Pubblicato il 24/09/2016, 14:09 | Scritto da La Redazione

Fabio Fazio: «Da Rischiatutto alla tv del futuro l’importante è sperimentare»

Fabio Fazio: «Da Rischiatutto alla tv del futuro l’importante è sperimentare»
Domani su RaiTre la nuova stagione di Che tempo che fa. Poi la sfida Rischiatutto. La lunga intervista del conduttore a Silvia Fumarola su Repubblica.

«X Factor insegna. La tv del futuro può sperimentare»

 

 

Rassegna Stampa: La Repubblica, pagina 64, di Silvia Fumarola

 

R2/ Intervista a Fazio

“Da Rischiatutto alla tv del futuro l’importante è sperimentare”

 

Domani su RaiTre nuova stagione di “Che tempo che fa”. Poi la sfida “Rischiatutto”

Conferme, piccole rivoluzioni e una certezza: “Dobbiamo cambiare linguaggio”

“X Factor insegna. La tv del futuro può sperimentare”

 

ROMA Fabio Fazio lo ripete come un mantra: «È cambiato tutto, oggi la sfida è fare una tv contemporanea. Ho la fortuna di avere due bambini, non hanno ancora chiaro che la tv si vede allo stesso momento dappertutto perché sono loro a scegliere l’orario: nel televisore ci guardano i filmini delle vacanze o un programma, ma non considerano la numerazione dei canali e l’ora. Sono idee superate che appartengono, ahimè, a un’altra generazione: la mia». Domani torna su RaiTre alle 20 insieme a Luciana Littizzetto con la nuova edizione di Che tempo che fa (ospiti il campione olimpico Michael Phelps, la “signora delle comete” Amalia Ercoli-Finzi, ingegnere aerospaziale che ha lavorato alla missione ESA Rosetta, la prima sonda che abbia mai raggiunto una cometa, la cantante Laura Pergolizzi in arte LP), seguita da Fuoritempochefa ( con, tra gli altri, Frassica, Banfi, Fedez, J-Ax ) fino alle 22.45. Di fatto la prima serata della domenica della terza rete è targata Fazio. Da giovedì su RaiTre parte la striscia Quasi quasi Rischiatutto-Prova pulsante con i provini dei concorrenti, poi dal 27 ottobre andrà in onda il quiz in prima serata.

Fazio, sarà un anno impegnativo, non si può lamentare.

«Sono pieno di entusiasmo, Che tempo che fa è una sfida doppia. Ha debuttato nel 2003 e andava trasformato: la tv sta vivendo una frammentazione dovuta non solo all’offerta ma a un modo di fruizione diverso. Assume sempre più importanza il contenuto, a prescindere dall’ora in cui lo vedi».

Spesso l’offerta della tv generalista è scadente, e col digitale terrestre c’è più scelta.

«Ormai gli ascolti delle “altre tv” sono passati dal 30 al 50 per cento di share. Poi, certo, ci sono i momenti speciali: Sanremo, le grandi partite di calcio, Rischiatutto; eventi emozionali non programmi seriali che fanno gli ascolti di una volta. Ma non si può vivere di eventi e di racconti. Il tema vero è il linguaggio, che deve essere contemporaneo».

RaiTre, a parte “Chi l’ha visto?” e pochi titoli, ha perso ascolti: è preoccupato?

«Oggi è difficile che ci sia l’affezione a un canale. Uno si va a cercare la trasmissione dov’è, sono i marchi a chiamare il pubblico e in questo senso è un ritorno all’antico».

Appunto, sempre stato così: oggi che succede?

«C’è una trasversalità per cui le reti hanno perso un po’ la loro identità. RaiTre è la più caratterizzata ed è anche quella che negli anni ha sperimentato».

Cambiare per forza a volte non paga, non trova?

