Pubblicato il 18/05/2017, 15:03 | Scritto da La Redazione

Pedro Almodóvar: a Cannes nessun premio a Netflix

Pedro Almodóvar, una bomba a Cannes: non darò la Palma ai film Netflix

Rassegna stampa: Corriere della Sera, di Stefania Ulivi.

Will Smith, pochi minuti prima della conferenza stampa ufficiale della giuria presieduta da Pedro Almodóvar, l’aveva lanciata come una boutade: «Spero di trovarmi in disaccordo con Pedro, battere i pugni sul tavolo e creare un bello scandalo della giuria». Più che uno scherzo, una premonizione.

Il caso scoppia davvero e a innescarlo è lo stesso presidente. «Sarebbe un paradosso una Palma d’oro o qualsiasi altro premio andasse a un film non destinato alla sala». Almodóvar prende una posizione nettissima nello scontro tra il festival e Netflix che quest’anno ha due film — entrambi attesissimi — in concorso. Ossia Okja di Bong Joon Ho con Jake Gyllenhaal e Tilda Swinton (una sorta di riscrittura contemporanea del mito di King Kong con una ragazzina pronta a difendere una creatura gigantesca su cui ha messo gli occhi una multinazionale) e The Meyerrowitz Stories di Noah Baumbach, ritratto di famiglia con anziano padre artista (Dustin Hoffman), due figli (Adam Sadler e Ben Stiller) e madre alcolista (Emma Thompson).

«Le piattaforme digitali in sé sono principio giusto e positivo ma questo non dovrebbe sostituire la forma esistente come la sala cinematografica e non dovrebbero alterare le abitudini degli spettatori — legge da un foglietto il regista spagnolo —. Per me la soluzione è semplice: le nuove piattaforme devono accettare le regole attuali del gioco, l’unica strada per sopravvivere. Credo che almeno la prima volta un film vada visto su uno schermo che non sia più piccolo della sedia su cui stiamo seduti». Poi aggiunge a braccio. «Tutto questo non vuol dire che io non sia aperto o non apprezzi le nuove tecnologie e le opportunità che offrono, ma finché vivrò mi batterò a favore della capacità ipnotica del grande schermo per gli spettatori».

Una bomba sul festival. Di fatto la giuria, attraverso il suo presidente, ha dichiara ufficialmente che i due film prodotti da Netflix, per cui a oggi non è prevista uscita nelle sale francesi, non saranno presi in considerazione per il palmarès del prossimo 28 maggio.

Nuovo capitolo nella querelle che ha dominato il festival ancor prima dell’inizio. Di fronte alla richiesta fatta dal delegato del festival Thierry Frémaux, di portare nelle sale i due titoli e al no del colosso americano, l’organizzazione ha modificato le regole per il 2018: tutti i film in concorso dovranno arrivare nei cinema. Una questione legata alla normativa francese molto attenta alle ragioni di esercenti e distributori che prevede tre anni di intervallo prima che un film uscito in sala passi su una piattaforma di streaming. Tre anni che, nell’ottica di Netflix, equivalgono a un’eternità. Ted Sarandos, direttore dei contenuti, accolto qui negli anni scorsi con tutti gli onori, forse sperava che bastasse sottolineare le buone intenzioni («Netflix vuole celebrare le arti a prescindere dalla piattaforma») per chiudere la questione. Che invece ieri è esplosa. Dal festival nessuna presa di posizione, in attesa di ulteriori sviluppi.

Tra i giurati è Will Smith, esordiente a Cannes, a lanciarsi in difesa della piattaforma (per cui girerà Bright, diretto da David Ayer). «Netflix non impedisce ai giovani di vedere i film in sala». Porta l’esempio dei suoi tre figli (tra i 16 e i 24 anni) che alternano visioni al cinema e sul divano di casa. «Netflix a casa mia ha portato tanto buon cinema e ci ha fatto scoprire capolavori del passato che avevamo perduto». La giurata di casa, Agnès Jaoui auspica che si arrivi a una soluzione. Mentre Paolo Sorrentino si limita a dire che spera di scoprire qui a Cannes «il cinema del futuro». Per vederlo dove, come e quando, il dibattito è apertissimo.

 

(Nella foto Pedro Almodóvar, Will Smith e Paolo Sorrentino)