Pubblicato il 29/01/2017, 15:03 | Scritto da Carlo G. Lanzi

Tv e politica: nel 1957 si tentò di fare la prima tv privata con l’aiuto della Cia

Tv e politica: nel 1957 si tentò di fare la prima tv privata con l’aiuto della Cia
La prima tv libera in Italia? Non fu Telebiella, ma Tvl nel 1957. Tutta la storia di quel pasticciaccio al Pirellone di Milano con Frank Sinatra, emissari della Cia, figli della colpa e piduisti in erba. Il 3 febbraio a Roma la rassegna “Piccolo Schermo, Grande Scherno” parla anche di questo.

La rassegna, curata da Luca Martera, è promossa dalla Cineteca Nazionale – Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma

Quando si parla di nascita delle tv libere in Italia, il pensiero corre subito a Telebiella, l’emittente via cavo creata da Peppo Sacchi che aprì la strada alla concorrenza privata all’inizio degli anni ‘70. In realtà, i primi tentativi di rompere il monopolio di Mamma Rai risalgono addirittura alla metà degli anni ‘50. «Signore direttore, lei che controlla tutte le trasmissioni, dice: “Questo sì, questo no”, mi vede bene, mi sente bene, Ha capito che io non la posso vedere? Il che vuol dire che io posso inserirmi in qualsiasi trasmissione e lei non può farci nulla, nulla!». A pronunciare questa battuta è l’inventore di Teleix, Paolo Panelli, che così si rivolge al direttore generale della Tv di Stato interpretato da quel meraviglioso caratterista, specializzato nei ruoli di censore sessuofobico, che fu Mario Carotenuto. La sequenza è tratta dal film I Teddy Boys della Canzone (1960) di Domenica Paolella con protagonisti Delia Scala, Teddy Reno, Little Tony e il comico romano Panelli, i quali, non riuscendo a farsi ricevere dal direttore della tv, se ne organizzano una clandestina che a poco a poco ottiene un enorme successo di pubblico. La tv è finanziata da un produttore di “collant”, il Cavalier Amato, e le sue trasmissioni vanno in onda da una stalla (quest’idea sarà ripresa da Roberto Benigni nel 1976 con Onda Libera Televacca con la regia di Beppe Recchia) governata con piglio manageriale da Ave Ninchi, che dispensa consigli di cucina e rimedi naturali per la digestione, in compagnia della studentessa di fisica nucleare Mina. La gang del tubo catodico riesce alla fine a sfuggire alla polizia e Panelli verrà nominato direttore del secondo canale. Serie B tanto demenziale quanto profetica.

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Ma prima che la mente vada automaticamente al Cavalier Berlusconi, fondatore di TeleMilano nel 1978 con antenna al Pirellone, bisogna fare un passo indietro. Questo film è infatti ispirato a un caso di cronaca. Siamo a metà degli anni Cinquanta e Milano – proprio come oggi – si sente esclusa dalla leadership romana sulla tv, legata al potere politico. In realtà, è proprio a Roma, nel dicembre del 1956, che si fa avanti il primo imprenditore con una proposta di tv privata. Lui è il senatore Renato Angiolillo, direttore del quotidiano Il Tempo, plenipotenziario del Vaticano, della DC e di molte altre consortorie americane in odore di massoneria e la sua Tempo TV dovrebbe coprire, con il suo segnale, Lazio, Campania e Toscana, mentre a Napoli ci penserà il comandantissimo Achille Lauro con una tv tutta per il Sud. Tutto questo sulla base di precedenti europei, come quello che autorizza, nel 1955, la nascita nel Regno Unito della tv commerciale ITV (Independent Television). A Milano qualcuno storce il naso per tutta questa intraprendenza e, bruciando sul tempo Tempo TV, nel 1957 costituisce Televisione Libera (Tvl), società per azioni che vede riunirsi il gotha dell’imprenditoria, della finanza e della politica milanese per i capitali e di know how statunitense per quanto riguarda la fornitura degli impianti e di alcuni programmi.

Il factotum di questa operazione segretissima è William A. Berns, dirigente americano della Rca e del network tv Nbc, in odore di Cia. Dopo aver contribuito all’installazione della rete commerciale inglese e a quella pubblica della Jugoslavia, Berns allaccia trattative con Spagna e Grecia. In Italia prende contatto con Attilio Volontieri – che aveva creato il Centro Milanese Cinetelevisivo per produrre filmati pubblicitari per Carosello -, Giovanni Vittorio Figari, industriale, figlio di primo letto dell’editore del Corriere della Sera Giuseppina Crespi. Per ottenere il superamento degli ostacoli di natura giuridica attraverso iniziative parlamentari, Berns si affida a un certo Umberto Ortolani, proprietario di Telemediterranea, società con le stesse finalità di Tvl. Viene selezionata anche una “signorina buonasera”, la graziosa Nataniela De Micheli, già volto della Rai di Milano sin dalle prime trasmissioni sperimentali di Corso Sempione.

Passa un anno e si avvicina la data dell’inaugurazione programmata per il 6 novembre 1958 con uno spettacolo addirittura di Frank Sinatra. Ma qualcuno spiffera tutto al Ministero delle Poste e un grigio ufficiale giudiziario si presenta davanti alla sede di Tvl con un ordine di sequestro firmato dalla Procura della Repubblica, eseguito il 24 ottobre 1958. L’operazione salta, Sinatra rimane in Florida e Berns riesce a sfuggire all’arresto tornando negli Stati Uniti con tutta l’attrezzatura che, nonostante i sigilli in ceralacca, viene trafugata non si sa come durante la notte dall’ultimo piano del Pirellone. Detto così, sembra una barzelletta, ma si trattò di fatto di prove generali, decisamente troppo in anticipo sui tempi “democristiani” dell’Italia pre-boom, tant’è che sarà una sentenza della Corte Costituzionale nel 1960 – sulla scorta del decreto governativo del 1952 che dava una concessione di 20 anni al servizio pubblico – a riaffermare il monopolio della Rai.

Ma chi era quell’Umberto Ortolani? Non è un omonimo, è proprio lui, il vice di Licio Gelli che contribuirà a scrivere il Piano di Rinascita Democratica della P2 che prevedeva anche la fine del monopolio Rai con la creazione di un network commerciale con finalità politiche in chiave ultra-liberista. Ci riuscirà, come sappiamo, Berlusconi battendo tutti i concorrenti, compresa la tv del gruppo Rizzoli-Corriere della Sera travolto nel 1980 dallo scandalo P2. A fargli strada nella capitale sarà  Gianni Letta, amico e depositario dei segreti di quel Renato Angiolillo di Tempo Tv.

Di queste storie di televisione e potere politico si parlerà venerdì 3 febbraio al Cinema Trevi di Roma alle ore 20 in occasione dell’incontro di presentazione della rassegna Piccolo Schermo, Grande Scherno, promossa dalla Cineteca Nazionale – Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Da Fellini ad Antonioni, Petri, Monicelli, Risi, Moretti, Muccino, Garrone. E ancora: Elia Kazan, Sidney Lumet, Oliver Stone, Bertrand Tavernier, Pedro Almodovar, Peter Weir, decine di registi italiani e internazionali tra i più importanti hanno ironizzato, sbeffeggiato, demonizzato la televisione, quasi sempre a ragione. Alcune delle sequenze più significative dei loro film saranno proiettate e commentate durante l’incontro, a ingresso libero, da diversi ospiti del mondo del cinema e della televisione. La rassegna è curata da Luca Martera, documentarista e media maker tra Italia e Stati Uniti.

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(Nella foto la locandina della manifestazione)