Pubblicato il 05/01/2017, 12:35 | Scritto da La Redazione

Antonio Campo Dall’Orto: «Verdelli non lo sostituisco. Completerò io il suo piano»

Antonio Campo Dall’Orto: «Verdelli non lo sostituisco. Completerò io il suo piano»
Il direttore generale: Carlo si è sentito sfiduciato. Si a un'agenzia con il Tgr e Rainews24. Così in una lunga intervista al Corriere della Sera.

Su Maggioni. «Ruolo rinforzato per lei? II suo è un compito di equilibrio e di garanzia»

 

 

Rassegna Stampa: Corriere della Sera, pagina 6, di Paolo Conti

 

«Verdelli non lo sostituisco Completerò io il suo piano»

Il direttore generale: Carlo si è sentito sfiduciato. Si a un’agenzia con il Tgr e Rainews24

 

II ruolo di Maggioni «Ruolo rinforzato per lei? II suo è un compito di equilibrio e di garanzia»

 

Antonio Campo Dall’Orto, cosa è accaduto alla Rai martedì 3 gennaio dal suo punto di vista di direttore generale? Perché Carlo Verdelli si è dimesso?

«Abbiamo compiuto un lungo percorso, sulla proposta del piano per l’informazione messo a punto da Verdelli. Nel consiglio di amministrazione del 22 dicembre erano emerse molte opinioni e diverse critiche. Martedì c’è stato un cda informale, io ho presentato una proposta di sintesi su quattro punti fondamentali. Primo. Un forte impegno sull’informazione digitale, lì siamo in ritardo. Avremo la fortuna di poter contare sul supporto di Milena Gabanelli».

Nonostante l’uscita di Verdelli, Gabanelli continuerà a guidare quel progetto?

«Sicuramente sì. Secondo punto: la nascita di una grande agenzia informativa nazionale con l’unificazione TgrRainews24, la spina dorsale del racconto del Paese. Terzo: un conseguente ripensamento, con l’ascolto e il coinvolgimento dei direttori delle testate, sul numero e la collocazione delle edizioni dei tg con una maggiore aderenza alla missione editoriale delle reti e per comunicare al meglio col pubblico più giovane. Quarto: raccontare il Paese al di là dei suoi confini».

Detto così, nulla che sia in contrasto col piano messo a punto da Verdelli nei mesi scorsi. Allora perché se ne è andato? Lui ha detto che il piano appariva «pericoloso».

«Pericoloso? Non direi. Abbiamo parlato di una sua rivisitazione, non di accantonamento. Conosco Verdelli da poco ma ho avuto con lui, grande professionista e persona di straordinaria onestà intellettuale, un rapporto positivo e intenso. Dopo le critiche e i distinguo, e in seguito al confronto con i consiglieri, credo che Verdelli si sia sentito circondato da una sostanziale sfiducia e ha deciso di lasciare. Mi dispiace molto».

Verdelli verrà sostituito?

«No. Ho assunto io la responsabilità di completare la sua opera editoriale, coinvolgendo tutte le strutture. II cda mi ha dato mandato di procedere».

Dunque avremo un piano Dall’Orto?

«Per temperamento non amo le personalizzazioni. Preferisco parlare di un piano della Rai. Procederò, come ho detto, operando una sintesi, coerente al progetto di media company che ho messo a punto, del piano Verdelli e le osservazioni sia dei consiglieri che delle strutture».

Molti parlano di un ruolo rinforzato, sul piano per l’informazione, della presidente Monica Maggioni, essendo una giornalista Rai. Al ruolo della presidente è essenziale, però il suo è un compito di equilibrio e garanzzia in quel consiglio al quale la direzione generale proporrà un piano».

A proposito di informazione, anche dal Pd c’è preoccupazione per lo slittamento a febbraio del nuovo programma di approfondimento del martedì sera guidato da Bianca Berlinguer. C’è davvero un progetto di rinvio?

«Assolutamente no. Stiamo cercando anzi la prima data utile per la messa in onda. E stata proprio Bianca a chiederci tempo per mettere a punto la formula e lo stesso assetto dello studio».

Si dice che uno dei motivi per cui il cda non avrebbe amato il piano Verdelli stia nelle cinque macroregioni destinate a sostituire la tradizionale organizzazione centrale della Rai, depotenziando le sedi regionali, luogo tradizionale di «contatto» con la politica locale. È così? «Direi che quel modo di rapportarsi sta tramontando. Le edizioni regionali della Tgr resteranno ma si lavorerà sull’efficienza, sulla rapidità, sull’integrazione con Rainews24, che già funziona bene, insomma sull’innovazione. L’unificazione delle testate chiede quotidianamente una prospettiva diversa, sempre innovativa, nel lavoro. Quando diciamo che la Rai, con la sua presenza capillare, contribuisce a tenere insieme il Paese non parliamo di un’astrazione».

Verdelli è stato contestato anche sul trasloco del Tg2 a Milano e sul tg per il Sud da Napoli.

«Non penso siano temi da sì o da no ultimativi e comunque non sono le priorità».

Parliamo di risorse. Prima dovevano arrivare 100 euro di canone in seguito all’aggancio con la bolletta dell’elettricità. Ora sono 90. Dicono che temiate altre erosioni. Mancherebbero all’appello 200 dei milioni previsti. II piano industriale ne risentirà? Avete la sensazione che il governo non vi ascolti?

«Prima osservazione: il canone agganciato alla bolletta ha funzionato. Seconda: il piano industriale si basava, grazie alle risorse, su una spinta fortemente innovativa. Penso all’esperimento di Alberto Angela in prima serata, alla diretta dalla Scala, alla serata di Roberto Bolle, o a Raiplay, un vero successo perché nel 2016 abbiamo già registrato il doppio di visualizzazioni rispetto al 2015 superando 75 milioni di media views nei primi due mesi di piena attività, cioè ottobre e novembre 2016. E andrà ancora meglio ora, visto che da Natale l’accesso è permesso anche dai televisori connessi col semplice telecomando: uno strumento che sta cambiando il consumo Rai. II confronto col governo, quindi con l’azionista è positivo e costruttivo: ci battiamo perché quei go euro arrivino in azienda, è nostro compito».

Molti esponenti politici, soprattutto da Forza Italia e Lega, hanno chiesto in queste ore anche le sue dimissioni. Come risponde?

«Governando un’azienda così complessa possono esserci momenti di difficoltà. Ma abbiamo obiettivi precisi, come il piano industriale, e credo sia nostro dovere andare avanti».

C’è chi, anche dal Pd, nella maggioranza, sostiene che in un momento così spaventoso per l’Europa e il mondo a causa del terrorismo, l’informazione Rai reagisca ancora troppo lentamente e parzialmente.

«Nel 2016 abbiamo tramesso 189 ore di informazione in più rispetto al 2015. Un dato che svela ciò che accade intorno a noi ma anche la qualità dell’informazione televisiva e radiofonica della Rai, ma quando copriamo bene gli eventi con radio e non fa notizia».

Lei è stato scelto da Matteo Renzi alla guida della Rai. Cambia qualcosa, o molto, o addirittura tutto, con la sua uscita da Palazzo Chigi e l’arrivo di Paolo Gentiloni? «Io ho ricevuto un mandato legato all’innovazione della Rai da Matteo Renzi. Ed è un impegno che intendo continuare a svolgere anche con il governo Gentiloni».

 

(Nella foto, Antonio Campo Dall’Orto)