Pubblicato il 03/03/2017, 11:31 | Scritto da La Redazione

Calcio piratato: gli hacker usano Facebook per le dirette illegali

Calcio piratato: gli hacker usano Facebook per le dirette illegali
Colpa del mare torbido di Facebook: i filibustieri del web lo usano per lo streaming illegale e per rubare gli incontri. Un fenomeno, purtroppo, in vertiginoso aumento. Così Marco Bonario e Carlos Passerini sul "Corriere della Sera".

Calcio piratato: la partita criptata va in diretta Tv

Rassegna stampa: Corriere della Sera, di Marco Bonario e Carlos Passerini.

La metafora funziona perché ci sono i pirati e c’è anche un mare, Facebook: torbido, profondo, senza regole. E, se non fosse un guaio serio, farebbe quasi sorridere il fatto che arrivavano dai Caraibi pure molti dei modernissimi filibustieri dei social che oggi «rubano» il pallone attraverso il sempre più diffuso streaming illegale: è dall’Honduras che centinaia di effimeri profili FB (vita media una settimana) «catturano» le dirette delle partite dei campionati europei diffondendoli tramite la funzione FacebookLive. Usano due tipi di armi leggere, una più artigianale piazzandosi davanti a una tv con uno smartphone e riversando le immagini sul proprio profilo social, e una più avanzata rubando il segnale tramite una banale scheda video (la compri su eBay, 15 euro) da chi detiene i diritti: un like sul profilo del sito giusto ed entri gratuitamente nello stadio virtuale, quasi sempre in HD e con il plus di backstage e interviste. Insomma, un arrembaggio vero e proprio.

A livello mondiale il caso più eclatante è stato Barcellona-Real del 3 dicembre, vista ufficialmente da 600 milioni di persone e chissà da quante altre in maniera clandestina. Scrive El Paìs che uno di questi account, Capitanes del Fùtbol, è arrivato a 700 mila connessioni alla volta e che all’intervallo contava 4,6 milioni di visite, un’enormità. Due giorni fa Facebook ha annunciato il blocco di una decina di profili in lingua spagnola, che trasmettevano anche la A, tra cui proprio Capitanes del Fùtbol, ma l’idea è che un torrente in piena sia stato fermato con una piccola diga.

In Spagna e Sudamerica il fenomeno è insistente da almeno un anno, da noi è recentissimo, e non è un caso che fosse di là anche il sito Rojadirecta, il principale diffusore illegale di partite a livello mondiale chiuso un anno fa anche in Italia dopo la sentenza di un giudice milanese. A novembre il tribunale di Roma ha ordinato il sequestro di 152 siti: basta però un giretto su Facebook per capire come quello dei siti classici sia un sistema superato. Oggi l’arrembaggio passa dai social. Abbiamo fatto una prova durante l’ultima giornata di Champions. Per godersi (a sbafo) Real-Napoli lo scorso 15 febbraio bastava collegarsi con un profilo FB Fùtbol Honduras che ritrasmetteva le immagini ufficiali della tv spagnola marchiandole a bordo schermo col beffardo hashtag #lamafiadelfutbol. Oggi sulla stessa pagina campeggia il video di un telefonino appoggiato su un tavolo che ritrasmette all’infinito un match di Liga: «Facebook ci ha fatto fuori ma torneremo alla carica!». Spesso con un profilo dal nome solo diverso.

E Facebook che fa? Mentre i colossi televisivi si fanno la guerra per i diritti, osserva e prende le misure (in attesa di partecipare in un futuro nelle aste, forse?). Da una parte per ora stringe i primi rapporti ufficiali (per esempio con la Liga spagnola, che avendo intuito l’enorme platea commerciale ora trasmette sul proprio account gli anticipi del venerdì) e dall’altra dichiara (in un vuoto normativo preoccupante) di aver fornito ai «soggetti interessati» la versione beta di un «software comparativo che analizza i flussi video per individuare le sorgenti catturate illegalmente». Troppo poco, per ora, per fermare le velocissime navi pirata che viaggiano con vascelli potentissimi dietro i quali spunta l’ombra della criminalità organizzata che ci guadagna con la pubblicità.

Da quattro anni la Lega Calcio si è affidata a un’azienda che perlustra il web: nell’ultimo fine settimana si calcola che fossero attive 300-400 pagine con il live della A, alcune decine delle quali bloccate quasi subito. «Cerchiamo di combattere con gli strumenti più adeguati — spiega Luigi Seccia, Chief Security Officer di Mediaset Premium —. Però esiste un vuoto normativo legato ai social. Nella lotta alla pirateria poi l’Italia è indietro anni luce rispetto a Francia, Inghilterra e Germania. Il problema è serio». Siamo soltanto all’inizio, ma è una guerra vera.

(Nella foto un momento di Real Madrid-Barcellona)