Pubblicato il 08/02/2017, 17:06 | Scritto da La Redazione
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Sanremo – Gruppo d’ascolto under 25: scoop, ai giovani piace Al Bano

I ragazzi di Radioluiss danno i voti alla prima serata del Festival

Le luci si accendono sul palco del teatro Ariston, ma non sono luminose come gli altri anni, anzi, restano perlopiù spente mentre la voce di Tiziano Ferro omaggia la memoria di Luigi Tenco, intonando Mi sono innamorato di te a ben 50 anni dalla sua scomparsa. Un Festival molto bilanciato, che sa strizzare l’occhio a ogni tipo di pubblico. Alle polemiche della vigilia si risponde con l’impegno sociale: salgono infatti sul palco le forze dell’ordine e i soccorritori che quest’anno sono stati spesso tristemente agli onori della cronaca e l’associazione antibullismo Mabasta!. I campioni che si sono esibiti hanno bene o male rispettato le aspettative, con l’unica vera sorpresa presentatasi nei panni di Al Bano. Dal punto di vista musicale gli ospiti sono eccellenze; Ricky Martin è sempre una scelta sicura, che difficilmente delude, scaldando non poco la serata e mandando in visibilio il pubblico femminile, mentre i Clean Bandit hanno eseguito il più recente tra i tormentoni, Rockabye, e hanno ricevuto un doppio Platino.

Sul palco hanno fatto capolino anche Antonio Albanese, Paola Cortellesi, Raoul Bova con Rocio Muñoz Moralez, Diletta Leotta, Ubaldo Pantani nei panni di un Bob Dylan piuttosto peculiare e gli altissimi Marco Cusin e Valentina Diouf. Una prima serata professionale e posata, che risulta gradevole, ma non sconvolge, né in positivo né in negativo. Tutto sommato, un Festival molto bilanciato, che sa strizzare l’occhio a ogni tipo di pubblico. Leggi anche qui.

Giusy Ferreri voto 6: solca il palco convinta e aggressiva, atteggiamento confermato dall’outfit, un completo tipicamente maschile con, però, un tratto femminile contornato da disegni alla Warhol. Il rosso fiammante però si spegne con l’esibizione, che non infiamma l’Ariston. L’agitazione si fa sentire, il naso chiuso anche, ma il pezzo lascia intravedere del potenziale, una sufficienza di fiducia in attesa di vederla al massimo delle capacità. Fuoco di paglia?

Fabrizio Moro voto 7: La giacca disorienta i fedelissimi che si chiederanno che fine ha fatto il Fabrizio che beve vino e si cinge la felpa in vita davanti la platea degli auditorium. La canzone ha il suo perché, ma non sembra aggiungere nulla di nuovo sul piatto. E da Fabrizio ci si aspetta sempre molto. Poi però si mette le mani in tasca e ritorna lo stesso di sempre, a brutto muso scorda di essere all’Ariston e torna al Circolo Degli Artisti. È intelligente ma non si applica.

Elodie voto 6: dopo due habituée del Festival, la cantante dai capelli rosa non si lascia intimidire, complice anche la presenza della figura materna di Maria De Filippi. Ma sul palco l’emozione prende il sopravvento e sembra quasi scoppiare in lacrime mentre canta, regalando una performance non cristallina, ma senza dubbio vera. Il problema è la canzone stessa, che fatica a restare in testa e si rivela dimenticabilissima. Trascurabile.

Lodovica Comello voto 6,5: scolastica, pulita, senza grosse sbavature, sicuramente risente ancora dell’esperienza Violetta e certamente non ha ancora la presenza di una Mannoia. Anche lei paga la mancanza di un Je Ne Sais Quoi che renda la canzone memorabile. Avere la voce di un angelo è un ottimo punto di partenza senza dubbio, ma è ora di dimostrare sul serio che Il cielo non le basta. Sì, ma poi?

Fiorella Mannoia voto 8: L’Ariston incute terrore ai novizi e fa tremare le gambe anche ai veterani. Ma non date retta alle dichiarazioni di rito. Date retta agli occhi di Fiorella Mannoia il cui nome risuona ancora dalle edizioni passate. Il titolo lasciava scettici, il testo poteva non sembra eccelso. Sulla carta è la classica canzone della maturità, ma l’interpretazione innalza la qualità a un livello eccelso e le piazza un bel bersaglio sulla schiena: è lei l’uomo da abbattere. Ma prima di lanciarci in pronostici azzardati c’è solo una cosa da fare: applaudire. Anche la sala stampa esplode e la Mannoia con l’umiltà dei campioni lascia il palco. Esperta.