«Finita la competizione, senza Berlusconi, è diventato complicatissimo fare programmi con la politica centrale. Da qui la crisi dei talk. Parlando di me, avevo capito da un po’ che con Che tempo che fa c’era un problema. All’inizio eravamo gli unici a fare l’intervista one to one, oggi guardi quante ce ne sono. Allora penso sia meglio farne una e poi diluire il programma, portando gli ospiti al tavolo. È una formula pop che mi piace molto, mi permette d’improvvisare, nasce dalle chiacchiere della tv di Arbore che era formidabile».

Se dovesse dare un consiglio al direttore di RaiTre, Daria Bignardi che le direbbe?

«L’unico consiglio è di non ascoltare nessun conduttore, il direttore di rete è il lavoro peggiore che possa capitare di fare».

Guardi che c’è di peggio. Come vede la nuova Rai?

«Non sono preoccupato per la Rai, ma per me. Mi sembra un’opportunità per i vertici quella di poter offrire al servizio pubblico la contemporaneità, che significa occuparsi del prodotto, fare al meglio e prima possibile le cose. La nuova dirigenza ha una grande occasione e spero che la sfrutti fino in fondo».

Belle parole, per ora si è visto poco.

«Essendo la Rai il posto più complicato dell’universo, è difficile. Ma stavolta è fondamentale». Domenica riparte da Phelps, due anni fa aveva ospitato il presidente del Consiglio Matteo Renzi. Punta meno sulla politica?

«Fare due volte la stessa cosa è poco utile, ma mi auguro che il premier venga presto. Però posso già dire che verrà Serena Williams».

Gli ascolti la preoccupano o no?

«Non è pensabile che un programma seriale – faccio Che tempo che fa da 14 anni – dia gli stessi risultati. Adesso mi piacerebbe stare sopra la media della rete».

“Rischiatutto” su RaiUno è stato un successo.

«Più che fare il 30 per cento, non so cosa avrei potuto fare… Ci ho lavorato anni grazie a Daniela Bongiorno. È stato un percorso faticoso, una scommessa, come salire su un’auto d’epoca. Il pubblico si è appassionato, e c’era il valore fortissimo dell’affezione a Mike».

Pare che un po’ di cattiveria in tv ci voglia, fa venire l’ansia ai concorrenti?

«C’è già il signor No… Però anche nella nostra “Prova pulsante” ci divertiamo. C’è chi porta la vita di Dante Alighieri e scopri che è andato una volta in via Dante, arriva “il massimo conoscitore di cinematografia” ed è uno che va semplicemente al cinema. Gli esperti in certi casi aiutano molto, la gente s’imbarazza, sono venuti Paolo Sorrentino, Paolo Mieli, Assante e Castaldo».

Che tipo di Italia viene fuori dai concorrenti di “Rischiatutto”?

«Alcuni conoscono solo la loro materia. Il campione che piace a noi studia filosofia, traduce dal tedesco e porta come argomento la Juventus, coniuga l’alto e il basso. Comunque sarà interessante vedere il documentario affidato a Daniele Luchetti e agli studenti del Centro sperimentale, che stanno seguendo i concorrenti che prenderemo o non prenderemo. Sono quattro puntate di 40 minuti che andranno in onda il sabato su RaiTre fino al 27 ottobre. Un viaggio nell’Italia del Rischiatutto».

Spiegava l’importanza della tv contemporanea: ha visto “X factor”?

«È molto bello. Quando dico “contemporaneo” penso a quella cosa lì. Manuel Agnelli è simpaticissimo nella vita e funziona nel gioco di ruolo del talent. Fa bene perché svolge una funzione pedagogica, oggi tutti pensano di essere talenti. Lui li stronca e quelli pensano: “Perché mi insulta’?”. Come ho trovato strepitoso il documentario sulla vita dei ricchi la rappresentazione che viene fuori è perfetta, uno spaccato di vita».

Le sembrava un prodotto da servizio pubblico?

«Mandare in onda una cosa non è un’adesione, secondo me quel fenomeno era interessante».

 

(Nella foto, Fabio Fazio)