Pubblicato il 10/06/2017, 18:02 | Scritto da La Redazione

Parla il padre di Rocco Schiavone: Tornerà presto

Parla il padre di Rocco Schiavone: Tornerà presto
L’autore del vicequestore interpretato da Marco Giallini, grande successo di Rai 2 di questa stagione, rassicura il pubblico in un’intervista a ugo Cundari su “Il Mattino”.

Antonio Manzini: “Rocco Schiavone non è morto, tornerà presto”

Rassegna stampa: Il Mattino, di Ugo Cundari.

Smentite le voci che davano quasi per morto Rocco Schiavone, assicura il suo creatore, Antonio Manzini, che anticipa: «Il vicequestore tornerà molto presto. Quando? Probabilmente già alla fine di agosto». E così torna il sorriso ai fan, che dopo i cinque romanzi e i diversi racconti editi da Sellerio, hanno potuto godersi la fiction Rai con protagonista l’investigatore più alternativo della narrativa italiana, interpretato da Marco Giallini. Manzini sarà a Napoli domani alle 18.30 al monastero delle Trentatrè in via Armanni, nell’ambito di Un’altra Galassia. Con Tony Laudadio parlerà del suo ultimo libro, Orfani bianchi (Chiarelettere), protagonista una badante moldava.

Manzini si dice che i suoi incontri con i lettori siano particolarmente spigliati, divertenti?

«Dialogherò con il pubblico, ci saranno domande e risposte, Laudadio leggerà dei brani che lui stesso ha scelto. Cercherò di presentare il lavoro che ho fatto in questi ultimi anni. Ma non mi piace prendermi troppo sul serio e mi annoio molto quando lo fanno gli altri».

Il vicequestore Schiavone sarà mai trasferito a Napoli?

«Non credo. A lui tocca il freddo e la neve».

Però uno dei romanzi in cui lui è protagonista s’intitola Era di maggio, come il classico dei classici veraci.

«Una canzone straordinaria, bellissima».

Napoli per lei è un’ispirazione letteraria?

«Rispondono per me secoli di letteratura ispirata a questa città che ancora ispira e credo lo farà sempre».

La popolarità è una disgrazia o una droga?

«Nessuna delle due. Non è una disgrazia, chi lo dice mente e soprattutto non fa un buon servizio alla sua intelligenza. D’altra parte non è neanche una droga perché non è scientificamente provato che rilasci dopamina».

Ma crea dipendenza?

«Cosa intendiamo per popolarità? Bisognerebbe prima mettersi d’accordo sulla sua definizione. Per quello che mi riguarda, per esempio, io non sono popolare, possiamo dire che sono conosciuto: il mio lavoro mi costringe ad espormi».
Insomma non si è montato la testa.

«Conosco persone molto popolari che gestiscono la popolarità, e riescono a viverla, con estrema tranquillità. Perché in fondo non è niente, è come la calunnia, un venticello assai gentile che cambia rotta all’improvviso. Farsene una malattia è sbagliato».

Cosa cerca nei rapporti umani, Schiavone?

«La schiettezza e la sincerità, che sono molto importanti».

Però Schiavone è reso simpatico dalla sua scorrettezza, dal farsi una canna appena si sveglia

«C’è anche l’ironia. È un filtro col quale leggo la vita. L’ho sempre fatto, l’abbiamo sempre fatto in famiglia sin da quando ero piccolo. Quando la si perde, la storia di solito tende a tingersi di nero e diventa pericolosa. Per quanto riguarda la scorrettezza, non direi che sia una qualità».

Si sente più scrittore, attore o regista?

«L’attore non lo faccio più da anni e non ho alcuna intenzione di tornare a farlo. Regista non lo sono mai stato, solo pochi cortometraggi e un film che però era il modo più degno per me di chiudere venticinque anni di vita lavorativa in quel mondo. Racconto storie. Ecco, se proprio devo scegliere una definizione, mi sento uno che racconta storie».

Nel suo ultimo romanzo ce l’ha un po’ con il razzismo e i luoghi comuni. L’Italia è ancora così indietro?

«Succede quando un padre non si prende cura dei figli, quando li lascia litigare, non li educa, non li aiuta, non tende loro la mano. Al contrario di quello che dovrebbe fare, invece, se ne sta distratto a pensare ai fatti suoi. Purtroppo è quello che succede nelle famiglie».

Come le è venuta l’ispirazione per una protagonista moldava?

«Da Maria, la badante di mia nonna. Guardandola mi sono posto la domanda: a cosa sta rinunciando Maria per stare accanto a mia nonna? È nato tutto da lì».

 

(Nella foto Marco Giallini in Rocco Schiavone)