Pubblicato il 11/09/2016, 19:31 | Scritto da Gabriele Gambini

Christian Kang Bachini: in Undergames sono un Costantino della Gherardesca action

Christian Kang Bachini: in Undergames sono un Costantino della Gherardesca action
L'ex concorrente di Pechino Express, star dei film d'azione in Cina, è tornato in Italia per condurre "Undergames" su DeAKids: un adventure game con sfide micidiali per un pubblico di pre-adolescenti, ogni sabato e domenica alle 11.

Dice l’attore e regista: “Da anni vivo e lavoro in Cina, l’Italia non mi manca: spero però di esportare i film di arti marziali orientali nel mercato occidentale”

Come Costantino della Gherardesca a Pechino Express, ma in una versione “action”, per un target di ragazzi. Come Jackie Chan in occidente, ma al contrario, lui ha fatto la sua fortuna da maestro di arti marziali in Cina, grazie al cinema orientale. Christian “Kang” Bachini, ex concorrente dell’adventure game di Rai2, ha debuttato su DeAkids (canale 601 Sky) dal 10 settembre alle 11, ogni sabato e domenica con Undergames (prodotto da Libero Produzione Televisive, in collaborazione con Trentino Film Commission). Tre squadre di ragazzi si confrontano in prove di intelligenza, forza, coraggio, armati di tablet e telecamere go pro, ripercorrendo diverse epoche storiche. A Bachini, coadiuvato da Massimiliano Loizzi del Terzo Segreto di Satira, il compito di guidarli nelle missioni, forte di un primato: è il primo attore occidentale ad aver raggiunto lo status di protagonista negli action movie cinesi. È coreografo, regista, ha un suo personale team di stuntmen. Potrebbe discutere a quattr’occhi con Bruce Lee e cavarsela meglio di Steven Seagal e Chuck Norris. Ci presenta Undergames e racconta la sua carriera attraverso concatenazioni argomentative.

U come Undergames: «Tre squadre di ragazzini, i Matrix, gli Explorers e gli SkyBlazers, formate da coppie diverse per caratteristiche e attitudine. Un gioco/avventura ambientato in svariate epoche storiche. Sembra un bellissimo viaggio nel tempo, inedito per montaggio e caratteristiche. Abbiamo girato in Trentino, in mezzo a castelli suggestivi. Sono un appassionato di film come Ritorno al Futuro, ma anche di quelli di Orson Welles, mi sono divertito a ricreare un salto temporale in chiave action».

C come Concorrenti ma anche come Christian: «Tra percorsi a ostacoli in mezzo alle rocce, sfide acquatiche e test, i ragazzi non si sono risparmiati. Mi è rimasto impresso un ragazzino che si chiama come me, Christian, e come me sfoggia una capigliatura con cresta caratteristica. Nonostante si fosse infortunato, si è cimentato in una prova acquatica con tutta l’incoscienza e l’innocenza della sua età. Senza paura, ha concluso la gara a testa alta, rappresentando al meglio lo spirito della competizione».

F come Femmine contro Maschi: «I concorrenti delle squadre erano sia maschi, sia femmine. Se i primi affrontavano le prove con coraggio, ma anche con una buona dose di serenità, guidati più dalla curiosità che dallo spirito competitivo, le ragazze avevano una grinta incredibile: volevano vincere a tutti i costi».

P come Pechino Express: «Apparentemente Undergames ricorda Pechino Express. Io sono una sorta di Costantino della Gherardesca dei piccoli, in versione action. In realtà è una similitudine solo esteriore. Pechino, per narrazione e montaggio, è un documentario on the road, il gioco è un pretesto per raccontare un viaggio. Undergames somiglia invece a un’avventura cinematografica, ci sono tanti slow motion, la confezione è molto filmica, la componente da reality show è affievolita, a vantaggio dell’impatto scenico. Una specie di film di formazione che aiuta i ragazzi a scoprire valori come la coesione di squadra, e a sviluppare lo spirito d’avventura».

P come Pechino Express parte 2: «Della mia esperienza a Pechino Express nella coppia degli #espatriati, ricordo ogni dettaglio. Mi è rimasto impresso il contatto umano con le persone incontrate durante il viaggio. Soprattutto con chi ci ha aiutato, offrendoci ospitalità e passaggi in auto. Nel programma, se non ci fossero gli abitanti dei territori esplorati disposti ad aiutarti, non si resisterebbe neanche un giorno».

