Pubblicato il 26/07/2016, 14:32 | Scritto da La Redazione
Argomenti:

Gianluigi Paragone: Cari colleghi fate come me, mollate la Rai

Cari colleghi, fate come me mollate Rai e super stipendi

 

Rassegna stampa: Libero, pagina 6, di Gianluigi Paragone.

«In Rai ci sono persone che hanno quelle buste paga solo grazie al rapporto incestuoso con la politica. Non hanno un posto, non hanno una competenza. Hanno solo la mazzetta dei giornali, un ufficio, una pianta da annaffiare. E un megastipendio». Se non fosse che queste parole sugli stipendi dei dirigenti Rai le ha dette il presidente del Pd Matteo Orfini, cioè uno che campa da anni di politica, ci sarebbe da dire: sante parole. Ve lo dice uno che sa… Ci tornerò. È vero, dalle parti di viale Mazzini si staccano assegni retributivi davvero pesanti, alcuni dei quali ingiustificati rispetto al lavoro svolto o alle responsabilità ricoperte. Ci sono persone che non vedono palla da tempo ma incassano palanche di soldi. Ora, è difficile riuscire a capire di chi sia realmente la colpa e soprattutto perché questa pacchia non cessi mai aldilà di brevi momenti di indignazione, funzionali a nascondere questioni più spinose (i casini che genererà il canone Rai in bolletta, per esempio?). Come qualcuno sa, ho frequentato i piani alti di viale Mazzini con un contratto pesante da dirigente a tempo indeterminato.

Fui assunto per cooptazione politica, come dissi immediatamente scatenando le ire dei “compagni di cordata” a cui la verità dà fastidio. A differenza di questi compagni di cordata però me ne sono andato perché non avevo voglia di fare la fine del dinosauro ben retribuito senza fare una mazza. Quel centrodestra che lì mi mise non incassò pacificamente le bordate che lanciavo da dietro le telecamere e brigò per allontanarmi dal video. Il sistema è consolidato: io ti metto, tu rispondi e vai avanti. Non rispondi? Allora ti tolgo dal video così scompari. La schiera dei fantasmi pagati a peso d’oro è numerosa. Riepilogando: loro mi misero in video e loro… mi tolsero. Non prevedendo il mio scatto d’orgoglio. Cioè le dimissioni. Una pazzia per il mondo Rai: chi è quel pazzo che rinuncia a un contratto a tempo indeterminato da dirigente?

Qualcuno aveva anche provato a convincermi che passata la buriana poi ci sarebbe stato nuovamente spazio per me. Insomma avrei dovuto aspettare che la giostra si fermasse e quindi ripartisse con un’altra spinta. Niente da fare. Decisi di accettare l’offerta che mi arrivava da un editore concorrente, quell’Urbano Cairo nuovo proprietario de La7. Accettai la sfida: tre anni di contratto, prima serata e assoluta carta bianca. Incredibile! Infatti sono ancora qui, in questa tv che spesso e volentieri fa più servizio pubblico della Rai. E arrivo così all’ultimo aspetto che mi interessa. Quelle stesse persone che vediamo nella lista guadagnare molto bene pur non facendo nulla, avrebbero potuto accettare la sfida del mercato, abbandonando quella Rai che a loro dire non li valorizzerebbe. Preferiscono incassare piuttosto che rischiare? Lo spieghino ai cittadini che pagano il canone.

 

(Nella foto Gianluigi Paragone)