Pubblicato il 30/12/2016, 12:35 | Scritto da La Redazione

Aldo Grasso: Boss in incognito è un gigantesco branded content

Boss in incognito, Nicola Savino e il dubbio del branded content

Rassegna stampa: Corriere della sera, Aldo Grasso.

Tutte le presunte “criticità” servono a rafforzare l’immagine dell’azienda e l’idea che si fa strada è che questo programma sia un formidabile esempio di “branded content”.

È ripartita la quarta edizione di Boss in incognito condotta da Nicola Savino (il suo compito è di raccordare i vari momenti, una specie di voce fuori campo). Protagonista della puntata era Francesco Bove, leader delle patatine fritte (quelle olandesi che si vendono ormai ovunque). Il format inglese di Undercover Boss prevede che il capo azienda si travesta, si mischi ai suoi dipendenti e durante la missione individui i pregi e le criticità dell’azienda che dirige. Criticità? Il copione ne prevedeva ben poche. Anzi, visto che siamo in clima natalizio, la puntata grondava bontà da tutte le patatine (Rai 2, mercoledì, 21.10).

Il boss prima incontra Giada che gestisce un punto vendita a Roma. Giada è brava e decisa, ma serve le patatine a strati, con le varie salse scelte dal cliente (il boss esce di scena e finge di arrabbiarsi). Poi vola in Olanda, dove si raccolgono le patate (ma siamo sicuri che siano più buone delle nostre?). Lavora con Monique e prova quanto sia dura la fatica nei campi. Poi si trasferisce a Sorrento per conoscere Alessandra e imparare le procedure di apertura del negozio. Grande sfogo con gli autori perché la commessa non si lava le mani nel posto giusto. Si arriva infine da Antonio, responsabile della logistica. Per farla breve, in un crescendo di retorica e di «mariadefilippismo», il boss si fa riconoscere e premia tutti con generosità: gioielli, biglietti aerei, weekend in un centro benessere, estinzione del mutuo… Del resto, è stato descritto come marito esemplare, grande manager, boss con il cuore in mano. È questo il senso del programma? A ben pensarci c’è qualcosa che non convince. Tutte le presunte «criticità» sono servite soltanto a rafforzare l’immagine dell’azienda e l’idea che si fa strada è che questo programma sia un formidabile esempio di «branded content». Se per caso vi capita di incontrare Nicola Savino provate a chiederglielo!

 

(Nella foto Nicola Savino)