C come Cina: «Premessa: si vive bene in qualsiasi posto in cui ci si senta realizzati come persone e come professionisti. In Cina sto benissimo. Da sette anni vivo a Shanghai. L’estremo oriente ti trasmette serenità e rilassatezza. I problemi degli occidentali, su tutti lo stress nell’affrontare i piccoli dettagli del quotidiano, non esistono. È un Paese con molte contraddizioni, e devi essere disposto ad accettarlo così com’è. Ma l’Italia, oggi, non mi manca più di tanto. Soprattutto sul piano lavorativo: vista la situazione del cinema italiano, mi tengo strette le sfide stimolanti di quello cinese».

I come Italia: «Quando penso a qualcosa dell’Italia che mi porto nel cuore, mi vengono in mente la mia famiglia, gli amici, e i paesaggi: il colpo d’occhio delle terre toscane, a Shanghai ce lo scordiamo. Per raggiungere un territorio montuoso o lacustre, qui bisogna percorrere centinaia di chilometri in macchina. Forse è questo l’aspetto che mi manca da quando vivo in Cina».

S come Straniero: «Durante i miei primi due anni in Cina ho sofferto il confronto culturale: ero un occidentale che tentava di far strada nel cinema cinese. Oggi sono inserito perfettamente in questa realtà. Vivere nella terra degli action movie marziali, essere riconosciuto come attore protagonista e collaborare con tanti progetti, è una sensazione impagabile».

A come Arti Marziali: «Da piccolo ero un fan dei film d’azione: i poliziotteschi all’italiana anni ’70, Clint Eastwood ne L’ispettore Callaghan, Arnold Schwarzenegger con le sue battute micidiali che stemperavano la tensione dello scontro fisico. Fino a quando non mi sono imbattuto in un film di Jackie Chan, che univa le componenti dell’azione occidentale alla coreografia spettacolare delle arti marziali. Fu una folgorazione. Decisi di diventare come lui e mi misi alla ricerca di una palestra. Cominciai con Judo e Karate, arti giapponesi, poi optai per gli stili di Kung Fu cinese, con il loro grado irraggiungibile di evoluzioni funamboliche».

S come Schwarzy: «Commando, con Schwarzenegger, è l’emblema dei film “spaccaculi” (sic) anni ’80, un mix di azione pura e ironia, un cult. Quando sono sul set, non dimentico quegli aspetti di divertimento grezzo e coinvolgente».

E come Eroe: «Fare cinema in Cina significa accettarne l’approccio sanguigno e autentico. L’azione, la cappa e spada, è una componente essenziale dei loro film, anche delle commedie, e la sviscerano in sceneggiature che non si basano solo su calcoli produttivi. I filmaker investono con il cuore e con l’istinto in storie capaci di appassionare il pubblico, come accadeva in occidente negli anni ’70 e ’80».

E come Effetti Speciali: «In oriente, la computer grafica non è quasi mai utilizzata, eccezion fatta per i grandi blockbuster che, a parer mio, non sono nemmeno tra i prodotti migliori del cinema cinese. Le scene d’azione sono autentiche dall’inizio alla fine, con stuntmen, gran dispendio di mezzi e uomini. Se il pubblico vede una scena in cui una macchina si sfascia, significa che sul set si è sfasciata davvero. A volte, per girare una scena convincente, si possono impiegare diverse settimane. Ciò aggiunge ingredienti veristici di sicura efficacia, tecnicamente perfetti, a differenza dell’artificialità occidentale. Il pubblico apprezza».

T come Tempi: «Mi è capitato di lavorare sul set anche per 15, 16 ore di fila. Questo è il rovescio della medaglia nelle produzioni orientali: pochi fronzoli formali, lavoro duro senza risparmio di tempo e fatica. Ci ho fatto l’abitudine, soprattutto oggi, essendo diventato anche regista e sceneggiatore».

B come Bud Spencer: «Sto pensando a una sceneggiatura che possa far da tributo alla grande epopea dei film di Bud&Terence. Mi piacerebbe realizzare un progetto esportabile al di fuori del mercato orientale».

O come Occidente: «A parte i thriller coreani, abbastanza conosciuti in occidente, il cinema marziale orientale non è molto noto in Italia e in Europa. Vorrei collaborare in co-produzioni Italia-Cina per diffonderlo. Molto dipenderà dalla volontà dei produttori italiani, dalla loro capacità di coglierne caratteristiche d’intrattenimento e prerogative. Di certo sarebbe stimolante, tramite queste idee, riportare in auge la grande tradizione degli action-movie all’italiana».

R come Romanzi: «Oltre a diverse sceneggiature, ho appena terminato un romanzo di genere, ispirato alle ambientazioni di Stephen King e di Clive Barker: prevedo di pubblicarlo in inglese, perché è dedicato all’editoria occidentale. Poi potrebbe essere tradotto in cinese e perché no, potrebbe diventare un film. Incrociamo le dita».

 

Gabriele Gambini

 

(Nella foto Christian Bachini)