Pubblicato il 02/05/2017, 19:34 | Scritto da Gabriele Gambini

Jake La Furia: E se tra dieci anni fossi il nuovo Gerry Scotti?

Jake La Furia: E se tra dieci anni fossi il nuovo Gerry Scotti?
Il rapper, intervistato da TvZoom, commenta l'esordio di Carpool Karaoke, in onda ogni giovedì alle 23 su Italia 1, racconta chi sia il suo ospite ideale e non nasconde l'ambizione di scrivere un programma televisivo.

Jake La Furia: “A Carpool Karaoke inviterei il Robert De Niro di Taxi Driver e farei guidare la macchina a lui”

Jake La Furia è soddisfatto del suo Carpool Karaoke (ogni giovedì su Italia 1 alle 23). Ne ha diverse ragioni, in primis numeriche. Al debutto, il programma ha registrato il 5,32% di share e 949mila spettatori. Certo, il rapper giocava in casa, con lo “zio” J-Ax come ospite. Ma, al di là di questo, il game show ha dimostrato di saper rielaborare l’atmosfera dell’originale americano targato James Corden, modellandola su corde nostrane: una maieutica del cazzeggio stiloso itinerante, con musica e quiz a far da filo conduttore.

Jake La Furia, se ai suoi albori artistici le avessero detto che un giorno avrebbe fatto il conduttore televisivo, come l’avrebbe presa?

La tv è sempre stata nelle mie corde, è un mezzo che mi interessava ieri e mi interessa frequentare oggi, valutando possibilità in linea col mio modo di essere. E poi, ho anch’io un mutuo da pagare, ben vengano le proposte lavorative (ride, ndr).

Quanto tempo le è servito per calarsi nel ruolo?

Di tempo, a dirla tutta, non ne abbiamo avuto molto. Ho sostenuto un provino dal quale credevo sarei stato scartato. Invece mi hanno scelto. Dopo quindici giorni, abbiamo cominciato. Da fan del formato originale, un’influenza inconscia di Corden c’è stata. Ma sapevo già come avrei dovuto muovermi grazie a un canovaccio autorale solidissimo, frutto del lavoro di una squadra eccellente.

Con J-Ax ha trovato un collega affine ai suoi gusti. Nelle prossime puntate, ci saranno anche musicisti agli antipodi col suo modo di intendere la musica.

Nek fa musica molto diversa dalla mia, ma è un mio caro amico, ci sentiamo regolarmente. Il momento di inquietudine è scattato quando mi sono trovato di fronte ospiti che non conoscevo, ma lo stupore, senza piaggeria, è stato solo in positivo. Per esempio, non conoscevo di persona Francesco Renga, ma ci siamo divertiti come matti. Più di tutti mi hanno stupito i ragazzi de Il Volo: se li lasci a briglia sciolta, sono fuori di testa.

L’intesa è frutto di una predisposizione d’animo iniziale.

Chi viene a Carpool Karaoke deve presentarsi con la voglia di fare il coglione, passatemi il termine. Il segreto è la predisposizione a giocare senza sovrastrutture. Il resto si costruisce da solo.

Perché il programma dovrebbe incontrare i gusti del pubblico odierno?

Perché, rispetto a dieci anni fa, l’immediatezza vince sulla costruzione. La tv di oggi non è quella del passato. Anche la musica ha cambiato metodi di fruizione: non esiste più il concetto di album, c’è spotify. La stessa cosa vale per un programma tv: se imbastisci qualcosa di breve durata, fresco, senza uno studio, senza una preparazione macchinosa, offri un entertainment piacevole, immediatamente fruibile. Una sorta di mini-talent giocoso, con tutte le cautele del caso nell’utilizzare il termine “talent”, beninteso.

A proposito di talent show. Se ai suoi esordi ne avesse avuto la possibilità, avrebbe sfruttato la tv per emergere con la sua musica?

Forse quando ero giovane e incazzato con il mondo, no. Ma non saprei rispondere con certezza. Il mio percorso artistico è stato frutto di costanza e di desiderio di arrivare fino in fondo in ciò che facevo. Diventare una celebrità era solo un aspetto secondario della faccenda, non lo scopo principale.

Oggi invece ci si iscrive ai talent show per diventare celebri?

Chiariamo: oggi non avrebbe senso andare contro i talent come formato, sarebbe una mossa antistorica, da talebano della musica quale io non sono. Auspico però la messa a punto di programmi che si propongano come “mission” principale l’individuazione di nuovi talenti, prima ancora di forgiare delle celebrità.

Dunque delle messe a punto sono necessarie.

Faranno persino il restyling di i-tunes, significa che ogni cosa dopo diversi anni necessita di accorgimenti.

Torniamo a Carpool Karaoke. Nell’originale americano, tra gli ospiti, c’è stata addirittura Michelle Obama.

Potendo sognare, inviterei Cristiano Ronaldo, farei il botto. Scherzi a parte, se come ospite negli USA hanno avuto Michelle Obama, mi risulta difficile pensare a qualcuno di altrettanto alto o inavvicinabile. Forse mi piacerebbe avere il Robert De Niro di Taxi Driver, così farei guidare la macchina a lui.

A proposito di impegni televisivi. Ha cantato la sigla di Prank and the City, il programma dei The Show su Mtv.

Mtv mi ha chiamato, io ho risposto. Tutto è avvenuto con semplicità. Mtv è una realtà che conosco benissimo, ripenso con un pizzico di nostalgia alla sua età dell’oro, quella con una programmazione tutta musicale.

La musica raccontata in tv come si faceva a quei tempi non tornerà?

Non saprei. Forse rendendola fruibile come accade su canali web come Vevo, potrebbe anche essere riattualizzata. Ma se si manda in onda il Jersey Shore, significa che la proposta editoriale è cambiata. Così come la tv in generale, si diceva prima.

Dopo Carpool Karaoke che farà?

Andrò in vacanza. Non prima di aver assolto tutti i miei altri impegni. La radio, con 105. Il disco nuovo, il cui singolo sarà disponibile tra maggio e giugno. Sto lavorando a tante canzoni, dovrò capire quale sia il modo migliore per farle uscire, tra disco e formati digitali.

Altra tv all’orizzonte?

Mi piacerebbe lavorare a un contenitore anche nelle vesti di autore. Poi, chi lo sa. Magari tra dieci anni sarò come Gerry Scotti (ride, ndr).

 

Gabriele Gambini

 

(Nella foto Jake La Furia)