Pubblicato il 12/01/2017, 14:33 | Scritto da La Redazione
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Clemente Mimun: I 25 anni del Tg5

Clemente Mimun: “Il nostro Tg5, nave corsara. Una svolta nell’informazione”

Rassegna stampa: Corriere della sera, di Chiara Maffioletti.

Mimun e i 25 anni del telegiornale. «Io, Mentana e Sposini: tre pionieri».

Il 13 gennaio del 1992, una piccola nave corsara cercava di attaccare una portaerei. Clemente J. Mimun descrive così il Tg5 degli inizi — che ha fondato con Mentana e Sposini e che dirige dal 2007 — rispetto ai telegiornali della Rai. «Sì, il paragone era quello. Oppure potevamo essere anche il gommoncino di Greenpeace che cerca di contrastare la baleniera».

Sono passati 25 anni: cosa ha fatto quel gommoncino?

«La cosa più importante è che il Tg5, da subito, ha imposto a tutti di cambiare linguaggio, di diventare più comprensibili. Abbiamo obbligato anche gli altri, la Rai, a migliorarsi: il Tg5 è stata una ventata positiva per l’informazione».

Cosa ricorda degli inizi?

«Eravamo tre amici veri, io, il direttore Mentana e Lamberto Sposini. Ci è stata data la possibilità di costruire il nostro progetto. La fortuna è stata che poco dopo l’esordio del tg scoppiò Mani Pulite: gli altri erano paralizzati, noi raccontavamo tutto liberamente».

Qui l’obiezione è facile: nonostante Berlusconi?

«Al Tg5 non è mai mancata la libertà. In Rai più che la politica che condiziona i tg, a farlo è l’autodisciplina limitativa dei giornalisti. Al Tg5 non abbiamo mai avuto input di Berlusconi. Al di là di ogni retropensiero o pregiudizio era da subito l’editore ideale: per lui contavano i risultati e la capacità di costruirsi una credibilità per dimostrare che Mediaset era editorialmente matura. Questa è stata la vera intuizione di Berlusconi».

Altre sue idee vincenti?

«Ha voluto uno studio azzurro simile a quello del Tg1 dell’epoca. Così chi capitava sul Tg5 poteva non accorgersi che stava guardando noi e non la Rai. E poi ha preso i due conduttori migliori: Mentana e Sposini. All’epoca avevamo 40 anni, età media della redazione 30: ma eravamo stati scelti noi per affrontare la Rai».

In 25 anni tre direttori: Mentana, Rossella e lei…

«È un sistema politico solido: chi vince governa e continua a governare. Molto diverso rispetto a come funziona in Rai. Ma se azzecchi un direttore non si capisce perché lo si debba cambiare in corsa. Qui poi remiamo tutti nella stessa direzione: al mio primo anno da direttore del Tg2 dovevo camminare rasente i muri per non venire impallinato».

La prima edizione delle 20 era condotta da Mentana: non son partiti due servizi…

«Infatti chi lo incensa per le maratone sappia che le sue vere prove sono state quelle. Eravamo partiti quasi senza prove, ma quella sera non ci potevamo credere: cassette guaste. Oggi però è uno dei ricordi più divertenti che abbiamo».

In 25 anni l’informazione quanto è cambiata?

«Il web ha imposto una rivoluzione: è partita la corsa contro il tempo. Tempestivi, tempestivi, bisogna essere tempestivi. E spesso escono false notizie clamorose. A mio parere, proprio per questo, il controllo delle fonti ora va allungato e non accorciato».

La notizia che non avrebbe mai voluto dare?

«La morte di Pannella».

Pensa che oggi un gruppo di 30enni sarebbe in grado di lanciare da zero un notiziario, come voi con il Tg5?

«Penso di sì e che sarebbe giusto. Se un editore investisse su un nuovo tg dovrebbe tenere conto di chi conosce bene il linguaggio di oggi. Io vorrei molti più 25enni anche nelle redazioni. Non mi importa che siano iper qualificati, che parlino il mandarino, ma vorrei gente curiosa, determinata. La mia carriera è partita come fattorino negli anni 70 mentre oggi ragazzi con potenzialità gigantesche non avranno mai nemmeno l’opportunità di conoscere un capo redattore. Quando arrivi a un certo punto però, ti riscopri con la volontà di dare una mano, di trasmettere qualcosa ai più giovani».

 

(Nella foto Clemente Mimun)