Pubblicato il 31/01/2017, 13:30 | Scritto da La Redazione

Campo Dall’Orto-Confalonieri: il patto tra Rai e Mediaset

La Tv del futuro, Mediaset e Rai unite contro i colossi del web

Rassegna stampa: Il Sole 24 Ore, di Andrea Biondi.

Dibattito sul futuro della tv. Cadrà sotto i colpi delle fake news e della post-verità? A giudicare dalla discussione verrebbe da pensare di no, anche se su quello che sarà la televisione fra cinque o dieci anni nessuno osa sbilanciarsi. Alla fine però il discorso cade sempre lì: sugli Over-the top. E stasera al Teatro Parenti di Milano quel che si è celebrato è una sorta di Patto del Parenti fra il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri e il direttore generale della Rai Antonio Campo Dall’Orto. Entrambi – presenti al Teatro Franco Parenti di Milano per l’iniziativa organizzata dal Foglio – nella sostanza hanno concordato su un punto: i giganti del web della Silicon Valley rappresentano un vulnus nel sistema .

Gli “imputati” Ott. Fedele Confalonieri, Antonio Campo Dall’Orto, il numero uno di Discovery in Italia Marinella Soldi e il critico televisivo Aldo Grasso, moderati dal direttore del Foglio Claudio Cerasa, hanno parlato del Futuro della televisione nell’epoca della post-verità. Une televisione che una volta era la Bibbia perché le notizie che venivano date erano come scolpite sulla pietra prima di essere date. «È morto Breznev? Si aspettava prima di dare la notizia», ricorda il presidente Mediaset che poi, a proposito delle fake news usa l’arma dell’ironia: «Ho la sensazione di tornare bambino. Un tempo le post-verità riguardavano “la sciura che la g’ha il murus”. Dall’Isola (quartiere di Milano, ndr.) quelle notizie non andavano oltre Corso Como. Ora fanno il giro del mondo. Di chi è la colpa? Gli Over-the-top non hanno il direttore responsabile per dirne una. E questo è il risultato». Rapido passaggio di microfono e, sia pur con toni diversi, il senso non cambia. «Sulla costa ovest americana – ha detto Campo dall’Orto – stiamo assistendo al più grande investimento sul capitale umano e sull’innovazione mai visto». Bene, ma «se guardiamo a quel che succede a casa nostra Facebook, Google penso che debbano adeguarsi sotto vari aspetti, dalle tasse agli obblighi relativi all’editoria».

Affari in calo. Quella televisione che stasera era rappresentata sul palco del Teatro Parenti è comunque una Tv che fa anche autocritica. Consapevole che deve cercare una strada e tornare a fare innovazione. I tempi però sono cambiati. E i costi, con un sistema di ricavi in cui gli Over The Top fanno la voce grossa (il discorso torna sempre lì) non permettono più di tanto. «Il sistema televisivo quest’anno ha perso il 40% del suo fatturato e di questo 40%, almeno un miliardo e mezzo di euro se lo porta via Google», ha detto Confalonieri ribadendo però che «questo Paese ha la concorrenza più forte d’Europa. Questi qui (rivolgendosi a Marinella Soldi di Discovery, ndr.) ci hanno fatto spendere una barca di soldi per la De Filippi», confermando così implicitamente la trattativa di cui si era parlato questa estate.

I nuovi player. «Anche noi – ha detto Marinella Soldi – dobbiamo confrontarci con un mondo difficile dal punto di vista della competizione e in grande cambiamento. Basta guardare quel che accade nei Paesi nordici. La tv scende, Netflix sale, c’è sempre una maggiore frammentazione dell’attenzione. In una convention con colleghi asiatici si parlava di “content moments” a proposito di come i Millennials fruiscono della Tv». In questo quadro per Marinalla Soldi «in futuro ci saranno canali verticali, playlist e programmi “da vedere”, come lo sport o i grandi eventi o certe fiction. Quel che è in mezzo sparirà».

Rai e Auditel. Il Dg Rai Campo Dall’Orto ha ribadito un concetto espresso qualche tempo fa: «Lo confermo, l’Auditel è uno dei diversi elementi che dobbiamo tenere in considerazione ma non può essere il fine». A testimonianza c’è «la trasmissione in diretta della prima della Scala in cui abbiamo registrato un ascolto medio di 2,5 milioni. Questi risultati – aggiunge Campo Dall’Orto – sono importanti, ma l’Auditel non è tutto e nella cultura aziendale della Rai questo concetto in alcuni ambiti è passato in altri meno, ma io proseguirò in questa direzione». Certo, poi Semprini e Nemo hanno dovuto cedere il passo. Ma questo per il dg Rai non scalfisce il principio.

La “dittatura degli algoritmi”. Il dibattito si avvia alla conclusione e – dopo che il critico del Corriere della Sera Aldo Grasso punta l’indice contro il «regime di algocrazia dove gli investimenti editoriali sono regolati da algoritmi e questo mi spaventa. Mi sembra che sotto le spoglie della novità si viva il conformismo». Insomma, «non c’è più coraggio di fare scelte editoriali eversive» – c’è anche tempo per un siparietto fra Confalonieri e Campo dall’Orto sul tema pubblicità. «Con tutto quello che hanno guadagnato dal canone – ha detto Confalonieri – alla Rai potrebbero anche rinunciare a qualcosa in termini di pubblicità. E comunque spero che non faranno più come un tempo, con il dumping sulla raccolta pubblicitaria dove Rai a un certo punto vendeva a sconto del 95%». Risposta diplomatica di Campo dall’Orto: «La Rai è un soggetto pubblico, sono d’accordo con il presidente Confalonieri. E io infatti appena sono arrivato ho attuato una netta riduzione degli sconti».

Maria De Filippi a Sanremo. Il finale è sul tema De Filippi. «Come significa per lei la De Filippi a Sanremo? Come giudica la cosa culturalmente?», chiede il direttore del Foglio a Confalonieri. «Vede – ha replicato Confalonieri – per me la cultura è un’altra cosa». Il riferimento non era alla De Filippi, ma a Sanremo. Festival delle large intese certo, ma fino a un certo punto.

 

(Nella foto, da sinistra, Antonio Campo Dall’OrtoFedele Confalonieri)