delle amiche. Spesso vengono raccontati con lieto fine, omettendo gli aspetti più crudi e diretti. La vita, a volte, dà batoste non indifferenti e forse raccontare gli aspetti meno consolatori del quotidiano rinforzerebbe la portata di verità legata all’universo femminile di oggi.

Tornando a Quelle brave ragazze. Come è arrivata nel cast?

Sostenendo un provino, poi un altro provino e poi ancora un altro. Dopo il terzo, non ho sentito nessuno per un po’ di tempo e credevo di essere stata scartata. Invece il mio agente mi ha telefonato, dicendo che mi avevano selezionata. Ne sono stata felicissima, quasi non volevo crederci.

Ha ricevuto pressioni su cosa dire e cosa non dire?

Nessuna, ma quando vado in onda, forse per una sorta di istinto di conservazione, mi capita di guardare il volto degli autori per comprendere la portata di una mia battuta (ride, ndr).

A settembre tornerà a Striscia.

Ricomincerò con la mamma della sindaca Virginia Raggi e insolentirò i politici. In estate lavorerò anche su una nuova parodia: posso solo dire che si tratta di una donna molto nota. Vedremo quale collocazione troverà, per il momento non posso svelarvi di più.

Pippo Civati sentirà la sua mancanza?

Ormai il feeling con Civati è consolidato e inaspettatamente caldeggiato dai commenti sul web. Benché sia nato con Peppa Pig, è continuato con la mamma di Virginia Raggi. La cosa è molto divertente.

Altri politici da ricordare in questa stagione trascorsa?

Nunzia Di Girolamo mi piace moltissimo, sa mettersi in gioco. Buttiglione, invece, come sempre quando mi vede mi evita.

Che cosa vorrebbe veder realizzato per la sua carriera in futuro?

Vorrei tornare a un bel ruolo in una fiction o in un film, usando il mio volto senza bisogno di indossare una maschera.

La sua presenza a fianco di Katia Follesa a Bring the noise, su Italia 1, è stata salutata con favore dal pubblico.

Gli spettatori si sono mostrati molto ricettivi su questo aspetto, ci hanno scritto sui social, segno che hanno interiorizzato i nostri percorsi. Alvin è meraviglioso, Bring the noise è stata un’esperienza stimolante. Se dovesse ricapitare, ben venga. Ovviamente Katia e io militeremmo in squadre avversarie…altrimenti non ci sarebbe gusto!

 

Gabriele Gambini

 

(Nella foto Valeria Graci)