Pubblicato il 03/10/2016, 14:35 | Scritto da La Redazione
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Mara Maionchi: In Rai da sempre conta soltanto saper galleggiare

Mara Maionchi: In Rai da sempre conta soltanto saper galleggiare
La signora di “X Factor” svela la formula per il successo e poi picchia sulla Rai: “Il più bravo? Gianni Ravera, coraggiosissimo”. Così Simona Voglino su “Libero”.

Mara Maionchi: “Il mio segreto è il fattore C”

Rassegna stampa: Libero, pagina 19, di Simona Voglino.

La signora di “X Factor” svela la formula per il successo e poi picchia sulla Rai: “Galleggiano tutti come quelli nel water. Il più bravo? Gianni Ravera, coraggiosissimo”.

Incontriamo Mara Maionchi nel suo appartamento di Milano. La luce del pomeriggio è mitigata dalle tapparelle lievemente calate. Un tavolino basso con molti oggetti e telecomandi, le foto di famiglia sparse, ci sediamo su un divano damascato per bere il caffè appena preparato dalla Signora e fare quattro chiacchiere.

Lei non si ferma mai: quante cose sta facendo?

«Sono impegnata con X Factor e con la radio (fino a dicembre su Radio 105 con Gianluigi Paragone, ndr). Farò MasterChef, ma non dico altro su questo».

Partiamo da X Factor. Gli ascolti rimangono record, ma giunto alla decima edizione non rischia un po’ di ripetersi?

«Certo. Ma per le trasmissioni che hanno tanti anni è inevitabile».

Cosa pensa della giuria di quest’anno?

«Fedez secondo me è un discografico attuale. Infatti funziona».

Agnelli?

«Ai provini mi era sembrato un po’ lento. Ma con il montaggio, devo dire, è stato magnifico. Arisa la conosciamo e piace, Soler è da scoprire».

Ha fatto la discografica per molto tempo. Avrebbe immaginato di diventare famosa?

«No. Le combinazioni nella vita sono fondamentali: senza X Factor non avrei mai fatto la tv».

E com’è successo?

«Mi ha chiamata la Sony, avevano fatto il mio nome a Gori. Ho fatto i provini e mi ha scelta. Non avevo mai pensato di fare televisione».

Si può dire che X Factor sia nato con lei…

«Bisogna dire la verità: Simona Ventura è stata il fulcro di X Factor, non bisogna dimenticarlo. Se non ci fosse stata lei, a me e Morgan non ci conosceva nessuno. A me nemmeno la mia vicina di casa. Senza di lei chi cazzo l’avrebbe visto?».

Lei pensa che i talent abbiano migliorato o peggiorato la musica?

«Nessuna delle due: il mondo della musica andava in quel senso. Non ci sono più soldi. Anche se, bisogna ricordarsi che il lavoro duro batte il talento se il talento non lavora duro. E poi…».

Dica…

«Ci vogliono tempo e soldi da investire prima che un artista venga fuori. E con il talent i tempi si sono accorciati. Questo permette di investire molto meno. La musica è stata superata dal telefonino: l’aggregazione ormai la fa lo smartphone. Negli anni ’70 la faceva la musica. Ora Internet ha cambiato gli interessi delle persone e la musica è diventata un sottofondo. E poi l’uso gratuito della musica non ha più fornito alle multinazionali il fieno da poter investire sugli emergenti».

E così non c’è il rischio che i talent sfornino meteore?

«Dal talent sono usciti artisti come Mengoni e Noemi, per dire. Alcuni poi, una volta fuori, non sono abbastanza forti. Ma quanti sono usciti da Un disco per l’estate o da Sanremo e poi sono spariti… La verità?».

Per favore…

«La musica è passata di moda».

E forse si è anche un po’ appiattita?

«Basta vedere Castrocaro: cantano ancora le canzoni di 40 anni fa. Bisogna tornare a cercare il successo, capire che meccanismi ha».

