Pubblicato il 10/11/2016, 11:33 | Scritto da La Redazione
Argomenti:

Rai: gli stipendi avranno un tetto limite massimo di 240 mila euro

Rai: gli stipendi avranno un tetto limite massimo di 240 mila euro
I manager dovranno adeguarsi, a cominciare dall'ad Campo Dall'Orto che percepisce 650mila euro l'anno. La tagliola scatterà dal 15 novembre, coinvolti direttori e dirigenti. Non chiara la sorte dei compensi degli artisti. Così Marco Castoro su “Il Messaggero”.

Stipendi Rai, sì al tetto di 240 mila euro

Rassegna stampa: Il Messaggero, pagina 21, di Marco Castoro.

I manager dovranno adeguarsi, a cominciare dall’ad Campo Dall’Orto che percepisce 650mila euro l’anno. La tagliola scatterà dal 15 novembre, coinvolti direttori e dirigenti. Non chiara la sorte dei compensi degli artisti.

LE DIRETTIVE Ora il dado è tratto: fatta la legge bisogna tagliare i compensi e rispettare il tetto di 240mila euro lordi annui. Nessun manager Rai potrà sfuggire alla tagliola. A partire dal 15 novembre gli stipendi verranno adeguati all’articolo 9 della legge 198 approvata il 26 ottobre 2016 e quindi subiranno bruschi ridimensionamenti. A cominciare dai 650mila euro che percepisce il direttore generale Antonio Campo Dall’Orto. Oltre a lui, a stringere la cinghia saranno una quarantina di dirigenti e direttori che superano 240mila euro l’anno, mentre sono oltre 90 gli stipendi che superano i 200mila annui. Quindi ora accade che il dg avrà lo stesso compenso degli altri dirigenti, dei direttori di rete e di tiggì che superavano la soglia. In pratica, si sono azzerate tutte le distanze. Ancora in sospeso invece i compensi degli artisti, a cominciare dalle star milionarie più pagate come Carlo Conti, Fabio Fazio, Antonella Clerici. Sui loro casi deciderà in tempi brevi il governo.

Il cda di Viale Mazzini nella seduta di ieri ha approvato all’unanimità la delibera che prevede di applicare con decorrenza immediata il tetto per i dipendenti, così come previsto dalla legge, mentre per i contratti di natura artistica verrà chiesta un’interpretazione puntuale del testo di legge all’azionista ministero dell’Economia e Finanze e al ministero dello Sviluppo Economico. Una soluzione potrebbe essere di far pagare le star dalle società di produzione alle quali la Rai si rivolge per acquistare formate contenuti. Ma non sarà facile trovare una via di uscita, anche perché c’è un mercato e la Rai potrebbe perdere i conduttori più blasonati. Importante però fare dei distinguo. Perché ci sono i casi di Conti e Fazio che portano ascolti e pubblicità e altri che attualmente stanno vivendo un momento difficile a proposito di share. Vengono in mente i nomi di Antonella Clerici e Flavio Insinna.

IL CANONE Un altro tema importante è il gettito del canone. Che non sarà magro come più di qualcuno ha pronosticato. Il recupero dall’evasione potrebbe essere cospicuo, seppure la riduzione prevista per il prossimo anno preoccupa l’universo Rai. E già ieri il cda ha affrontato in via preventiva la valutazione degli effetti della riduzione del canone unitario da 100 euro a 90, come previsto nella Legge di Stabilità 2017. Secondo il cda, anche l’assetto immobiliare del patrimonio Rai necessita di prospettive di sviluppo e i provvedimenti vanno presi per tempo. PIANO EDITORIALE Il direttore Carlo Verdelli continua a stare sulla graticola. Ancora una volta all’interno del cda si è parlato del suo operato e del piano editoriale non ancora presentato. «A seguito del Papa in Svezia sarebbero partiti 23 inviati, tra giornalisti e operatori, di tutte le testate Rai», ha denunciato il consigliere Arturo Diaconale, che ha chiesto ai vertici di Viale Mazzini di sapere se la notizia risponde al vero. «Se così fosse – ha spiegato – alla prossima riunione mi troverei costretto a chiedere l’azzeramento della struttura diretta da Verdelli. Mi domando che tipo di coordinamento svolga. Nulla di personale nei suoi confronti, ma sono otto mesi che aspettiamo il piano per l’informazione».

Chi difende Verdelli dice che il coordinamento ha funzionato anche nell’ultimo caso delle elezioni Usa. Seppure Politics, il talk di Rai 3 che ha sostituito Ballarò, non perda occasione per finire nel vortice delle polemiche. Un’altra serata da dimenticare, quella di martedì, per Gianluca Semprini e Daria Bignardi. Oltre all’ormai solito flop di ascolti (3%, doppiato da Giovanni Floris su La7) è stato commesso un errore clamoroso nel tabellone del voto americano con gli Stati colorati di rosso o di blu a seconda dell’esito. Tutto molto bello se non fosse che Hillary Clinton era indicata come la candidata repubblicana.

 

(Nella foto la statua equestre di viale Mazzini)