Pubblicato il 04/05/2017, 11:32 | Scritto da La Redazione

Guai per Galliani: accusato di associazione a delinquere per i diritti Tv

Inchiesta Infront sui diritti tv, i pm su Galliani: “Ha costituito un’associazione a delinquere”

Rassegna stampa: Corriere della Sera, di Luigi Ferrarella.

Anche per il giudice delle indagini preliminari, che pure un mese fa ha negato l’arresto di Marco Bogarelli (ex vertice di Infront, società advisor della Lega Calcio di serie A dal 2009), sulla vendita dei diritti tv italiani per le stagioni 2104-2016 dei pacchetti A e B «emerge in modo chiaro il ruolo assunto da Bogarelli, che persegue l’obiettivo di garantire a Rti/Mediaset Premium di aggiudicarsi o il pacchetto A o il pacchetto B con danno per Sky che aveva, invece, avanzato l’offerta più alta». E anzi per la gip Accurso Tegano «una turbativa della gara sussiste anche in relazione all’assegnazione del pacchetto C, realizzatasi solo in un momento successivo», così come «anche per le gare 2009, 2011 e 2014 sui diritti per il mercato estero». Ma al netto di alcuni segmenti di reato che per la gip sono già prescritti, di altri che riqualifica in imputazioni subordinate che per legge non ammettono misure cautelari, e di altri ancora che ritiene commessi dal solo Bogarelli, la vera differenza rispetto all’impostazione dei pm (che al Tribunale del Riesame insistono per l’arresto di Bogarelli, dell’altro ex manager di Infront Giuseppe Ciocchetti, e del distributore all’estero dei diritti tv Riccardo Silva) è una.

Coinvolto anche Preziosi del Genoa

Per la gip non esiste una «associazione a delinquere», ma solo «una lobby del calcio», tessuta di «frammentati accordi commerciali tra singoli soggetti scollegati» che «in occasione della gara del 2009 si accordano e si dividono gli utili dell’attività da loro svolta in comune, con effetti perduranti perché le gare coprono più anni»; per i pm, invece, «può sostenersi che Silva, Bogarelli, Ciocchetti, Locatelli (manager Infront, ndr), Preziosi (presidente del Genoa, ndr), Galliani (ex ad del Milano e vicepresidente della Lega Calcio, ndr) e altri abbiano costituito un’associazione a delinquere in grado di interporsi fin dal 2009 tra le squadre di calcio (alle quali spettano gli ingenti benefici della commercializzazione in Italia e all’estero dei diritti tv stimabili in 1,5 miliardi di euro all’anno) e il mercato, per appropriarsi illecitamente e clandestinamente di una fetta consistente». L’espressione nitida farebbe dunque ritenere a qualunque normale lettore che anche Adriano Galliani sia indagato per questa ipotesi di reato: certezza che invece traballa se la si incrocia con un altro passo delle migliaia di pagine, nel quale vengono elencati 15 indagati tra i quali non compare Galliani, il che dunque allo stato legittima la supposizione esattamente contraria, e cioè che non sia indagato nella Procura guidata da Francesco Greco. Una turbativa d’asta «singolare»

E questo a dispetto del fatto che nella loro richiesta i pm Filippini-Pellicano-Polizzi valorizzino relazioni della GdF che nei rapporti tra Bogarelli e Galliani colgono «il perseguimento di interessi economici»; ritengano di additare «emergenze che (…) rivelano un altro aspetto del sodalizio criminoso che coinvolge anche Galliani e l’area della Lega sottoposta all’influenza di quest’ultimo», nel periodo in cui la Juventus lamentava una mossa di Silva; e reputino «chiaramente emergente», da intercettazioni tra Bogarelli e Galliani sulle trattative per la vendita del Milan a Mister Bee, «che a margine di quella operazione vi è una sfera di interessi finanziari nascosti comune agli interlocutori». «Sulla trasparenza dell’asta dei diritti tv basta vedere quanto la Lega aveva incassato prima di Infront e quanto ha guadagnato grazie ad essa», ribatte Galliani, mentre Silva, tramite il legale Sergio Spagnolo, rimarca di essersi «aggiudicato la licenza versando 550 milioni, mentre il secondo ha offerto 137 milioni in meno: sarebbe una turbativa d’asta davvero singolare…».

(Nella foto Adriano Galliani)