Pubblicato il 08/10/2016, 16:07 | Scritto da La Redazione
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“Schierato sulla riforma? Il tuo programma salta”

“Schierato sulla riforma? Il tuo programma salta”
Via dallo schermo per due mesi chi ha firmato un appello. Così su Repubblica.

La par condicio in Rai

 

 

Rassegna Stampa: Repubblica, pagina 8 di Annalisa Cuzzocrea

 

IL CASO. VIA DALLO SCHERMO PER DUE MESI CHI HA FIRMATO UN APPELLO

La par condicio in Rai

“Schierato sulla riforma? Il tuo programma salta”

 

ROMA. Prigionieri per due mesi di una firma sotto a un appello. Succede a professori universitari, storici dell’arte, scrittori, scienziati che hanno deciso di aderire a qualche comitato referendario, per il si o per il no, poco importa. Succede in Rai ad Alberto Melloni, professore di storia del cristianesimo, che si è visto cancellare due trasmissioni, una su Radio3 e una su Rainews, perché risulta tra i firmatari dell’appello “Un pacato sì”. A viale Mazzini spiegano: «Stiamo solo applicando la legge sulla par conditio», che effettivamente prevede che in caso di referendum chi ha espresso posizioni pubbliche a favore di uno schieramento possa partecipare solo a trasmissioni inerenti alla consultazione e riconducibili sotto a una testata giornalistica. Quella che poi provvede a riequilibrare gli interventi. Non può fare altro, però. Non può quindi, nel caso di Melloni, parlare di religione e spiritualità a Uomini e Profeti o a II Sabbatico, né può andare in onda l’intervento che ha registrato per Rai Storia sui discorsi dei papi. Per tutto questo, bisognerà aspettare il 4 dicembre. Così, le trasmissioni Rai per  due mesi faranno a meno di centinaia di firmatari del Sì, tra cui per fare qualche esempio la  scrittrice Dacia Maraini, lo psicanalista Massimo Ammaniti, lo storico dell’arte Andrea Carandini. O del No, come Tomaso Montanari (in realtà andato in onda mercoledì a Italia, la trasmissione di Michele Santoro ), Alberto Asor Rosa, Stefano Rodotà. Il direttore di Radio3 Marino Sinibaldi è riuscito a salvare Uomini e Profeti della domenica, affidato

a Massimo Cacciari, perché il filosofo schierato per un problematico Sì non ha firmato alcun appello. «Per ora, il discrimine è quello spiega siamo però in attesa del regolamento della Vigilanza Rai». Sinibaldi ricorda come questi problemi siano sempre sorti, con la par condicio. Ma ne difende la ratio: «Nasce per impedire che qualcuno si approfitti del servizio pubblico». Vale infatti anche per le elezioni politiche. A viale Mazzini ancora si parla di quando stava per saltare la fiction Cime tempestose con Cristiana Capotondi perché l’attrice si era candidata in una lista cittadina (che poi abbandonò). «Mi sembra un’interpretazione un po’ forzatina», dice però il deputato pd in Vigilanza Rai Vinicio Peluffo, che annuncia: «Voteremo il regolamento martedì». «È la prova del clima nevrotico di questo Paese, che finisce per ledere il diritto a prendere posizione», sostiene Melloni. Allo stesso clima è legata la polemica su Radio Anch’io: in un’intervista al Fatto Gianfranco Pasquino, politologo del fronte del No, ha accusato la trasmissione di Radio 1 di aver cancellato il suo intervento su richiesta del premier. Niente del genere, replicala Rai: «Avevamo pensato a vari format chiamando dei costituzionalisti, ma poi per par condicio abbiamo  mandato Renzi da solo con il conduttore perché solo era andato D’Alema il giorno prima».