Pubblicato il 24/03/2017, 11:35 | Scritto da La Redazione

Morto Cino Tortorella, addio al Mago Zurlì dello Zecchino d’oro

Morto Cino Tortorella, il mago Zurlì della tv: inventò lo Zecchino d’Oro

Rassegna stampa: Corriere della Sera, di Renato Franco.

«Il mago Zurlì mi ha impedito di vivere la mia vita. Ancora oggi, anche in abiti borghesi, per tutti sono il mago Zurlì». Orgoglioso ma anche esausto, fiero ma anche stanco, perché la sua fama di mago ha sempre preceduto quella di Cino Tortorella, nato Felice a Ventimiglia nel 1927 e morto ieri alla soglia dei 90 anni. Con lui sono cresciute tante generazioni di bambini, anche quelli che non lo hanno mai visto, memoria collettiva che si tramanda, monumento impresso nell’etere televisivo. La data da segnare è il 3 gennaio 1957 quando va in onda Zurlì, il mago del giovedì . Evento storico per la tv: per la prima volta un programma viene visto ovunque con copertura nazionale completa.

Così Tortorella raccontava come nacque il suo alter ego incantato: «Ero uno dei 14 allievi scelti da Giorgio Strehler al primo corso del Piccolo Teatro. Volevo diventare regista e creai uno spettacolo di mimo, Zurlì mago Lipperlì, interpretato da Giancarlo Dettori. Lo vide Sergio Pugliese, l’uomo che ha fatto la Rai, ne fu entusiasta. Mi propose quattro puntate». Era solo l’inizio, anche se Dettori si sfilò subito («mi piantò in asso»). E allora «cominciò l’affannosa ricerca di un altro attore giovane, ma si presentavano solo schiappe». A quel punto meglio fare da solo. Si divertiva a indossare mantello azzurro, lustrini e calzamaglia attillata con sospensorio rinascimentale. Commentava con ironia: «Le donne si ricordano ancora delle mie gambe. Dritte e magre. Meglio di quelle delle gemelle Kessler». Quasi vero. Fu così che colpì la sua futura (seconda) moglie Maria Cristina che a 7 anni era già convinta: «Da grande voglio sposare il mago Zurlì».

Quella calzamaglia fu la sua forza e la sua gabbia. «La indossai l’ultima volta in Sicilia per uno spettacolo. Dissi al pubblico, guardatemi bene perché da mago Zurlì non mi vedrete mai piu». Erano gli anni 70, ma ancora l’altro ieri lo chiamavano così. Lui aveva trovato il modo che gli piaceva presentandosi in maniera forse un po’ lunga, ma aderente al suo sentire: «Cino Tortorella, meglio conosciuto come mago Zurlì». Raccontava: «C’è ancora gente in giro che crede che io sia un vero mago». Era convinto che il suo personaggio avrebbe potuto funzionare per molto tempo, resistere all’usura del tempo «perché i bambini di oggi sono uguali a quelli di ieri. E quelli di domani saranno uguali a quelli di oggi».

Non solo mago. Autore e regista, anche appassionato ed esperto di enogastronomia Cino Tortorella aveva legato il suo volto allo Zecchino d’Oro , di cui fu promotore nel 1959 ma che ebbe il lancio due anni dopo quando nacque la collaborazione con la Rai (e l’allora funzionario Umberto Eco). Ma non c’è stato solo lo Zecchino : in Rai Tortorella ha ideato Chissà chi lo sa? , trasmissione andata in onda per 12 anni e portata al successo da FeboConti, il Dirodorlando e Scacco al re , ed è stato anche colonna portante dell’emittenza privata, prima a Telealtomilanese, poi ad Antenna 3. Significative anche le sue esperienze nella letteratura dedicata ai più piccoli, ha pubblicato libri di fiabe e ha collaborato con periodici per ragazzi (Topolino e Il Corriere dei Piccoli).

Se il mago lo ha reso immortale, lo Zecchino lo ha portato nel Guinness dei primati nel 2002 per aver presentato lo stesso programma per il maggior numero di anni. Una collaborazione che si interruppe nel 2008 — a un passo dai 50 anni consecutivi — per un contenzioso che lo vide contrapposto in particolare all’allora nuovo direttore (ora ex) dell’Antoniano, frate Alessandro Caspoli. Una ferita dolorosa: «Del frate ha soltanto l’abito. Quando è arrivato ha cancellato il passato considerandolo vecchiume, ha buttato via chi aveva costruito la manifestazione, ha allontanato me, Topo Gigio e perfino padre Berardo, snaturando il programma». Meglio passare ai ricordi felici. Tra le tante lettere che ricevette, una — rammentava — gli rimase nel cuore: «Mia mamma è grassa, ma io sono contento perché così ho più mamma a cui voler bene». Si guardava indietro, ed era contento: «Avrei potuto guadagnare dieci volte di più, ma la mia vera ricchezza sono i miei quattro figli». Ottimista, godereccio, deciso. Ancora ironico quando gli chiedevano dell’età: «Non festeggio più gli anni, solo i mesi. Sono come quel pescatore genovese che mi disse: “Non ne ho più di anni, li ho finiti”». Per lui sono stati 1.077 mesi magici.

(Nella foto Cino Tortorella)