Pubblicato il 07/05/2017, 17:04 | Scritto da La Redazione
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Enrico Mentana: Noi giornalisti non dobbiamo rimanere nella torre d’avorio

Enrico Mentana e le fake news: “Al posto dei fessi che scrivono nei cessi oggi ci sono i social”

Rassegna stampa: La Repubblica, di Silvia Fumarola.

Il direttore del TgLa7 al festival di Dogliani ha parlato della rete: “Sul web puoi trovare cose giuste e sbagliate, quella che era la conoscenza dei nostri tempi è stata rivoluzionata”.

«Sul web puoi trovare cose giuste e sbagliate, quella che era la conoscenza dei nostri tempi è stata rivoluzionata» dice Enrico Mentana. «Tutti hanno il loro posto al sole, non ci sono più i fessi che scrivono nei cessi dell’autogrill, oggi ci sono i social. Chi non può accedere ai mezzi di comunicazione si trova comunque sul proscenio». È un confronto serrato, interrotto dagli applausi e ricco di battute quello sulle fake news, ospitato al Festival della tv e dei nuovi media. Sul palco il direttore il direttore del TgLa7 con Lirio Abbate, dell’Espresso. Le fake news, da quelle sull’alimentazione a quelle più gravi e feroci, sulla vita privata, invadono Internet. Ma il discorso si allarga alla politica, alle inchieste.

Mentana punta il dito sull’inchiesta sulle infiltrazioni criminali nelle Ong, a cui lavora il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro. «Non si parte neanche da un indizio, una prova – dice Mentana -, un magistrato dice: “Indago, perché non può che essere così”. Ma non ha senso. Per non parlare di quello che è successo sulla modifiche alla legge sulla legittima difesa. La politica non deve fare legislatura, è chiaro che è una mossa populista, ti accattivi la parte più fluttuante della popolazione. Si capisce che la legge, per com’è fatta, è stata scritta di notte”.

Abbate e Mentana ricordano come le fake news avvelenino il clima, influenzino le campagne elettorali: dalle elezioni Usa a quelle francesi. «Per questo – dice Mentana  -, io sto ore sui social network, per vedere cosa circola, se noi giornalisti stiamo sulla torre d’avorio è finita». Poi il discorso passa all’informazione, agli attacchi indiscriminati di Beppe Grillo alla stampa. «Non è l’Italia di Renzi contro Grillo, quando hai la gestione dei fondi per l’editoria, hai qualcosa in mano – dice Mentana -. Grillo è un grossista, una volta si diceva: colpirne uno per educarne cento. Lui con i giornalisti usa un altro metodo: colpirne cento per educarne cento. Per questo io gli ho detto: “Ti querelo” e lui mi ha risposto: “Non ce l’ho con te”. Ma nessuno ha chiesto: allora con chi ce l’avevi? Tutti lo sottovalutano: “Tanto è Grillo”, invece no, diventa giorno dopo giorno più credibile, i 5 Stelle crescono perché continuano a esserci sul territorio. Come successe nel ‘92, per l’informazione è il momento di essere più libera che in passato.  Il punto è che la politica, non sapendo costruire, vive di “giornalate”. I social network fanno il loro gioco, ma se ti fai condizionare da quelli che scrivono, allora hai poco da dire. Quando Bersani disse ai suoi “Spegnete gli smartphone” ha dimostrato debolezza. La vera rovina in quella che era la sinistra è l’odio che manifestano l’uno verso l’altro, da “Enrico stai sereno” in poi».

Il direttore del TgLa7 dice di non credere alla classifica di Reporters sans frontières «una cretinata assoluta. La libertà c’è se uno vuole se la prende. Noi eravamo al 77esimo posto. Dopo il processo burletta in Vaticano in cui sono stati assolti i nostri giornalisti, allora guadagniamo punti?». Lirio Abbate ironizza sulla velocità di Mentana, sulla sua mitica capacità di resistenza (condurrà lo speciale sulle elezioni francesi). «Attento che Urbano Cairo prepara l’antidoping», «È più facile che Cairo si dopi lui, se la sostanza  costa poco».

 

(Nella foto Enrico Mentana)