Pubblicato il 29/11/2016, 14:31 | Scritto da La Redazione

Il Rischiatutto di Fazio cancella di 20 anni di vuoto pneumatico televisivo

L’Italia vintage di Rischiatutto e i suoi antitronisti vincenti

Rassegna stampa: Corriere della sera, di Renato Franco.

Nessun personaggio da reality: nel quiz di Fabio Fazio l’ingegnere che sa tutto di Maria Callas, il neolaureato che ama Dante, la tatuatrice appassionata di Frida Kahlo. Così Renato Franco sul “Corriere della sera”.

Un’Italia che rimane spesso fuori dal codice convenzionale televisivo che è fatto di persone che vanno davanti a una telecamera con il solo scopo di andare davanti a una telecamera. Qui c’è la rivincita della sostanza sull’apparenza, del contenuto sull’immagine, del quadro sulla cornice. Gente che va in tv perché sa fare qualcosa, a differenza del format dominante, fatto di chiacchiericcio vuoto, il cane che si morde la coda e finisce anche per trovarla buona. Niente tronisti, nessun naufrago famoso solo per se stesso, nessun recluso da grande fratello. Fabio Fazio con Rischiatutto ha riportato le lancette dell’orologio al 1970. Tutto uguale come allora. Lo studio, le scritte e le cabine, i pulsanti e le cuffie. E anche i concorrenti, quell’Italia sommersa che non fa notizia. C’è Stefano Orofino, l’insegnante di Storia e Filosofia con la passione insana per la Juventus e che sembra passato di lì per caso (notevole il Fazio che si rivolge a lui con un «mi scusi se la disturbo»). C’è Alicia Ambrosini, la tatuatrice e decoratrice di bambole che ha portato come materia la vita e le opere di Frida Kahlo. Armando Vitolo, il pubblicitario appassionato di cinema e che conosce vita, morte e miracoli di Alberto Sordi.

Il fenomeno che sembra uscito da un film di Tornatore sull’Italia degli anni Cinquanta: Michele Parisi, 25 anni, neolaureato in Giurisprudenza e studente in una scuola notarile di Roma. Sa tutto Dante meglio di Benigni (ha identificato sei personaggi della Divina Commedia da un solo verso). Fino all’ultimo campione, l’ingegnere Alessandro Ferrari innamorato di Maria Callas: «Da adolescente, per caso, ho ascoltato questa voce di cui non sapevo nulla. Però mi colpì da subito, soprattutto perché non capivo se mi piacesse oppure no. Qualche tempo dopo ho sentito la stessa voce in un’aria diversa e l’ho riconosciuta: lì ho capito che se una cosa di quel tipo era riuscita a impressionare una persona come me che non ne sapeva nulla, valeva la pena di approfondire. E approfondisci, e approfondisci, oggi sono qui». Dedica vintage: «Ringrazio i miei genitori che sono le persone più importanti della mia vita: oltre ad avermi messo al mondo mi hanno insegnato a starci, che non è poco».

Nell’ultima puntata ha battuto il dantista Parisi, che aveva anche un altro obbiettivo: «Spero che la mia partecipazione sia servita anche per divulgare un po’ Dante, una poesia che a me ha appassionato moltissimo e ancora oggi credo appassioni tanti giovani». D’altri tempi anche la risposta sui soldi vinti (144 mila euro): «Li metto da parte per vivere gli ultimi anni di studio con maggiore tranquillità». Il primo campione era stato Stefano Orofino. Grazie a Boniperti è arrivato a 262mila euro, per colpa di Sivori ha abbandonato il programma: «Era un sogno che avevo da piccolo quello di partecipare a un quiz stile Mike Bongiorno. Ho sempre avuto una grande capacità di memorizzare numeri e date, su qualsiasi evento. E quella per la Juve è una passione viscerale che ho fin da bambino. Posso aver cambiato il modo di pensare e di vedere il mondo, ma l’amore per la Juve è la costante della mia vita. A 19 anni invece è arrivato l’interesse per Battiato, un cantautore che tratta molti temi filosofici e che sicuramente ha influito nella scelta dei miei studi».

Ormai da 13 anni su Rai 3, Fabio Fazio quest’anno ha rimescolato le carte e messo in piedi una vera factory. È tra gli ideatori di Le parole della settimana, condotto ogni sabato da Gramellini e ha rivisto Che tempo che fa (ogni domenica oltre 3 milioni e quasi il 12% di share) allungandolo con Che fuori tempo che fa: «Prima avvertivo Che tempo che fa come un programma monco, il prologo di qualcosa che non arrivava. Ora è una vera prima serata, le interviste one-to-one sono complementari a quelle al tavolo dove aleggia lo spirito di Quelli che il calcio…, un gioco di improvvisazione con i diversi ospiti». Rischiatutto (quasi 3 milioni di spettatori, oltre 11% di share) è la sua bandiera, slow tv che batte junk tv: «Nella sua lentezza c’è qualcosa di ancestrale — l’analisi del conduttore —. Ricorda un po’ i duelli western dove ogni inquadratura — la polvere, il sole, il grilletto, i volti — serve a far accrescere il pathos fino al colpo finale».

 

(Nella foto Fabio Fazio)