Alessio Bernabei voto 6: bravo è bravo, carisma ha carisma, la canzone è orecchiabile. Non sente più la mancanza dei Dear Jack. Noi siamo infinito però gli era rimasta talmente impressa da volerla proporre una seconda volta. Errare è umano

Al Bano voto 8: sale sul palco senza il suo caratteristico cappello bianco da cui non si separa neanche sul red carpet. Quando scende il cappello se lo tolgono tutti in sala stampa.  Il brano sembra già un grande classico e come tutti i grandi classici appartiene a un’altra epoca. Entra in gara come partecipante “simpatia” ma nel tempo di una canzone fa sicuramente spegnere il sorriso di chi dovrà esibirsi dopo di lui. Chapeau.

Samuel voto 7: Fa togliere le giacche in una serata da smoking. La sala stampa coglie il ritmo e inizia a battere le mani ben prima del momento degli applausi e questo depone solo a suo favore. Un po’ di elettro-pop nella serata degli autori si rivela un ottimo biglietto da visita nella testa della giuria. Si fa in quattro, o meglio, in cinque letteralmente, visto che riesce a dare l’idea della formula Subsonica. M. Night. Shamalayan penserà a lui per un eventuale seguito di Split. Pentapolare.

Ron voto 5: bene, ma non benissimo e nemmeno molto bene per Rosalino, che porta una canzone non da otto e nemmeno da essere definita “meraviglia”. Punta sull’usato sicuro e non rischia, il pezzo appartiene alla stessa categoria di quello presentato da Al Bano, ma non è giustificato da una performance tale da renderlo atemporale. L’ottavo posto.

Clementino voto 5,5: non serve più il dialetto per far sentire l’aria di Napoli, Clementino matura molto e ormai ha preso le misure del Festival. Un testo pasoliniano, impegnato, che raccoglie a piene mani le radici del rap quando ancora non era solo esaltazione ma denuncia. Certo, non è un pozzo di originalità, anzi testi così erano all’ordine del giorno quando i dischi uscivano ancora solo in vinile, ma le mamme a casa non ci faranno certo caso. Una canzone che divulga un rap un po’ meno graffiante e più apprezzabile esorcizzando i preconcetti. Purtroppo non basta per passare al turno successivo. Clementino Angela.

Ermal Meta voto 7,5: il ragazzo sembra gracilino, ma ha il sorriso di chi sa che può portare il peso dei pronostici sulle spalle, va fuori dal seminato intingendo nel dramma familiare e facilitando l’empatia. La canzone impatta e giustifica ampiamente le aspettative, tecnicamente diversi gradini sotto ai veterani, riesce però a bilanciare con la capacità di suscitare interesse. A occhio è una corsa a tre ma il televoto sarà sempre la Wildcard, candidato valido. Mister X.

Carlo Conti voto 7,5: il maestro di cerimonie rischia la dispersione ma promuove una varietà a tutto tondo che attinge dai serbatoi della vita quotidiana, dello showbiz e dello sport, non tralasciando nulla. Non è un mattatore ma a livello di programmazione e organizzazione si è dimostrato impeccabile in questi tre anni. L’8 gli viene negato da un buonismo malcelato. Architetto.

Maria De Filippi voto 6,5: lei stessa afferma che Sanremo esiste senza di lei e sul palco lo conferma. Ha qualche acuto, ma in piedi non riesce a trasmettere lo stesso carisma che ha quando è seduta sulle sue scalette. È questione di trovare le giuste misure, gestire bene i tempi e definire la sintonia con Il suo collega. Ballottaggio.

 

A cura di www.radioluiss.it Elena De Santis, 22 anni, studentessa di Scienze Politiche; Edoardo Santarsiero, 20 anni, studente di Politics, Philosophy and Economics; Mira di Chio, 19 anni, studentessa di Politics, Philosophy and Economics; Lorenzo Tawakol, 20 anni, studente di Economia e Management.

 

(Nella foto Al Bano)