Pubblicato il 20/05/2017, 17:01 | Scritto da La Redazione

La politica paralizza la Rai, Mediaset compra in saldo

La politica paralizza la Rai, Mediaset compra in saldo
Primi effetti del tetto agli stipendi degli artisti della Rai: Mediaset è già pronta a prendersi le star, a cominciare da Fazio. La solita concorrenza all'italiana. Così su Il Fatto Quotidiano

Non solo Savino, anche Fazio e Giletti verso il Biscione. Le tv di B. fanno incetta di volti sfruttando il pasticcio sul tetto agli artisti

 

Rassegna Stampa: Il Fatto Quotidiano, pagina 18, di Silvia Truzzi

 

Primi effetti del tetto agli stipendi degli artisti della Rai: Mediaset è già pronta a prendersi le star, a cominciare da Fazio. La solita concorrenza all’italiana

La politica paralizza la Rai, Mediaset compra in saldo

TRAGITTI

Non solo Savino, anche Fazio e Giletti verso il Biscione. Le tv di B. fanno incetta di volti sfruttando il pasticcio sul tetto agli artisti: è un altro patto del Nazareno?

Danni al servizio pubblico Il direttore generale è azzoppato, il Consiglio pensa al futuro e non si occupa del presente: semplici errori o c’è voglia di aiutare l’ex Cavaliere?

 

Mai come in questo momento la Rai mostra la fragilità propria, e quella della politica che la governa: il direttore generale Antonio Campo Dall’Orto ha un piede già fuori dalla porta, ormai completamente delegittimato, una situazione che gli rende impossibile gestire i palinsesti del prossimo anno su cui pesa la vexata quaestio degli stipendi degli artisti. Il ministero di Pier Carlo Padoan ha chiarito che il tetto dei 240 mila euro a loro non si applica, ma resta la spada di Damocle di un nuovo limite (forse un milione di euro). OGGI GLI STIPENDI degli artisti Rai sono circa la metà di quelli, per esempio, di Mediaset. E comunque il nuovo direttore generale – che sia il direttore di Rai1 Mario Orfeo, il direttore di Rai cinema Paolo Del Brocco o la stessa presidente Monica Maggioni – resterà in carica solo per dieci mesi. Certo: saranno dieci mesi importanti, dato che ci sarà la campagna elettorale per le Politiche (l’unica preoccupazione dei politici). Facciamo un po’ di conti. Nicola Savino ha già preso la strada di Italia Uno, destinazione Le Iene. Ma ci sono altri volti Rai che potrebbero scegliere di lasciare una televisione pubblica appesantita da attacchi continui e con un management paralizzato. Intanto Zoro, che potrebbe seguire Andrea Salerno a La7. Massimo Giletti, di cui è stata notata la presenza alla festa di compleanno della “concorrente” Barbara D’Urlo pochi giorni fa, sarebbe già in trattativa avanzata con Mediaset, nonostante un gradimento non generale all’interno del gruppo. Mediaset sta provando a convincere a un trasloco autunnale anche Fabio Fazio, il quale prenderà una decisione dopo la serata evento in onore di Falcone e Borsellino, il 23 maggio su Rai1. Il pacchetto sarebbe “domenicale”. Non c’è nulla di fatto: quella del gruppo di Berlusconi (con cui si pone il problema delle numerose interruzioni pubblicitarie di una rete commerciale, che potrebbero essere un ostacolo) non è l’unica offerta, ma è certamente la più interessante: Campo Dall’Orto gli aveva promesso di portarlo a Rai1, però è difficile che il direttore generale resti in carica tanto da mantenere la parola. E comunque il conduttore di Che tempo che fa ha già dichiarato che “si è rotto un patto di fiducia con la Rai”. Provando a sgombrare il tavolo dalle logiche pecuniarie, agitate da più parti come una clava: Fazio ha mercato, se il punto fosse esclusivamente economico, la questione non si porrebbe nemmeno. Ma qui non si parla (solo) dei singoli: cosa vuol fare/essere la Rai? Stare sul mercato? O viceversa essere qualcosa come la tv pubblica spagnola vocata al servizio pubblico, che fa però ascolti molto bassi? Ma allora, se si alleggerisce la struttura, che fine fanno per esempio le decine di migliaia di dipendenti Rai? Le domande sono di sostanza, e per ora restano senza risposta. Se davvero la Rai perderà volti come quelli di Fazio e di Alberto Angela (in trattativa con Discovery) o nei prossimi anni di Carlo Conti (il suo contratto scade nel 2018), il danno sarà milionario. Eppure si parla – come accadde quando andò via Giovanni Floris – dei “risparmi” sugli ingaggi. L’INTERROGATIVO che è legittimo farsi è se la debolezza della Rai sia intrinseca, se sia frutto dell’ineluttabile, o se invece l’impasse da cui la politica non sembra volerla liberare dipenda da una volontà precisa. Va ricordato – perché si tratta di un fatto accaduto di recente – che Antonello Giacomelli, l’attuale sottosegretario allo Sviluppo economico con delega alle Comunicazioni, ha tentato di far passare nella convenzione Stato-Rai una norma sulla pubblicità che favoriva il Biscione e ammazzava Viale Mazzini, ma soprattutto Rai1. L’ultima minaccia alla rinascita delle tv generaliste su Mediaset. Dunque è solo per miopia che si depaupera la tv di Stato, inevitabilmente a vantaggio del primo concorrente, cioè Mediaset? Uscendo da Viale Mazzini e prendendo la via di Palazzo Chigi, si potrebbe scoprire che per l’ennesima volta le emittenti entrano in una partita politica: il Nazareno delle tv?

(Nella foto, la statua equestre di Viale Mazzini)