Pubblicato il 28/03/2017, 13:34 | Scritto da La Redazione
Argomenti: , ,

Vivendi: L’Agcom deve sbloccare le nostre quote di Mediaset

Vivendi: L’Agcom deve sbloccare le nostre quote di Mediaset
Secondo la società francese che ha rastrellato quasi il 29% del capitale del gruppo controllato da Silvio Berlusconi, se l’Authority dovesse bloccare i voti legati alla partecipazione, si tratterebbe di una riscrittura delle regole e non di un’interpretazione. Così su “La Repubblica”.

Vivendi all’Agcom: Non potete congelare le nostre quote in Mediaset

Rassegna stampa: La Repubblica.

Secondo la società francese che ha rastrellato quasi il 29% del capitale del gruppo controllato da Silvio Berlusconi, se l’Authority dovesse bloccare i voti legati alla partecipazione, si tratterebbe di una riscrittura delle regole e non di una interpretazione.

Un congelamento della quota di Vivendi in Mediaset (o comunque l’obbligo di rivedere le posizioni azionarie in Tim e Mediaset) sarebbe una riscrittura del quadro normativo vigente, e non una sua interpretazione, nonché alimenterebbe il legittimo sospetto di discriminazione nei confronti di un soggetto francese che ha acquisito partecipazioni in più società italiane. Sono queste le conclusioni – in base alla ricostruzione dell’agenzia di stampa Radiocor plus – avanzate da Vivendi nell’audizione davanti all’Agcom avvenuta nei giorni scorsi in cui la delegazione del gruppo media era guidata dall’amministratore delegato Arnaud de Puyfontaine.

L’audizione, richiesta dalla stessa Vivendi dopo quella “tecnica” avvenuta a febbraio con i funzionari dell’autorità, si inserisce nell’ambito dell’istruttoria avviata a dicembre dopo l’ingresso di Vivendi (già socio di Tim con il 23,9%) nell’azionariato di Mediaset con il 28,8% per presunta violazione dell’articolo 43 del tusmar in materia di concentrazione tra tlc e media.

In base al comma 11 dell’articolo oggetto d’istruttoria, «le imprese, anche attraverso società controllate e collegate, i cui ricavi nel settore delle comunicazioni elettroniche» sono «superiori al 40% dei ricavi complessivi di quel settore» non possono conseguire nel sistema integrato delle comunicazioni (il paniere che raccoglie i ricavi da canone, pubblicità, pay tv e altro) «ricavi superiori al 10 per cento del sistema medesimo». Uno degli argomenti principali utilizzati da Vivendi nell’istruttoria riguarda proprio l’attribuzione dei ricavi a una impresa come conseguenza delle sue partecipazioni: secondo le argomentazioni addotte, ribadite nei giorni scorse, non sarebbe infatti possibile imputare a Vivendi il fatturato di Telecom e di Mediaset (cioè quello che conta ai fini dell’articolo 43 comma 11) semplicemente sulla base di una situazione di “collegamento” senza avere una situazione di controllo o quantomeno di controllo congiunto.

In base al codice civile, sono considerate collegate le società su cui si può esercitare un’influenza notevole e questa situazione si ha per le quotate quando è possibile esprimere almeno il 10% dei voti in assemblea.
Altre argomentazioni di Vivendi contro la presunta violazione, riguardano le interpretazioni del concetto di “collegamento” e di “concentrazione” nonché l’analisi delle società rilevanti ai fini del calcolo del sic (il sistema integrato delle comunicazioni) facenti capo a Mediaset.

 

(Nelle foto le sedi di Mediaset e Vivendi)