Pubblicato il 26/07/2016, 19:04 | Scritto da Gabriele Gambini

Alessia Reato: Il sogno sarebbe tornare a Striscia da conduttrice

Alessia Reato: “Non sopporto quando mi danno della raccomandata, o quando mi etichettano come valletta. I miei idoli sono Alessia Marcuzzi e Michelle Hunziker”

Schedina ai tempi dei suoi esordi a Quelli che il calcio, co-conduttrice a Futbol, accanto ad Andrea Scanzi (guarda qui), ogni martedì in seconda serata su La7. Per Alessia Reato si potrebbe parlare di un cerchio che si chiude. Col pallone da calcio a far da sigillo. «Più che un cerchio che si chiude, preferisco pensare a una porta che si apre», dice lei, svelando, dietro l’allegra cordialità della conversazione, la determinazione di chi attacca a testa bassa, conscio dei propri obiettivi. «Diventare conduttrice è il mio sogno nel cassetto. Non solo perché si tratterebbe di un’evoluzione professionale, ma perché contribuirebbe ad archiviare un luogo comune tutto italiano: nel nostro Paese, spesso, se nasci valletta muori valletta, le etichettature sono un’incombenza molto difficile da scrollarsi di dosso».

Col calcio ormai ha una certa familiarità.

Ai tempi in cui facevo la Schedina, ero molto giovane. Il mio era un ruolo marginale, pura gavetta. A Futbol ritrovo il pallone, argomento abbastanza familiare, e cerco di viverlo in maniera partecipe, trattandolo dal punto di vista della leggerezza e del disimpegno.

Si considera un’esperta in materia o ha dovuto studiare molto per essere all’altezza?

Non mi sentirete mai parlare di tecnicismi sportivi. Non sono un’esperta di calcio e non punto a diventare la futura Ilaria D’Amico. Leggo però i quotidiani tutti i giorni, Gazzetta dello Sport soprattutto, e apprezzo la galanteria di Andrea Scanzi nel mettermi a mio agio: non mi ha mai messa in difficoltà, il nostro è un gioco delle parti ben rodato.

Si offende se le danno della valletta, in virtù delle sue doti estetiche?

In Italia si dice che quando parti valletta, lo rimani per tutta la vita. Le etichette pesano. In questo caso il mio ruolo è diverso e, sogni nel cassetto alla mano, dico, estremizzando: preferisco essere un cesso parlante, piuttosto che una bellona muta (ride, ndr). Senza avventurarmi in argomenti che non so trattare, beninteso.

La critica ricevuta che più le dà fastidio?

Quando dicono che sono raccomandata. Ci rimango malissimo perché non è vero. Sto affrontando il mio percorso con tappe, senza strafare. Cercando di crescere e di imparare.

Valletta no, velina rimasta nell’immaginario di Striscia, sì.

Vincere nella trasmissione Veline è una delle emozioni di inizio carriera che mi sono rimaste dentro. Così come quando Antonio Ricci mi ha chiamata per condurre Paperissima Sprint. Un attestato di fiducia e di stima.

Che cosa può raccontare, di Antonio Ricci?

Professionalmente parlando lo considero un papà. Parla poco, ma le sue parole si pesano. Cercava un volto pulito, dai tratti familiari e semplici. Sono felice che abbia visto in me tutto questo.

Che cosa le ha insegnato?

Testa bassa e lavorare, non cedere alle sirene facili.

Volto pulito che non si è risparmiato quando si è messa in gioco all’Isola dei Famosi. Lo rifarebbe?

La rifarei senza esitazioni. L’esperienza è stata splendida, al netto delle scelte del pubblico.

Le decisioni del televoto non l’hanno convinta del tutto?

Il rischio della partecipazione a un reality come l’Isola sta nel fatto che il pubblico a casa sovrappone la visibilità all’estremizzazione di certi comportamenti. Io non ho finto di essere ciò che non sono. Ho messo davanti a tutto l’educazione, la semplicità di carattere. A volte però l’educazione viene scambiata per debolezza. Da casa può capitare che venga preferito chi si mette in mostra con scelte tattiche. Niente di male in questo, ma io non sono fatta così.

Accade la stessa cosa anche sui social. Chi si mette in mostra estremizzando forme e contenuti, cattura una bella fetta di visibilità.

Coi social a me piace raccontare il mio quotidiano. È un bel modo per mantenere il contatto con i fan. Cerco di rispondere a tutti. Del resto, l’avvicinamento garantito dai social tra il pubblico e chi fa televisione contribuisce ad abbattere tentazioni insensate di divismo.

Nessuna tentazione di divismo, ma ambizioni precise. O sogni, se vogliamo utilizzare un termine lirico.

Quando ho iniziato, i miei idoli erano Alessia Marcuzzi alla conduzione del Festivalbar e Michelle Hunziker. Ecco, potendo sognare, mi piacerebbe un giorno tornare a Striscia nelle vesti di conduttrice. Non sarebbe anche quello un cerchio che si chiude? (ride, ndr).

 

Gabriele Gambini

 

(Nella foto Alessia Reato in uno scatto di Cosimo Buccolieri)