Pubblicato il 03/02/2017, 18:04 | Scritto da Tiziana Leone

Gialappa’s Band: Sanremo, Quelli Che e Mai dire Niùs. Temiamo l’infarto

A TvZoom Giorgio Gherarducci, una delle tre voci della Gialappa’s Band con Carlo Taranto e Marco Santin parla del Dopofestival e di Mari dire Niùs, nuovo programma di Rai 2

In uno studio molto patinato e moderno stile Sky, il Mago Forest e Mia Ceran daranno le notizie che i Tg hanno omesso, tra filmati presi dal web e i commenti al vetriolo dei tre della Gialappa’s Band. Un quarto d’ora di leggerezza nel classico stile Mai dire, un “format” vincente che dura da talmente tanti anni che anche Giorgio Gherarducci, voce fuori campo insieme a Marco Santin e Carlo Taranto, ha perso il conto.

Gherarducci, ci racconti come sarà Rai dire Niùs?

«Ti dico solo che uno dei due conduttori è il Mago Forest…»

Bene. Poi?

«Daremo notizie rilevanti e altre ridicole, le commenteremo in studio. Volendo fare un’analogia faremo come i quotidiani on line dove da un lato si parla di politica e cronaca e dall’altra di cazzate. Prenderemo spunti anche dai filmati sul web».

Se andasse in onda questa sera di cosa parlereste?

«Abbiamo registrato un numero zero pochi giorni fa e abbiamo parlato di Trump, del muro che dovranno pagare i messicani con le loro tasse, ma anche della morte dell’inventore di Pacman, di Lapo che lascia i social e dell’ultimo video di Vacchi».

Trump vi darà molto materiale…

«Sì, purtroppo e per fortuna».

E in Italia che vi darà la stessa quantità di materiale?

«Ne abbiamo avuto uno che per vent’anni ci ha regalato tante perle Ma ormai è passato di moda. Gentiloni purtroppo non promette bene».

C’è sempre Matteo Salvini…

«Sì, ma nel suo caso è un po’ come sparare sulla Croce Rossa».

A quanti Mai dire siete arrivati? Anche se in questo caso si chiama Rai dire Niùs

«Il marchio Mai dire appartiene a Mediaset, quindi lo abbiamo sostituito con Rai dire… In realtà non li ho mai contati».

Quindi sarà impossibile trovare il preferito?

«Ma solo perché non me li ricordo tutti».

Nelle varie edizioni di Mai dire, avete sempre lavorato con partner femminili diverse, da Simona Ventura a Hellen Hidding, stavolta c’è Mia Ceran. Come le scegliete?

«Devono avere senso dell’umorismo, in effetti l’unico requisito vero è che abbiano la dote della simpatia»,

Nelle vostre trasmissioni sembra che ci sia molta improvvisazione, ma non è così…

«Noi non andiamo a braccio, anche se così può sembrare. È chiaro che abbiamo margini per l’improvvisazione, ma l’80% di quel che succede in onda è già scritto».

Prima di Rai dire Niùs vi aspetta il Dopofestival di Sanremo…

«È un periodo in cui lavoriamo tantissimo. Abbiamo appena finito Milano-Roma, poi c’è Quelli che il calcio, il Dopofestival e Rai dire Niùs. E cominciamo anche a essere anziani…»

Il vostro successo dura da?

«Più di 30 anni».

E come ci riuscite?

«Non lo so, tu che dici?».

Dovresti dirmelo tu…

«Forse perché ragioniamo alla giornata, senza fare programmi a lunga scadenza. Quando abbiamo iniziato non sapevamo quanto sarebbe durata, in realtà ancora non sappiamo quanto andrà avanti».

Lo scorso anno il Dopofestival fu un successo…

«Chiudemmo con il 50% di share, un risultato quasi incredibile».

Per quest’anno cosa avete preparato?

«La struttura è quella dello scorso anno. In più avremo il maestro Vitorio Cosma e una grande band (la Tom’s Family, nata alla Salumeria della Musica di Milano, ndr.), si vede che la Rai ha allargato i cordoni della borsa. Ci sarà anche Ubaldo Pantani, arriverà Manuel Agnelli. Poi certo la differenza la faranno gli ospiti che gravitano intorno al Festival, vedremo chi verrà. L’anno scorso sono passati la Pausini, Aldo, Giovanni e Giacomo, Antonino Canavacciuolo. Tutti pronti a mettersi a disposizione e “cazzeggiare” con noi».

Le polemiche sul festival sono già cominciate, ve ne occuperete?

«Non cerchiamo le polemiche. Preferiamo il divertimento».

Ma non c’è Sanremo senza le sue polemiche…

«È vero, ma le polemiche durano il tempo del Festival, una settimana, poi tutti se ne dimenticano. Sanremo è un po’ come X Factor, un programma televisivo, non musicale: quando il talent finisce nessuno si ricorda dei cantanti, ma si continua a parlare solo dei giudici. Lo stesso vale per il festival».

Maria De Filippi verrà?

«Speriamo, la aspettiamo al varco».

Cosa temete di più?

«La fatica. Stiamo preparando il programma quotidiano, poi andremo a Sanremo, faremo il Dopofestival anche sabato notte e domenica saremo di nuovo a Milano per Quelli che il calcio. Più che l’influenza, temiamo l’infarto».

 

Tiziana Leone

 

(Nella foto la Gialappa’s Band, da sinistra Giorgio Gherarducci, Marco Santin e Carlo Taranto)