Pubblicato il 22/01/2017, 11:51 | Scritto da La Redazione

Nicola Savino e Boss in incognito: «Cerco una tv divertente e formativa»

«In tv il lavoro paga. L’importante è affrontare tutto con piacevolezza e tanta leggerezza»

 

 

Rassegna Stampa: Il Messaggero, pagina 25, di Marco Castoro

 

Nicola Savino e “Boss in incognito”: «Cerco una tv divertente e formativa»

 

L’INTERVISTA

L’ altra Italia. Quella che lavora  e fa sacrifici. Quella che guadagna 1200 euro al mese. Quella dei quarantenni ancora precari, quella degli stranieri che hanno la famiglia lontano. Quella dei vigili del fuoco eroi. Quelli che… ci farà conoscere Nicola Savino – che tra una domenica pomeriggio del suo programma sul calcio, il quotidiano appuntamento su Radio Deejay e un Dopo Festival di Sanremo da organizzare – si appresta a partire con Boss in incognito, su Raidue dal 24 gennaio. Savino, sta vivendo un momento d’oro? «In tv il lavoro paga. L’importante è affrontare tutto con piacevolezza e tanta leggerezza. Questi impegni non devono essere vissuti con l’angoscia di dire “Come faccio?”, bensì dicendo: “Che bello!”. Il segreto sta nella semplicità e nel rispettare chi lavora con te e il tuo datore. Perché io sono un lavoratore. Che non significa un impiegato passivo della tv perché ci metto impegno e creatività». Non teme una sovraesposizione? «Ma no! Il lavoro è come una bicicletta. È muovendomi che trovo l’equilibrio». Come i lavoratori di Boss in incognito? «Già. Se ne vedono di tutti i colori. Quando si analizza un’azienda si pensa raramente a tutti i problemi dei lavoratori. Vedere il boss (davvero!) in catena di montaggio o che raccoglie pomodori per una settimana, seppure davanti alle telecamere, è molto formativo. Offre diversi spunti di riflessione. È come se chi lavora in tv sia costretto a salire sul traliccio di una antenna. Io sarò la voce narrante, il Caronte che porta per mano il telespettatore». Quelli che il calcio, il Dopo Festival: teme i confronti con i predecessori? «Assolutamente no. In tutte le mie conduzioni sono arrivato dopo, tranne Scorie, l’unico programma ideato da me, che resta quello a cui sono più affezionato. Ho fatto Colorado e l’Isola dei Famosi dopo 8 anni di Simona Ventura e alla fine ho migliorato gli ascolti». Meglio lavorare con Linus o Carlo Conti? «Linus lo conosco di più, mentre Conti lo vedo al Festival. Sono fatti uguali. Lucidi e veloci. Essenziali anche nelle riunioni, non come fanno tanti altri che si parlano addosso. Entrambi sanno quello che vogliono e con chiarezza e precisione chirurgica lo comunicano senza girarci intorno e perdere tempo». Che cosa guarda in tv? «Guardo i tiggì, le partite, le Iene. Con mia figlia vedo Striscia, il Collegio e abbiamo visto Pechino Express».

 

(Nella foto, Nicola Savino)