Pubblicato il 14/01/2017, 12:04 | Scritto da La Redazione

Claudio Brachino risponde a Fiorello: La cronaca nera piace alla gente

Claudio Brachino: “Troppa nera in tv? Seguiamo solo quello che interessa alla gente”

Rassegna stampa: Il Giornale, di Laura Rio.

Il direttore di Videonews a Fiorello: “Il poco piace ai dittatori, il molto è della democrazia”.

«Smettiamola con la cronaca nera a tutte le ore per fare ascolti». L’appello lanciato da Fiorello ha subito suscitato un dibattito, soprattutto in rete. Lo showman ha deciso di postare un video sui suoi canali social quando ha visto la madre impaurita per i servizi televisivi degli ultimi giorni sui casi della giovane colpita con l’acido e dei due ragazzi accusati di aver ucciso i genitori. Fiorello chiarisce: «Vorrei porre uno spunto di riflessione. È possibile intervenire ed eliminare una volta per tutte questi casi dai rotocalchi? Nel pomeriggio una volta si faceva gossip, si sorrideva… Parlate di libri, parlate di storia. Non potete ammorbare il pubblico per ore con dettagli di cronaca nera. Davanti alla tv ci sono anche i bambini…». Fiorello si rivolge a tutte le televisioni. Giriamo l’appello a Claudio Brachino, direttore di Videonews, la struttura Mediaset dei programmi che si occupano di approfondimento.

Dunque, Brachino, Fiorello ha ragione?

«Lui è un grande uomo di tv, però la sua è una critica generica, una provocazione. Posso prenderla in considerazione dal punto di vista qualitativo ma non quantitativo».

Cioè nelle reti Mediaset non si fa tanta cronaca nera?

«Se consideriamo tutta la programmazione giornaliera, oggettivamente no. Mattino 5 si occupa anche di politica, economia ed esteri. Pomeriggio 5 se ne interessa nella prima parte, mentre nella seconda si dedica a temi più leggeri. Quarto Grado e Terzo indizio sono trasmissioni di genere seguite da un tipo di pubblico specifico».

Però questi programmi vengono spesso accusati di spettacolizzare i fatti di sangue, di seguirli morbosamente, di enfatizzare le interviste…

«Questo si chiama semplicemente giornalismo, si chiama seguire i fatti che interessano alla gente. Preferisco dare una notizia in più piuttosto che darne una in meno. Il troppo è meglio del poco, perché il poco piace ai dittatori e il molto, anche con errori, è il simbolo della democrazia. Noi raccontiamo tutti i fatti importanti, dal terremoto al terrorismo. E, questi di oggi, mi dispiace per Fiorello che ha scelto l’occasione sbagliata per parlare, sono casi che fanno discutere come fu quello di Pietro Maso reo confesso dell’uccisione dei genitori e come è la questione del femminicidio».

Ma si ha la sensazione di un’overdose.

«Semplicemente perché di certi casi se ne interessano tutti i media contemporaneamente. E si smetta di dire che seguiamo la cronaca nera per gli ascolti: spesso non sono i momenti più seguiti».

Però ci sono molti modi per presentare le notizie.

«Infatti, e noi cerchiamo di starci molto attenti, ogni giorno. Prima di tutto rispettando il codice deontologico per i minori e, in secondo luogo, cercando di non eccedere nei particolari e, soprattutto, di approfondire e spiegare le situazioni attraverso i nostri giornalisti e gli esperti. Se poi qualche errore scappa, siamo i primi ad ammetterlo e a correggere».

Come quello accaduto a Pomeriggio 5 l’altro ieri quando Barbara D’Urso ha detto che «ci sono uomini che per troppo amore fanno cose che non vorrebbero fare», chiarendo poi di essere stata fraintesa.

«Appunto, infatti Barbara ha poi chiarito il suo pensiero che non era certo quello di giustificare un delinquente. Il suo intento era di aprire gli occhi alla ragazza, che ha preso le difese del suo carnefice. In ogni caso, io rivendico il diritto di intervistare una donna maggiorenne che dice quel che pensa, anche se è scioccante, non possiamo censurarla».

La D’Urso è spesso nell’occhio del ciclone..

«Lei è una donna di spettacolo prestata alle news che usa anche un linguaggio confidenziale per entrare in sintonia con gli intervistati. Ha un suo stile di conduzione e di fare battaglie. E dietro di lei c’è una squadra di giornalisti che fa seriamente il suo lavoro».

Dunque, non è il caso di tornare ai pomeriggi riempiti di cartoni animati e di trasmissioni per bambini?

«Ma figuriamoci, come direbbe Bauman, il sociologo appena scomparso, non dobbiamo seguire la retrotopia, una visione mitica del passato. I bambini e i ragazzi hanno i canali specializzati per loro. E se si imbattono in notizie troppo dure, spetta ai genitori il compito di decodificarle».

 

(Nella foto Claudio Brachino)