E che meccanismi ha?

«Devi raccontare una storia che interessa a tutti e che sia sintetica, sennò alla quarta frase che non capisco ti mando affanculo. “Fiori rosa, fiori di pesco, c’eri tu ho un anno di più”: eccolo qui. È come un film la canzone. Solo che un film dura un’ora e mezza e una canzone tre minuti».

Perciò il rap funziona?

«Esatto: perché è una storia. Dall’inizio alla fine. Ed è una contestazione».

Ma chi, come Fedez ad esempio, contesta e poi però va a fare X Factor che è cuore del sistema?

«Sono scelte personali. Può darsi che voglia entrare nel sistema per romperlo. Non lo so, diciamo che i rapper dicono quello che altri non osano».

Un po’ come facevano punk e rock?

«Il rock è nato in un periodo in cui l’appartenenza a una categoria sociale era forte, oggi non c’è più quel senso di appartenenza. È tutto più fluido».

Una domanda secca: le piace Renzi?

«Mi è piaciuto all’inizio, ora lo trovo un po’ acquoso anche lui, non capisco dove vada».

Tra poco ci sarà il referendum per il cambiamento o meno della nostra Costituzione. Ha un’idea di come voterà?

«Mi sto documentando, ma non è semplice. Non dimentico che la Costituzione è nata in un periodo ben diverso, avevamo perso la guerra, non è stato facile per il povero De Gaperi presentarsi al tavolo di Parigi a parlare di un Paese che era stato alleato coi tedeschi e aveva fatto la pace con gli americani: non scordiamoci da dove siamo partiti. Può essere che la Costituzione debba essere cambiata, quindi. Bisogna farlo nel modo giusto, però».

È più per il sì, quindi?

«Essere contro è sempre più facile. A proporre siamo capaci tutti, il problema poi è agire per cambiare».

A proposito di cambiamento, lei conosce bene la Rai: cosa pensa di Campo Dall’Orto?

«La Rai è un sistema politico che ha sempre funzionato così. Prima non ce ne accorgevamo perché c’erano un piatto di minestra, primo e secondo per tutti. Non è cambiato niente».

Ha lavorato alla Phonit Cetra, che era pubblica…

«Dall’83 all’86: era della Rai».

Ha subito pressioni?

«Moltissime, ma a me non fregava: al limite mi licenziavano. Sa chi era coraggioso?».

Chi?

«Gianni Ravera, direttore artistico di Sanremo, il più bravo che ci sia stato. Lui ha portato Vasco Rossi al Festival. Zucchero e Alice sono le sue più grandi novità. Conosceva il successo, lo riconosceva».

Ora non si rischia più?

«Stanno tutti nelle linee per navigare a vista. Come gli stronzi: galleggiano».

Sarà per questo che anche i talk vanno male?

«Non li guardo, mi annoiano perché son sempre la stessa menata e non si arriva a una soluzione».

Non ci sono donne alla conduzione di talk e programmi in prima serata…

«Gruber è molto brava. E poi è di Cairo. Lui è bello svelto».

Se le offrissero un posto in politica, accetterebbe?

«La politica è una cosa seria. Non me la sentirei. In radio, alla Giungla ne parlo, ma in modo semplice e accessibile».

Molti talk e poco intrattenimento di qualità, alla Arbore per dire. Perché?

«Forse perché far ridere è poco colto e oggi vogliono tutti essere colti. Ma l’unico modo per uscire un po’ dalla realtà della nostra vita sa qual è?»

No…

«Prenderla per il culo».

Sa sempre cosa dire, è simpatica a tutti: adulti e adolescenti. Come fa?

«Non lo so, non capisco come possa apprezzarmi un ragazzino di 17 anni. Dovrei stargli sui coglioni, secondo logica».

Ha una dote…

«Lo definirei più un colpo di culo: è una dotazione che mi hanno dato. Diciamo che ce l’ho di serie»

 

(Nella foto Mara Maionchi)