Pubblicato il 09/10/2016, 14:04 | Scritto da La Redazione
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Telegiornali, la beffa del Governo

Telegiornali, la beffa del Governo
La struttura informativa dei telegiornali, che osserviamo in questi primi giorni di campagna sul referendum, proprio non va. Così Roberto Zaccaria su Il Fatto Quotidiano.

«Il servizio nel suo complesso dura più di due minuti, l’appello finale una decina di secondi. Come si conteggerà ai fini della par condicio?»

 

 

 

Rassegna Stampa: Il Fatto quotidiano, pagina 8, di Roberto Zaccaria

 

IL COMMENTO

Par condicio I principali canali di informazione e il racconto della campagna (con un protagonista di troppo)

TELEGIORNALI, LA BEFFA DEL GOVERNO

 

La struttura informativa dei telegiornali, che osserviamo in questi primi giorni di campagna sul referendum, proprio non va. Il premier, che ha dichiarato di non voler personalizzare il referendum, ogni giorno va in giro per l’Italia, e non solo, a fare campagna elettorale. Mi pare ci siano circa 200 appuntamenti programmati da qui al 4 dicembre. Indubbiamente un bel sistema per spersonalizzare! Quegli appuntamenti non servono solo a convincere i presenti, ma servono soprattutto per “rimbalzare” sui tg “notizie” del Governo, confezionate essenzialmente a favore del Sì. Non me ne voglia il Direttore, ma vorrei prendere ad esempio il Tg1 che essendo il giornale di punta del servizio pubblico dovrebbe costituire un esempio di equilibrio. Qui non c’entra la par condicio, che ancora non è iniziata. C’entra l’elementare obbligo di pluralismo che, come la Consulta ha detto, c’entra sempre e soprattutto a ridosso delle scadenze elettorali più importanti. Il modo di eludere la par condicio non è nuovo, lo aveva insegnato benissimoBerlusconi, che faceva le sue campagne elettorali nell’anno precedente (come nel 2000): acquistava un bel vantaggio e poi andava in campagna elettorale a mani basse. Mi pare stia accadendo lo stesso ora, anche se il tema non è quello di andare in vantaggio, ma è quello di “recuperare” lo svantaggio.

Torniamo al Tg1 di questi giorni ed osserviamo la struttura delle notizie. Già nei titoli si richiama con evidenza una presenza del premier in qualche parte del Paese, una lezione alla scuola del P d, una inaugurazione a Napoli, un discorso a Torino e così via. In ognuna di queste occasioni il servizio del Tg è di ampia durata (almeno 2 minuti), come si conviene ad un intervento del Governo. Non solo c’è il giornalista che illustra, con enfasi, il discorso di Renzi, ma ampi stralci sono “dal vivo”, con selezionate frasi ad effetto. Anche la scenografia è curata, come alcuni giorni fa alla scuola Pd, quando il premier era inquadrato con lo sfondo (casuale) del logo Basta un Sì. Significativa è anche la struttura del discorso: si parla di Europa, di migranti, di giovani, dei progressi in economia, dei vari bonus e poi l’immancabile conclusione: con il referendum ci giochiamo tutto questo per i prossimi vent’anni. Il servizio nel suo complesso dura più di due minuti, l’appello finale una decina di secondi. Come si conteggerà ai fini della par condicio? Due minuti e mezzo o dieci secondi o niente, dato che quello è uno spazio dedicato alle notizie (?) del Governo. È interessante anche commentare il servizio, stavolta equilibratissimo nei tempi, dedicato al referendum. La durata è quasi la metà di quello dedicato al Governo. Poco più di un minuto. In compenso i tempi sono equamente distribuiti tra il Sì ed il No. C’è però da osservare la confezione. Il Sì, in genere, è descritto come un fronte compatto, con autorevoli testimonial economici, finanziari, internazionali preoccupati per quella stabilità che solo il Si potrà assicurare.

Il fronte del No è, invece, presentato come un fronte eterogeneo (quando non come un’armata Brancaleone) ed i suoi testimonial sono costantemente identificati in Brunetta, Salvini ed ora anche in D’Alema (nonostante lui abbia detto esplicitamente di non volersi confrontare con Renzi). È evidente che se questa impostazione dei Tg continuasse, la partita non sarebbe certamente ad armi pari. La par condicio deve ancora cominciare e quando entrerà in vigore potrebbe essere troppo tardi. Noi confidiamo nell’arbitro che la legge ha previsto cioè l’Agcom. Certo è un errore aver previsto, all’inizio un periodo di rilevamento dei dati, di ben due settimane: è troppo lungo per poter effettuare e caci interventi correttivi. Noi, con il Comitato del No, metteremo in piedi un piccolo osservatorio sui Tg e sul rispetto della par condicio che guarderà ogni giorno il comportamento dei Tg, lo spazio dedicato al Sì e al No e soprattutto quello dedicato al Governo. Non vorremmo che dopo tutto il peso che il Governo si è attribuito durante la formazione della riforma, ora, durante la campagna referendaria, qualcuno pensasse sapientemente di tenerlo artificiosamente fuori dai conteggi per la par condicio! Sarebbe proprio una beffa!

 

(Nella foto, la statua equestre di Viale Mazzini)