Pubblicato il 25/10/2016, 11:33 | Scritto da La Redazione

Mia: la fiction italiana gode di buona salute. Al top la Rai

Mia: la fiction italiana gode di buona salute. Al top la Rai
L’Associazione Produttori Televisivi ha presentato uno studio, condotto dall’Osservatorio sulla fiction italiana, che indaga le produzioni dei tre giganti della tv italiana Rai, Mediaset e Sky.

Presentati al Mia, Mercato Internazionale Audiovisivo, due ricerche sulla serialità televisiva italiana

«La fiction resta un pilastro della programmazione televisiva italiana. L’Italia supera la Francia, la Gran Bretagna e la Spagna come ore trasmesse sul totale delle trasmissioni, dietro soltanto alla Germania. Alcuni prodotti italiani iniziano a distinguersi per qualità e riconoscibilità internazionale ma per rendere sistematico tale cambiamento è necessario risolvere alcuni annosi problemi». Questo è quanto dichiara Bruno Zambardino, docente di Economia e Organizzazione del Cinema e della TV alla Sapienza Università di Roma, che insieme con Monica Sardelli,  ha condotto lo studio della produzione televisiva per APT. Questo studio infatti, indica la serialità come il campo su cui si gioca la sfida della competitività del prodotto audiovisivo, ma il mondo della produzione resta in difficoltà nonostante la moltiplicazione delle piattaforme di distribuzione e fruizione dei contenuti. Il mercato italiano della fiction è concentrato in una trentina di società che fatturano circa 470 milioni di euro, di cui oltre il 50%  è generato della prime 5 società.

Lo studio di Milly Buonanno, direttrice dell’Osservatorio sulla fiction italiana, afferma che i tre principali operatori del sistema televisivo nazionale – Rai, Mediaset, Sky – contribuiscono in maniera assai diseguale ad alimentare la produzione. Di fatto, in presenza della drastica riduzione dell’offerta di fiction sulle reti Mediaset e dell’apporto quantitativamente marginale della (pur ‘risonante’ internazionalmente e critically acclaimed) produzione Sky, i dati mettono in luce la situazione di squilibrio di un’industria televisiva e di un sistema di storytelling che, per i tre quarti dell’output (76%), poggia sulle politiche produttive ed editoriali della sola televisione pubblica. Infatti le reti pubbliche, soprattutto Rai 1 sulla quale si concentra circa la metà (201 ore) dell’intera offerta stagionale, realizzano – pur in una fase di crescente frammentazione del consumo – soddisfacenti performances di ascolto, che per una buona metà dei titoli in programmazione superano in varia misura il 20% di share media. Lo studio di Zambardino segnala dati positivi da Rai Fiction il cui budget 2015 è in crescita (circa 200 milioni). Lo studio di Milly Buonanno mette in luce quali sono i generi di fiction italiana più acclamati: i generi crime, in specie nella variante ‘solare’ tipicamente italiana (Montalbano, Don Matteo ecc.), e identità (biografie, storia nazionale ecc.) costituiscono i principali vettori dei successi della fiction Rai e ancora crime, accanto al melodramma, per la fiction Mediaset le cui performance d’ascolto nella stagione si distribuiscono in un range tra l’11 e il 16% di share media.

Al di là delle numerose differenze, il trait d’union fra fiction Rai, Mediaset e Sky è la diffusa presenza – come elemento centrale della narrativa o come storyline aggiuntiva – della ‘mafia story’. Lo studio di Zambardino suggerisce le ricette per incrementare il successo delle serie tv originali: occorre ripensare il prodotto, renderlo attuale e adatto al pubblico internazionale, curare maggiormente la fase di sviluppo, sperimentare, come si fa in rete ormai da anni, incentivare le coproduzioni e inserire l’audiovisivo a pieno titolo nelle politiche di promozione del made in italy.  Un ruolo strategico sarà svolto dalla nuova legge cinema che rafforza i benefici fiscali a favore della produzione televisiva che già nel 2015 ha beneficiato di circa 50 milioni di euro (credito richiesto) per un valore complessivo di investimenti sul territorio di circa 360 milioni di euro. Le sfide più importanti saranno da un lato il rilancio del servizio pubblico a sostegno della produzione indipendente e dall’altro all’introduzione di un nuovo quadro normativo in grado di rendere più efficace valorizzazione economica dei diritti su tutte le piattaforme.

 

(Nell’immagine il logo del MIA)