Pubblicato il 22/10/2016, 15:32 | Scritto da La Redazione
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AT&T si vuole prendere Time Warner: unione da 300 miliardi di dollari

AT&T si vuole prendere Time Warner: unione da 300 miliardi di dollari
Centrale la convergenza telecomunicazioni-intrattenimento. Operazione nel weekend. Così Fabio Savelli sul “Corriere della sera”.

At&t vuole la Cnn e i film di Hollywood. Con Time Wamer nozze da 300 miliardi

Rassegna stampa: Corriere della sera, pagina 39, di Fabio Savelli.

Centrale la convergenza telecomunicazioni-intrattenimento. Operazione nel weekend.

Le partite della Nba in esclusiva. Il notiziario della Cnn, La sterminata galassia Time, compreso l’autorevole settimanale. I programmi originali di Hbo, del network Cartoon. Tutti sulla rete ad alta velocità del colosso delle telecomunicazioni AT&T, che negli ultimi cinque anni ha speso oltre 140 miliardi di dollari per portare gli Stati Uniti nell’epoca del 4G iper-indebitandosi per contrastare la rivale Verizon. Si preannuncia un fine settimana carico di aspettative questo negli Usa. Proprio sul rush finale delle presidenziali che decreteranno il nuovo inquilino della Casa Bianca. Perché potrebbe nascere un gigante da quasi 300 miliardi di dollari, sommando le capitalizzazioni di AT&T (230 miliardi) e Time Warner (65 miliardi). Presto per dire se il matrimonio si farà. I colloqui sono fitti da giorni rilevano i media americani ma pendono una serie di incognite. La prima: AT&T ha un debito di 120 miliardi. L’anno scorso ha speso 50 miliardi per portarsi a casa l’emittente satellitare DirecTV, diventando l’attore più importante per quota di mercato nella televisione a pagamento degli Stati Uniti.

La seconda: la concorrenza di Google e Apple, che starebbero valutando da tempo il dossier Time Warner. La terza: l’assegno da corrispondere a un colosso dei contenuti che due anni fa ha sbarrato la strada persino a Rupert Murdoch e alla sua NewsCorp rifiutando un’offerta da parte della controllata 21st Century Fox da 85 dollari per azione, che avrebbe valorizzato Time Warner 75 miliardi di dollari. Ecco perché per convolare a nozze gli analisti concordano su un accordo che prevederebbe una parte in contanti e l’altra, preminente, in azioni. Uno scambio di partecipazioni che permetterebbe ad AT&T di non svuotare la cassa dotata di appena sette miliardi. L’operazione è la stessa di tante altre fusioni, riuscite, tentate, abortite di questi ultimi anni. A cavallo tra telecomunicazioni e intrattenimento. Come la fusione Comcast-Nbc o la stessa Time con Aol, naufragata qualche anno dopo l’integrazione con il service provider alla fine venduto e acquistato da Verizon. È singolare che entrambe le società stessero valutando la possibilità di comprare Netflix, leader nella diffusione di contenuti in streaming con la formula dell’abbonamento mensile.

D’altronde in questi ultimi 15 anni (dall’anno di fusione tra Time Warner e Aol) la fruizione dei contenuti di intrattenimento ha subito una rivoluzione. Netflix, Hulu, Amazon Prime hanno decretato il trionfo dello streaming. I social media come Facebook hanno ulteriormente disintermediato la tv via cavo o via satellite, comprimendo i margini degli operatori, perché garantiscono l’accesso ad approfondimenti direttamente sulla loro piattaforma. La necessità delle aggregazioni diventa lampante. Riducendo i costi di struttura. Nello streaming è chiaro che l’operazione consentirà migliori economie di scala (e di offerte alla clientela) per il servizio HBO di Time Warner. Non è un caso che AT&T proprio recentemente ha acquistato il 10% dello streaming di Hulu unendosi ai soci Walt Disney, 21st Century Fox e Nbc Universal-Comcast. E ha lanciato l’online di DirecTV finalizzato alla vendita di un pacchetto robusto di canali televisivi.

 

(Nell’immagine il logo di AT&T)