Pubblicato il 07/06/2017, 15:30 | Scritto da La Redazione

Realtà virtuale: parte dal sequel di Breaking Bad la Tv del futuro

Realtà virtuale: parte dal sequel di Breaking Bad la Tv del futuro
L'annuncio del creatore Vince Gilligan: la serie diventa un'esperienza virtuale. Dopo il festival di Cannes e in attesa della Mostra di Venezia, nel giorno in cui Iñárritu porta a Milano la sua 'Carne y arena', un punto sulla VR. Così Chiara Ugolini su "Repubblica".

Breaking Bad, il seguito è in realtà virtuale. Tra cartoon, doc e tv il futuro della VR

Rassegna stampa: La Repubblica, di Chiara Ugolini.

Dopo cinque stagioni, sedici Emmy, due Golden Globe, tre Screen Actors Guild Award, la serie culto Breaking Bad (2008 – 2013) sta per tornare, ma non sul piccolo schermo. Il suo creatore, Vince Gilligan, ha fatto sapere di aver stretto un accordo con Sony’s PlayStation per creare un’esperienza virtuale, non videogame, ispirata alla serie. Per ora i dettagli sono veramente scarsi ma l’entusiasmo di Gilligan ha convinto Andrew House, global chief executive di Sony Interactive Entertainment che a Variety ha raccontato: “Abbiamo organizzato al nostro campus una giornata con sette tra i migliori show runner in circolazione, hanno giocato parecchio con la realtà virtuale. Diversi di loro sono rimasti intrigati ma Vince è stato quello che ha detto: “Voglio veramente farne qualcosa, voglio sperimentare”. Per il momento non si sa molto di più di questo, ma ce n’è abbastanza per solleticare i fan della serie ormai orfani della coppia White (Bryan Cranston) – Pinkman (Aaron Paul) la cui ultima stagione è andata in onda nell’autunno 2013.

Iñárritu e i suoi migranti a Milano fino a gennaio. Intanto arriva oggi a Milano l’esperienza virtuale del premio Oscar Alejandro Gonzalez Iñárritu, reduce dallo straordinario successo al festival di Cannes, dove critici, cronisti e curiosi sono stati “deportati” in un ex hangar ad una ventina di minuti dal Palais per vivere sulla propria pelle l’esperienza straziante del migrante messicano, che attraversa il deserto con lo zaino in spalle, il bambino in braccio, le torce dei poliziotti di frontiera sparate negli occhi, il rumore assordante degli elicotteri che volano sulle teste, le scarpe che affondano nella sabbia (che non è virtuale ma strasportata nel grande spazio che a Cannes era allestito dentro l’ex aeroporto e a Milano sarà negli spazi del Deposito della Fondazione Prada). “Ho imparato un linguaggio nuovo: quello del cinema è inutile, nella realtà virtuale: non esiste l’inquadratura, il montaggio. Come uno scrittore che non ha aggettivi e verbi devi creare una nuova narrativa – aveva detto a Cannes il premio Oscar intervistato da Arianna Finos –  Ma per me era importante anche mettere al centro la condizione umana. L’errore più grande è credere che la realtà virtuale sia usata come un’estensione del cinema o uno strumento di marketing. È un mezzo con infinite possibilità, un mondo in cui stiamo muovendo i primi passi”. Per chi è interessato a muovere i suoi passi nel deserto virtuale messicano ha tempo fino al 15 gennaio 2018, l’accesso all’installazione è consentito ai maggiori di 16 anni tramite prenotazione online al costo di dieci euro.

Aspettando Venezia, come sta oggi la realtà virtuale tra cartoon e sperimentazione. A Cannes non c’era soltanto l’istallazione da Oscar di Iñárritu, un intero padiglione del Marché era dedicato alla realtà virtuale con un programma di cinque giorni dove si sono presentati gli ultimi prodotti. Che spaziano tra animazione, fantascienza, ma anche il racconto familiare dell’esperienza virtuale inglese The Doghouse. Intorno al tavolo di una cena si siedono cinque “spettatori”, di fronte a loro piatti, forchette e bicchieri ed un visore, che una volta calzato ti trasporta in un pasto che ogni personaggio della famiglia e di conseguenza ogni fruitore dell’esperienza vive e ricorda in maniera differente, insomma un Rashomon in realtà virtuale per una sorta di Ti presento i miei dove al desco familiare siedono i genitori, due fratelli e la fidanzata del più grande dei due, ognuno di loro vivrà quella cena in modo totalmente diverso.

Alla Mostra del cinema di Venezia ci sarà un’intera sezione dedicata alla realtà virtuale con tanto di giuria e premi, dopo la presentazione lo scorso anno del primo lungometraggio in realtà virtuale Jesus, dedicato alla crocifissione di Cristo, il presidente Baratta e il direttore Barbera hanno deciso di investire ancora di più in questo nuovo mezzo che seppur diverso dal cinema può essere presentato, secondo loro, all’interno di una Mostra d’arte come quella di Venezia. “La questione essenziale che riguarda la realtà virtuale è che tu non ti ritrovi a guardare uno schermo, non sei di fronte ad un oggetto essendo un’altra cosa, come accade al cinema tu spettatore ne sei dentro, immerso in questo ambiente – ha spiegato a Cannes Eric Darnell, regista della saga cartoon di Madagascar, ormai completamente votato alla realtà virtuale –  E se un personaggio guarda verso di te non è come quando al cinema si dice che il protagonista infrange la quarta parete guardando verso il pubblico; è proprio che il personaggio guarda te perché tu esisti nel mondo di quel personaggio. Si tratta di un’esperienza completamente diversa, veramente potente ed emozionante. Uno spettatore in una sala cinema non parlerebbe mai con un personaggio, né lo toccherebbe, non riuscirebbe a credere di essere dentro il suo mondo”. Certo un conto è parlare con una puzzola, in un mondo fiabesco tra pioggia di petali di fiori e soffici nevicate, e un altro con un ex professore di chimica con un cancro ai polmoni e il proposito di cucinare cristalli di metanfetamine. Ad ognuno la sua realtà virtuale.

 

(Nella foto la locandina di Breaking Bad)