Pubblicato il 06/11/2016, 16:00 | Scritto da Andrea Amato
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Marco Balestri: Faccio un talent show sugli scherzi. E lo produco io

Marco Balestri: Faccio un talent show sugli scherzi. E lo produco io
Dopo anni di radio, l’autore di “Scherzi a parte” e di tanti programmi Mediaset, torna a Cologno Monzese nel ruolo anche di produttore. TvZoom l’ha incontrato per farsi raccontare i suoi nuovi progetti.

Marco Balestri: “In lavorazione abbiamo anche Derby Cabaret, il cooking show Amore, passami il sale e un programma sul Nord e il Sud”

«Da anni in Mediaset tutti mi dicevano che ero un patrimonio per l’azienda, però nessuno mi diceva più cosa fare. Alla fine sono andato da Alessandro Salem, il capo dell’Intrattenimento del Biscione, abbiamo deciso quali programmi realizzare e ora me li produco da solo», così ci racconta Marco Balestri, negli uffici della sua nuova casa di produzione Alta Visibilità Produzioni, all’ombra della torre di emissione di Mediaset a Cologno Monzese.

Balestri, cosa sta producendo?

Dopo anni di radio sono tornato a fare il mio lavoro: l’autore televisivo. Com’è già trapelato in rete (su TvBlog, ndr.), stiamo lavorando a Lo scherzo perfetto, che andrà in onda su Italia 1 tra febbraio e marzo, in prima serata. Un talent basato sullo scherzo: il più bello vincerà.

E cosa c’è in palio?

La possibilità di realizzare uno scherzo memorabile a un personaggio famoso, in stile Scherzi a parte. Facciamo tutto per il gusto del divertimento: in un’epoca così drammatica, credo che lo spazio per un po’ di leggerezza e svago ci sia e che sia importante. Una sorta di antidepressivo.

Chi partecipa a questi scherzi?

Chiunque lo voglia. Le audizioni sono aperte a tutti, anche a lei. Finora sono arrivati in duecento, tra attempati goliardi e giovanissimi youtuber. Selezioniamo i migliori e con loro iniziamo un percorso di scherzi che porterà alla finale dopo sei puntate.

Chi c’è nella sua casa di produzione?

Amici con cui ho condiviso porzioni della mia carriera, professionisti di tutte le età. Credo che in televisione i giovani siano una risorsa fondamentale, perché vanno veloci, ma poi c’è bisogno di qualche vecchio saggio che indichi loro dove andare. Siamo un team ben assortito.

Com’è strutturato il programma?

Ci sono le Audizioni: selezioneremo gli “scherzatori” più originali. A quel punto affideremo loro una missione, che realizzeranno con il nostro supporto logistico e tecnico. Ci sarà un secondo livello di scherzo, poi la semifinale e infine la finalissima. In tutto andranno in onda circa 120 scherzi.

Sembra quasi un laboratorio, un vivaio per crescere nuovi protagonisti per una futura edizione di Scherzi a parte, il suo programma storico.

Bravo, lo scriva.

Chi ci sarà nel cast?

Hanno parlato di Teo Mammuccari alla conduzione, ed è vero, è in pole position, ma ancora non abbiamo firmato, quindi chissà. Poi stiamo cercando di coinvolgere alcuni collettivi di youtuber, che secondo me sono molto bravi.

Tipo?    

Matt&Bise, ma anche iPantellas, The Fools.

Ci sarà anche una giuria?

Ne stiamo parlando, anche se non vorrei chiamarla così, piuttosto un comitato di amici che viene a commentare gli scherzi. Mi piacerebbe avere Sacha Baron Cohen, Rémi Gaillard e la Gialappa’s Band. Oppure una giuria di ruolo: Paolo Villaggio nei panni di Fantozzi, Rita Pavone in quelli di Giamburrasca, Pierino alias Alvaro Vitali. Ma sono tutte idee ancora in evoluzione.

Di chi è il formato?

È un format originale che ho sviluppato io, sulla suggestione di una società israeliana, con cui Mediaset ha accordi commerciali.

Le parole più utilizzate nella televisione di oggi sono narrazione e storytelling. Ne farete anche voi attraverso gli scherzi?

Intanto racconteremo tutta l’Italia, da Nord a Sud, e di tutte le età. E poi cercheremo ogni volta di avere un’evoluzione e una storia, e quindi anche una morale. Insomma, cercheremo di dare sempre un “perché” agli scherzi.

Mi sta dicendo che affronterete temi sociali?

Le faccio un esempio per spiegarmi meglio: in uno scherzo faremo credere a una madre che il figlio è gay, per vedere la sua reazione. Siamo nel 2016, tutti ci riempiamo la bocca di parità, uguaglianza, diritti civili, ma come reagiamo poi nel privato? Ecco, con uno scherzo metteremo a nudo anche questi aspetti della società italiana di oggi, le piccole miserie umane. Dall’immigrazione che provoca razzismo alla nostra reazione verso la povertà.

Ha altri progetti in ballo?

Uno che parla del rapporto tra Nord e Sud. Poi abbiamo preso i diritti di Derby Cabaret, un programma comico che inizialmente dovevamo fare per Rai 2, prima del cambio di dirigenza. Vorremmo però uscire dai cliché delle trasmissioni di questo genere. Non potevamo poi non cimentarci anche noi in un cooking show e così ci siamo inventati Amore, passami il sale, ovvero il racconto della vita di coppia all’interno della cucina.

Com’è stato il rientro in Mediaset?

Ho iniziato 30 anni fa e le cose erano semplici: si andava da Silvio Berlusconi a proporre un’idea, se gli piaceva si andava in onda. Oppure ti chiamava Fatma Ruffini e ti diceva cosa le serviva. Oggi è cambiato tutto, le risorse sono sensibilmente ridotte e i piani da salire in azienda sono troppi. Per questo ho deciso di diventare anche produttore, per snellire alcuni processi decisionali. Così mi prendo tutti i rischi, ma ho anche più autonomia e tempi molto più rapidi.

Ha nostalgia della radio?

Dopo dieci anni pensavo di avere soddisfatto la passione, invece ne sento molto la mancanza. È un mezzo incredibile, che ti avvicina alla gente molto più della televisione. Ancora oggi, dopo un anno che non sono più in onda, ci sono ascoltatori che mi fermano per strada e mi dicono: «Ti ascolto tutte le sere». Chissà come fanno. E poi il mio programma, Molto personale, a detta di tutti gli addetti ai lavori era un vero gioiellino.

Cosa guarda in tv?

Potrei fare lo sbruffone e dire che la televisione è come la cacca: chi la fa non la guarda. Invece devo dire che sono appassionato di serie televisive. Sulla generalista guardo ancora con tanta curiosità show come L’Isola dei Famosi e il Grande Fratello Vip: ogni volta rimango stupito dalla natura umana. Mi piace anche Pechino Express, soprattutto perché scopro Paesi che per pigrizia, forse, non visiterò mai.

E se le chiedessero di partecipare?

Mi avevano proposto la prima edizione, dovevo partecipare con mia figlia, che però aveva la maturità e quindi non siamo partiti.

A quasi 60 anni, con più di 30 di televisione sulle spalle, oggi come si definisce?

Ho scoperto, grazie a Lo scherzo perfetto, di avere un’indole da talent scout.

 

Twitter@andreaamato

 

(Nella foto Marco Balestri, in versione «scherzo da prete»)