Pubblicato il 07/08/2016, 16:00 | Scritto da Francesco Sarchi

Stipendi d’oro, la Rai: tetto di 250 mila euro

Stipendi d’oro, la Rai: tetto di 250 mila euro
Dopo la bagarre sui direttori tg, Campo Dall'Orto e Cda preparano le contromosse. Gli incarichi di direzione rinnovabili solo una volta. Il pressing del governo. Così Marco Castoro su "Il Messaggero".

Rassegna Stampa, Il Messaggero, Pag. 8, di M. Castoro

Stipendi d’oro, la Rai: tetto di 250 mila euro

Dopo la bagarre sui direttori tg, Campo Dall’Orto e Cda preparano le contromosse. Gli incarichi di direzione rinnovabili solo una volta. Il pressing del governo.

LA TV PUBBLICA ROMA Dopo la bufera dell’ultimo mese, su stipendi d’oro e nomine, alla Rai c’è una parola d’ordine: autoregolamentazione. Un codice di norme che al più presto il governo si aspetta di vedere applicato dal direttore generale e dal consiglio di amministrazione di Viale Mazzini. Fin dalle prossime sedute di settembre i consiglieri sono pronti e compatti a mettere un tetto agli stipendi, così come ha promesso Antonio Campo Dall’Orto che ha già messo al lavoro una struttura. L’autoregolamentazione serve anche a spegnere le polemiche divampate al termine di un’operazione trasparenza, gestita in verità in maniera non proprio impeccabile. A cominciare dalla scoperta che i nuovi dirigenti sono stati assunti con un contratto a tempo indeterminato, e non a tempo come si era detto all’inizio, tanto che lo stesso Renzi aveva elogiato il metodo del nuovo corso. Per non parlare poi degli stipendi d’oro (pubblicati online negli stessi giorni in cui gli utenti si trovano l’addebito del canone in bolletta elettrica) e delle ultime nomine di direttori che hanno scatenato un putiferio politico per la rimozione di Bianca Berlinguer e per gli effetti collaterali (citazione di Enrico Mentana) che hanno coinvolto Marcello Masi e Flavio Mucciante, due direttori che hanno recuperato ascolti rispettivamente al Tg2 e a Radio1, superando a gonfie vele gli scogli della digitalizzazione e della raccolta pubblicitaria (boom per laradio). IL LIMITE I consiglieri Franco Siddi e Arturo Diaconale hanno già presentato proposte in cda sulla necessità di abbassare il tetto dei compensi. Laddove sia possibile e non ci siano motivazioni (e sentenze)diventate legittime nel tempo e quindi intoccabili. Si pensa a un tetto di 250 mila annuo (nel resto della pa è di 240 mila), con un’indennità in più del 20% per chi dovesse avere un contratto a tempo determinato. Con incarichi di direzione rinnovabili al massimo per una sola volta, salvo deroghe. Deroghe che permetterebbero di sforare il tetto solo ai manager con compiti di rilevanza strategica come il dg, il direttore finanziario, il capo del personale. Ogni incarico deve avere un limite massimo di stipendio. Inoltre si cercherà di applicare le regole anche ai dirigenti che raggiungono la direzione, come accade per i giornalisti. Una volta terminato il mandato gli interni possono tornare a svolgere le vecchie mansioni con conseguente ritorno al compenso precedente, in modo da evitare che a ogni giro di valzer la Rai debba continuare a pagare stipendi maggiorati anche a chi non esercita più il ruolo. I NODI Comunque il governo, a cominciare dal sottosegretario con delega alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, non perde occasione per ribadire i troppi punti ancora in sospeso. Come i piani industriale ed editoriale, illustrati e approvati senza entrare nei dettagli. Si è detto di puntare sul servizio pubblico, ma in realtà i nuovi palinsesti non è che presentino grandi innovazioni rispetto al passato (anzi il passato è ben presente con il ritorno di Baudo, Cuccarini, Parisi, Lerner, Santoro e altri). Il canale in lingua inglese è ancora nel libro dei sogni. Così come si continua a fare poco per incrementare i ricavati dal mercato estero. Possibile che non si riesca a fare cassa con tutte le fiction prodotte? Recentemente Giacomelli ha scosso il cda. Secondo il sottosegretario la nuova legge non frena le competenze dei consiglieri. Anzi. «L’ad ha sì il potere di assumere le decisioni che ritiene utili ha ricordato Giacomelli ma sempre nell’ambito delle direttive fissate dal cda». Il sottosegretario ha chiesto se tra i criteri che il cda ha dato all’ad ci fossero la preventiva valorizzazione delle professionalità interne, un limite nel numero di esterni, la possibilità di collaborazioni con professionisti in pensione. E c’erano parametri per le retribuzioni? «O i criteri dati dal cda non sono stati rispettati da Campo Dall’Orto ha sottolineato Giacomelli oppure l’amministratore delegato ha operato entro i criteri fissati dal cda. Ma se è così perché oggi si innesta la marcia indietro dell’autoregolamentazione?».

Marco Castoro

Polemica sulla Vigilanza Fico: non potevo impedire le nomine

«Se avessi portato alle estreme conseguenze il ragionamento, forzando le regole, avrei realizzato un’ingerenza inaccettabile della politica nelle scelte aziendali». Così il presidente M5S della Vigilanza Fico, in una lettera a Repubblica, si difende dall’accusa di non aver fatto niente per contrastare le nomine Rai. «La sua autodifesa fa acqua da tutte le parti», dice il dem Fornaro. «I grillini sono inadeguati, incapaci e complici al tempo stesso», gli fa eco l’azzurro Gasparri.

(Nella foto la sede Rai di Viale Mazzini)