Pubblicato il 31/07/2016, 12:05 | Scritto da La Redazione

Rai: nomine interne per i direttori dei telegiornali

Rai, nomine tg quasi pronte. I nuovi direttori solo interni

 

Rassegna stampa: Il Messaggero, pagina 11, di Alberto Gentili.

Campo Dall’Orto scioglie l’ultimo nodo. In queste ore le scelte, mercoledì il Cda vota. Al Tg1 resterà Orfeo, Ida Colucci al Tg2. Per la guida del Tg3 c’è l’ipotesi Mannoni.

Ora dopo ora si affina il piano di Antonio Campo Dall’Orto. Stabilito, con la benedizione di palazzo Chigi, di tirare dritto infischiandosene del fuoco di sbarramento scatenato da grillini, forzisti e ribelli dem, il direttore generale della Rai ha sciolto l’ultimo nodo. Le nomine che mercoledì rivoluzioneranno i vertici dei tiggì saranno riservate esclusivamente a giornalisti interni. Niente new entry. A questa decisione il dg è arrivato per tappe. La prima è stata accogliere l’appello dei piddini Francesco Verducci e Michele Anzaldi di procedere all’infornata di nomine solo contestualmente alla definizione del piano editoriale per «la nuova proposta informativa». E questo in modo da dribblare (per quanto possibile) l’accusa di voler procedere a «epurazioni» e «lottizzazioni di marca renziana» in vista del referendum costituzionale.

La seconda, che sta delineandosi nei dettagli in queste ore, è allargare la partita a gran parte delle testate giornalistiche. Dunque, non solo Tg1, Tg2 e Tg3, ma anche RadioRai, Tgr e RaiParlamento: altro modo per dimostrare che nel mirino non c’è solo Bianca Berlinguer, come ha denunciato il presidente della Vigilanza Roberto Fico «perché schierata con il no al referendum». Ma «che il piano di riassetto risponde», ha spiegato Campo Dall’Orto venerdì ai consiglieri di maggioranza del Cda, «alle esigenze del nuovo piano editoriale e dunque coinvolge necessariamente l’intera proposta informativa dell’azienda».

L’ULTIMA SCELTA Ed ecco la terza tappa: esterni sì, esterni no. In un primo momento il dg aveva pensato di pescare al di fuori della Rai due donne, la direttrice di Sky Tg24 Sarah Varetto e la conduttrice del Tg de La7 Gaia Tortora. Ma sia il Pd con Anzaldi, sia il sindacato interno, sia qualche consigliere di maggioranza, hanno suggerito a Campo Dall’Orto di puntare esclusivamente sui giornalisti interni. E il dg, memore delle polemiche scatenate dalla pubblicazione degli stipendi d’oro e dalla decisione del suo braccio operativo per l’informazione, Carlo Verdelli, di ricorrere ad esterni, ha deciso di dare ascolto ad Anzaldi & C. «In questo modo», dicono a decisione presa a Viale Mazzini, «si risparmierà, si eviterà la rivolta dei giornalisti Rai, si premieranno le professionalità interne». Definito anche questo passaggio, Campo Dall’Orto forte dell’autonomia che gli garantisce la nuova legge e del sostegno della maggioranza del Cda sta mettendo ordine tra le varie caselle. Ebbene, cadute le candidature delle esterne Varetto e Tortora, alla direzione del Tg2 è data per certa l’attuale vicedirettrice Ida Colucci apprezzata sia da Forza Italia che da palazzo Chigi. E mentre alla guida del Tg1 è praticamente sicura la conferma di Mario Orfeo, dalla stanza di Campo Dall’Orto non escono nomi per il Tg3: «Di sicuro c’è solo che al posto della Berlinguer non andrà Antonio Di Bella. L’idea di unificare il tiggì di Rai 3 e Rainews24, di cui Di Bella resterà direttore, è infatti caduta».

In corsa resta così Maurizio Mannoni, più un outsider. Sempre per Rai 3 è prevista la nomina di Stefano Coletta a RaiCultura. In via di definizione in vista di domani, quando i curriculum dei candidati dovranno essere presentati al Cda per poi procedere mercoledì alla riunione decisiva, le altre posizioni. Ad esempio Vincenzo Morgante, direttore della Tgr, dovrebbe passare a RaiParlamento al posto di Gianni Scipioni Rossi alla guida di RaiParlamento. Impegnato com’è a disegnare un organigramma decisamente complesso, raccontano che Campo Dall’Orto non si prenda neppure l’incomodo di leggere le dichiarazioni «verbose» e «rabbiose» (così le definiscono a Viale Mazzini) di grillini, forzisti, ribelli dem e leghisti. Ieri il più duro è stato che, come avevano fatto il giorno prima tutti i partiti tranne il Pd, ha invocato la «convocazione immediata in commissione di Vigilanza dell’intero Cda». «Possono strillare quanto vogliono», dicono a Viale Mazzini, «noi si va avanti». Spiegazione: «La Vigilanza si è già riunita due volte in settimana e non ce ne sarà un’altra prima di mercoledì. Domani presentiamo i curriculum dei candidati e mercoledì si vota. È tutto chiuso, manca da sistemare soltanto qualche virgola…».

IL NODO-BERLINGUER Con due problemi. Il primo: nel Cda monta il malumore per il fatto che ritarda il piano editoriale. «E un passo così importante non si può compiere a scatola chiusa», avverte un consigliere di maggioranza. Il secondo: per mettere la sordina alle polemiche, Campo Dall’Orto sta cercando una «sistemazione onorevole» per la Berlinguer e le ha proposto la conduzione di una striscia d’informazione prima del Tg3 delle 19. Risposta della direttrice: «Sarebbe un danno per me e per la Rete, a quell’ora è impossibile fare ascolti. Meglio la sera». Il dg riflette.

 

(Nella foto Antonio Campo Dall’Orto)